Politiche, Di Maio: «Sud, un piano per i giovani»

Politiche, Di Maio: «Sud, un piano per i giovani»
di Francesco G. GIOFFREDI
7 Minuti di Lettura
Lunedì 19 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 16:38

Luigi Di Maio, leader di Impegno civico: l’alleanza del Pd con il M5s non c’è più, il patto tra i dem e Calenda è durato un battito d’ali e l’asse tra Letta e sinistra-verdi suscita molti dubbi. Alla fine l’alleato del Pd più leale è proprio lei col suo movimento. Un po’ un paradosso, se pensa alla campagna del 2018? 
«Impegno Civico fa parte della coalizione progressista, l’unica che può battere la destra e quello che io chiamo il trio “sfasciaconti” Salvini-Meloni-Berlusconi. Noi di Impegno Civico abbiamo iniziato con il piede giusto e con soluzioni concrete. Ma soprattutto siamo determinati, andremo oltre il 6%. Le altre sono liste solitarie, ogni voto a Calenda o Conte è un voto che avvantaggia Meloni. È un fattore determinante quando, ad esempio, parliamo di difesa del Reddito di cittadinanza. Un voto a Impegno Civico è un voto salva-Rdc».
 

Lei spera di poter recuperare l’alleanza tra centrosinistra e M5s, dopo il voto? O sono strade destinate a non incontrarsi più? 
«Ora abbiamo un obiettivo: dare un governo stabile e solido al Paese. Gli altri si sono autoisolati. Calenda fa e disfa accordi, Conte ha fatto cadere il governo e adesso fa una campagna elettorale da finto barricadero, per giunta vantandosi dei provvedimenti firmati da me. Noi invece vogliamo dare risposte immediate, come sull’energia. Impegno Civico ha un piano in tre passaggi. Il 26 settembre subito decreto taglia-bollette, lo Stato paga fino alla fine dell’anno l’80% delle bollette di imprese e famiglie in difficoltà. La parte delle imprese si copre con 13 miliardi circa, che otteniamo dalle maggiori risorse che lo Stato incassa, ad esempio, su Iva e accise derivanti dall’inflazione. Secondo passaggio: tetto massimo al prezzo del gas in Ue. Terzo: dobbiamo azzerare l’Iva su tutti i beni alimentari, della natalità e farmaceutici. Le soluzioni ci sono e Impegno Civico ha una strategia concreta. La destra no, e rischia di portare l’Italia oltre il precipizio, bruciando i risparmi degli italiani. Del resto è già successo nel 2011».
 

Tanti punti di contatto sia col Pd che con il M5s, ma quali sono le proposte che distinguono Impegno civico dagli alleati di oggi e di ieri? 
«Abbiamo un programma costruito sulle esigenze attuali del Paese, ma con lo sguardo ai prossimi anni. C’è una visione e passa, ad esempio, per una riduzione delle tasse che sia sostenibile per lo Stato. Vogliamo infatti proseguire con la riforma dell’Irpef e per i lavoratori dipendenti e autonomi: occorre passare da quattro a tre scaglioni per fascia di reddito e abbassare ancora la percentuale. Siamo poi gli unici che propongono un salario equo, oltre che minimo, con stipendi calibrati sulla competenza che i lavoratori hanno acquisito. Sul versante sanitario occorre potenziare il servizio di medicina territoriale, assumendo altri infermieri e medici».
 

Se e come va rivisitato il Reddito di cittadinanza? Da strumento per “l’abolizione della povertà” è diventato misura contestata sotto molti aspetti: scarsa inclusione lavorativa, pochi controlli, rischio di eccesso d’assistenzialismo. 
«La legge sul Reddito porta la mia firma. Il Reddito io l’ho fatto, io lo difendo senza se e senza ma e io lo miglioro. Per fare tutto ciò, lo ribadisco, quello a Impegno Civico è l’unico voto utile. Questa misura è cruciale per dare aiuto e speranza a milioni di persone in stato di povertà. Ma anche a disabili, pensionati, inabili al lavoro. Meloni e la destra vogliono toglierlo a tutte queste categorie e noi dobbiamo impedirlo. Su ciò che non ha dato i risultati sperati, come il funzionamento dei centri per l’impiego, possiamo intervenire, prevedendo meccanismi per mettere in contatto diretto imprese e lavoratori».
 

Il Mezzogiorno è ancora una volta al bivio: il rischio di sprofondare nell’assistenzialismo è concreto. Gli strumenti finanziari per incentivare vero sviluppo ci sono: qual è la sua proposta? 
«Il 40% delle risorse del Pnrr è destinato al Sud e bisogna continuare a realizzarne i progetti. Dobbiamo poi continuare con il taglio del cuneo fiscale e aiutare i giovani a mettere su famiglia. Per loro abbiamo il cosiddetto mutuo Zac (Zero anticipo casa), cioè anticipo a tasso zero per acquistare casa. Il fondo di garanzia per la prima casa deve arrivare a coprire il 100% del valore del mutuo e l’età dei beneficiari va innalzata a 40 anni. È una misura che deve diventare strutturale e accompagnata ad un fondo statale per coprire anche la somma dell’anticipo. E poi c’è la nostra proposta di assegni di studio per i fuorisede, la messa a punto di sgravi strutturali del 50% sul costo del lavoro per chi assume gli under40, da associare a solide politiche di welfare».
 

È un rischio immaginare di rinegoziare il Pnrr? O alla luce dei mutati scenari potrebbe essere necessario qualche ritocco? Anche in questo caso: il Pnrr è un’opportunità unica per il Sud. 
«Rinegoziare il Pnrr come propongono Salvini e Meloni è quanto di più sbagliato e dannoso per l’Italia. O forse in fondo vogliono dirottare al Nord soldi già stanziati al Sud? Abbiamo rispettato ogni scadenza, così rischiano di farci perdere tempo, faccia e soldi».
 

Il prezzo del gas da calibrare, ma anche la corsa alla diversificazione dell’approvvigionamento. Le opportunità ci sarebbero: raddoppio del Tap, rigassificatori offshore, estrazioni in mare. Pentito dei tanti “no” del passato? 
«La brutale invasione russa in Ucraina ci ha messo davanti non solo a un massacro, ma anche a effetti devastanti a livello globale sull’economia e sull’energia. Inutile girarci attorno: abbiamo l’urgenza di diversificare gli approvvigionamenti di gas. La risposta dell’Italia è stata rapida. Sono andato subito in missione in Paesi come Algeria, Congo, Angola, Azerbaijan e nel giro di pochissimo abbiamo portato a casa accordi rafforzati sulle partnership energetiche. Oggi importiamo gas dalla Russia per il 15% contro il 40 di qualche mese fa. La priorità ora è garantire la sicurezza energetica. È questo il presupposto strategico del Tap, che porta in Puglia il gas azero, ma anche dei rigassificatori. Così come della produzione sostenibile di gas nazionale, utilizzando appieno gli impianti estrattivi in funzione. Attenzione però, perché per il futuro, anche prossimo, la strada è puntare con la stessa determinazione sulle rinnovabili, togliendo ogni impedimento burocratico ingiustificato».
 

Per quanto la riguarda, l’adesione al blocco europeista e atlantista non è in discussione, e in fondo è stato uno dei motivi della nascita di Impegno civico. Ritiene che il tema della collocazione internazionale del Paese sia una delle principali discriminanti di queste elezioni?
«Il fu M5s, oggi partito di Conte, riceveva endorsement dell’ambasciata russa sulla risoluzione Ucraina, in quel momento lavorava per portare l’Italia su posizioni anti-Nato. Poi insieme a Salvini e Berlusconi ha fatto cadere il governo, lasciando sprofondare il Paese nell’instabilità. A tutto questo si aggiunge Salvini che continua a dirsi contrario alle sanzioni e che assieme a Berlusconi ammicca a Putin, oltre a Meloni che fa comunella con Orban. Così la destra ci porta all’isolamento. Ci rendiamo conto tutti che la politica estera entra nelle case degli italiani: se Putin fa aumentare il prezzo del gas o se si blocca il Pnrr ci sono effetti precisi su famiglie e imprese. Per questo insisto e dico che bisogna stare in Ue e nell’alleanza euroatlantica».
 

Lei è stato spesso definito un “draghiano”, nell’ultimo anno. Dopo il voto vorrebbe vedere ancora il “metodo Draghi” al governo? Magari, di nuovo, con una maggioranza di larghe intese. 
«Adesso dobbiamo fare squadra con la coalizione progressista e vincere le elezioni.

Certo, il metodo utilizzato finora paga e lo vediamo, ad esempio, con uno strumento per cui mi sono battuto con il massimo impegno: il Patto per l’Export. Abbiamo raggiunto traguardi mai visti prima. Questi sono fatti, questo è un programma concreto da portare avanti con spirito di responsabilità e cultura di governo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA