Politiche, parla Claudio Stefanazzi: «Centrale la Puglia di Emiliano. Il Pd? Presto la tessera»

Politiche, parla Claudio Stefanazzi: «Centrale la Puglia di Emiliano. Il Pd? Presto la tessera»
di Alessandra LUPO
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Martedì 20 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18:22

Claudio Stefanazzi, capogabinetto della Regione e candidato alla Camera per il Pd nel collegio Brindisi-Lecce, lei ha vissuto questi anni da una postazione centrale, con sfumature anche in parte politiche, com’è non stare più dietro le quinte?
«Caratterialmente non sono uno che ama stare “on stage”, ma avevo anche sedimentato un pensiero che le occasioni pubbliche mi stanno consentendo di esprimere».

Qualcuno potrebbe rimproverarle di avere un vantaggio sugli avversari, visto che dal suo ruolo oggettivamente si muovono leve importanti.
«Tutto dipende da come si interpreta l’attività, io sinora ho svolto il mio ruolo in maniera ecumenica: non ho mai chiesto a un sindaco o a un’associazione per chi votassero. Ed è vero che ho avuto ruoli chiave in alcune decisioni, un po’ come è stato per un ex ministro o per un consigliere regionale però».

Anche alla luce di quello che è accaduto con Pippi Mellone, che ha preso le distanze dal civismo dichiarandosi di destra, vi trovate in una situazione di passaggio. Dopo le politiche entrerete in blocco nel Pd, traghettando quest’area verso l’interno oppure vi scinderete ancora?
«Abbiamo un enorme pezzo del popolo del civismo che viene dal Pd, compreso me. E quel pezzo rientrerà nel Pd».

Vi tessererete dunque?
«Assolutamente sì».

E gli altri?
«Enrico Letta ha definito in maniera chiara il perimetro del civismo, che è quello del centrosinistra. Che questo avvenga tutto all’interno del Pd oppure strutturando quel civismo è una cosa che vedremo. Ma oggi è importante che il perimetro si sia definito e che chi ne è fuori sia anche fuori dal nostro spazio».

Durante la composizione delle liste c’è stata molta tensione, con l’idea di una nuova “scalata” di Emiliano sul Pd pugliese. Vi sentite ospiti in queste liste dopo il feedback della base?
«Io sarò sempre grato al Pd di avermi concesso spazio. Nella fase negoziale che precede la composizione delle liste la tensione c’è sempre, accadde anche 5 anni fa. La base ha giustamente rivendicato un ruolo per il Pd e guardando le liste non mi pare che ci sia una predominanza di soggetti esterni. Che poi molti candidati abbiano un rapporto con il presidente Emiliano è vero, ma sono persone che hanno soggettività politiche e storie indiscutibili sui territori. Credo che il problema sia archiviato: la partecipazione della base è encomiabile».

Non ci sono esponenti del Pd un po’ latitanti in questa campagna elettorale?
«No, sono onesto.

Anche quelli che hanno tardato a impegnarsi, semplicemente perché la campagna elettorale è partita la settimana scorsa, ora sono tutti in campo».

Si è sentito responsabile per l’uscita dal partito di Dario Stefàno, per la delusione di Loredana Capone ma anche per la reazione di Fabiano Amati? 
«No, perché la mia nomina non è il frutto di una scelta personale ma di un fatto politico: Letta ha riconosciuto il valore del civismo e la possibilità che esprimesse un candidato. Io non vengo dalla luna e gran parte dell’elettorato conosce la mia storia all’interno del Pd». 

Quale sarà il peso della Puglia per i futuri assetti politici? 
«La Puglia sarà protagonista di quello che succederà il 26 settembre, quando si manifesterà l’ingovernabilità, soprattutto al Senato. Ho l’impressione che si tornerà a discutere di come varare la finanziaria di quest’anno, chiudere il Pnrr, fare una legge elettorale degna di questo nome. Ci sono temi importanti attorno ai quali si tenterà di creare una maggioranza. Il rapporto che Emiliano ha creato con il M5s è frutto di un’azione molto proficua che si è dispiegata in questi anni. E oggi il presidente sarebbe pronto a mediare».

È stato uno scivolone dire “votare Pd o M5s è la stessa cosa”?
«Emiliano ha detto: oggi il voto “di pancia” non è al centrodestra. Se non volete votare Pd per protesta, votate i 5s. Niente di scandaloso».

C’è stato un notevole sforzo di interpretazione delle parole di Emiliano...
«Mi permetto di rivendicare il mio ruolo di esegeta più vicino alla fonte...». 

I contenuti programmatici di Pd e M5s sono conciliabili a livello nazionale, dove è necessario disegnare delle prospettive di sviluppo coerenti?
«Sembrano distanti ma fotografano due facce della stessa medaglia, cioè un Paese che soffre. La verità è che la discussione su come affrontare l’erosione di certezze dei cittadini e come rilanciare il Paese non è ancora partita. Quello che manca all’attuale Reddito di cittadinanza non è la parte welfare, che per fortuna c’è stata, ma fare in modo che mercato e lavoro si incontrino e probabilmente i centri per l’impiego non sono il posto giusto».

Francesco Boccia parlando di Tap ha espresso una posizione forse mai così chiara nel Pd più vicino a Emiliano, dicendo che adesso bisogna sedersi attorno a un tavolo con la multinazionale per incassare delle compensazioni. 

«Tap non è una vicenda pugliese e è dev’essere il governo a chiedere a Tap di gestire il tema delle compensazioni. Siamo aperti a un confronto, ma l’interlocutore principale di Tap non è la Regione».

La sua ricetta per affrontare l’emergenza energetica?
«Il caro bollette non è un fenomeno inflattivo ma speculativo che ha attecchito maggiormente in questa fase. Si tratta di fenomeni destinati a ripetersi e ora occorre renderci indipendenti oppure saremo costantemente oggetto di speculazione. L’unica chance che abbiamo è affrontare la fase transitoria edotandoci intanto delle infrastrutture che ci rendano indipendenti».

Quali infrastrutture?
«Con il titolo secondo stiamo sostenendo in Puglia l’infrastrutturazione energetica delle imprese, con il reddito energetico stiamo lavorando al sostegno delle famiglie, abbiamo da approfondire ancora il piano delle comunità e dei distretti energetici. Abbiamo strumenti normativi industriali e finanziari per gestire la transizione. E poi abbiamo un altro tema: oggi dissipiamo più del 50% dell’energia che produciamo perché il sistema non regge. La nostra vera controparte non sono Enel e Terna ma il Gse, che si è già detto disposto a discutere con le Regioni dell’energia dissipata. Dobbiamo pretendere che al costo del solo vettoriamento Terna ed Enel ci facciano avere, in spazi da noi finanziati, l’energia dissipata che comunque paghiamo. Come Regione abbiamo già in mente una misura di accumulo, che metta insieme le imprese».

Le tecnologie di accumulo sono ancora a uno stato precario però...
«No, sono solo tecnologicamente costose. Ed è il momento che si incentivi l’attività di stoccaggio. Il cui costo, una volta diventato industriale, si abbasserà».

Al momento però ciò che da stabilità al sistema energetico è il gas, sul quale la Puglia gioca un ruolo centrale anche con l’ipotesi di raddoppio del gasdotto. E poi c’è Cingolani che lavora alla ripresa delle estrazioni in mare nei giacimenti già esistenti. La Puglia su questo è sempre stata per il “no”. È cambiato qualcosa?
«Assolutamente no, quell’idea di sviluppo è incompatibile con quella che abbiamo dato alla Puglia. Credo che sia una battaglia di retroguardia». 

Sul tema Sud e Pnrr, che visione si può dare di medio e lungo periodo al Mezzogiorno e alla Puglia grazie a queste risorse?
«Sul Pnrr la visione è già data, diverso è quello che la Regione Puglia metterà in campo sulla propria programmazione. E lì le linee di sviluppo sono quelle delineate dall’attuale ciclo di programmazione per lo sviluppo delle nuove imprese, con una maggiore attenzione al distretto Ict. Adesso c’è un’altra sfida, quella dell’industria della salute, che fa parte di una programmazione partita nel 2017. Un’ulteriore traiettoria di sviluppo per le province di Lecce e Brindisi, che punta a rafforzare la presenza di aziende del biotech mettendo insieme finanza, imprenditoria e tutto il nostro sistema della ricerca». 

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