Politiche, Leonardo Donno: «Il voto al Movimento 5 Stelle è una scelta per la legalità»

Leonardo Donno
Leonardo Donno
di Matteo CAIONE
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Mercoledì 21 Settembre 2022, 05:00

Leonardo Donno, deputato uscente, segretario regionale Movimento Cinque Stelle e capolista per il Movimento alla Camera nel collegio plurinominale Puglia 04. Nucleare, rinnovabili, trivelle, gas: qual è la direzione?
«É colpa della vecchia politica che doveva pensarci vent’anni fa per avere oggi rinnovabili diffuse. In Puglia abbiamo il sole e il vento e vanno sfruttati. Crediamo nelle rinnovabili, vogliamo rendere strutturale almeno fino al 2027 il superbonus 110%, spingere sul fotovoltaico sui tetti delle case e introdurre un superbonus anche per le aziende che efficientano le loro strutture. Chi guarda indietro alle trivelle, al carbone e al nucleare, che andrebbe a regime tra più di dieci anni, non vuole il bene delle future generazioni».
 

Ora però il gas è strategico, c’è una “guerra mondiale” anche su questo. Sul Tap gli avversari vi contestano una giravolta.
«Nessuna giravolta: la nostra posizione è quella di sempre e i fatti ci danno ragione. Eravamo e siamo contrari. Non vedo i benefici che sbandieravano Berlusconi, Salvini, Meloni, Bellanova e Renzi e tanti altri anche nel Pd in merito un’opera ritenuta strategica. Non mi risulta che sia servita ad abbassare le bollette».
 

Imprese e famiglie sono al collasso per il caro energia. Cosa fare?
«Draghi dovrebbe dimostrare lo stesso coraggio che ha avuto il presidente Conte nella pandemia con uno scostamento di bilancio concreto per dare aiuti veri a famiglie e imprese. Lo chiediamo da novembre ma il governo è riuscito a mettere in campo solo una tantum di 150 euro. È necessario poi aggredire gli extraprofitti delle aziende energetiche anche per recuperare quei 9 miliardi di euro di imposte non pagate dalle stesse aziende a causa di una norma scritta male dal governo Draghi, dal governo dei cosiddetti migliori. Per guidare un Paese non basta essere un grande tecnico, ci vuole il coraggio delle scelte». 
 

Avete però sostenuto Draghi fino a due mesi fa e siete stati forza di maggioranza e di governo in tutti e tre gli esecutivi della legislatura: azzoppare Draghi non è stato un assist al centrodestra?
«Noi non abbiamo mai sfiduciato il governo. Ci siamo però resi conto che la strategia dell’esecutivo era finalizzata a smontare le misure introdotte dal Movimento. Draghi è scappato dalle sue responsabilità: abbiamo posto questioni di merito, ma il premier ha preferito abbandonare la nave. È Draghi l’unico responsabile della caduta del suo governo. Ovviamente il centrodestra ne ha poi approfittato per andare al voto. Tra la gente mi rendo conto che la strada del centrodestra non è affatto spianata. Ci sarà un voto consapevole».
 

La corsa solitaria è un ritorno del M5S alle origini, al “soli contro tutti”?
Noi guardiamo alle cose fatte, alle promesse mantenute, non agli accordi.

L’80% del programma del 2018 è stato realizzato. Ora dobbiamo proseguire con il salario minimo a 9 euro l’ora, taglio dell’Irap alle aziende, cashback fiscale, e sottrarre la sanità dal controllo delle regioni per affidarla allo Stato. Il diritto alla salute deve essere uguale da nord a sud. Basta poi con le nomine politiche. Servono trasparenza e competenza: i direttori generali delle Asl devono essere scelti con selezioni e magari con concorsi pubblici.

Il Reddito di cittadinanza si è rivelato una misura assistenziale più che occupazionale. Come migliorarlo?
È una misura di dignità sociale che esiste in tutta Europa e in Italia grazie a noi. Le regioni sono responsabili della gestione delle politiche attive del lavoro: hanno assunto appena 4mila addetti dei 12mila previsti per i centri dell’impiego e meno della metà dei comuni italiani ha attivato i Puc. Ci sono cose da migliorare, ma regioni e comuni devono fare la loro parte e non boicottare. I due terzi dei percettori sono inabili al lavoro, ovvero bambini, disabili e anziani. Mezzo milione di beneficiari ha invece avuto un contratto di lavoro: lo dicono i dati Inps.

La questione morale resta attuale: cos’è legalità, al di là degli slogan?
In un collegio uninominale nel Salento il candidato del centrodestra paracadutato da Milano è il deputato Colucci, che ha patteggiato 1 anno e 8 mesi per la rimborsopoli in Lombardia. Anche nel centrosinistra troviamo casi del genere. Noi invece candidiamo persone che hanno combattuto mafie e corruzione, come i procuratori Scarpinato e Cafiero De Raho. A Lecce c’è il magistrato Mandoi che ha lottato contro la Scu. Parlano le scelte e la storia delle persone.

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