Pnrr e sanità, i dubbi dei medici: «Investimento inutile senza il personale»

Pnrr e sanità, i dubbi dei medici: «Investimento inutile senza il personale»
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 14 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 11:49

Dal Pnrr 650 milioni di euro per la sanità, per 38 ospedali e 21 case della comunità e per l’acquisto di nuovi macchinari, ma neppure un euro per l’aumento del personale. È la denuncia dei medici. E in realtà è anche la preoccupazione dell’assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese. «Attualmente abbiamo un grosso problema a livello nazionale, anche se delle correzioni sono state fatte soprattutto dopo la pandemia. Queste strutture avranno bisogno di gente che le faccia funzionare». Il piano regionale, deliberato dalla giunta giovedì, viaggia verso una medicina di prossimità, con ospedali e case di comunità, e verso l’aggiornamento tecnologico del parco macchine. Ma resta il problema del reperimento del personale. Le tante denunce dei giorni scorsi sulle condizioni dei pronto soccorso di Puglia, non hanno lasciato indifferente né gli operatori del settore e né l’opinione pubblica. E allora il monito arriva dagli stessi medici.
«Il Pnrr può porre rimedio ad alcune carenze, strutturali e tecnologiche - dice Donato De Giorgi, presidente dell’Ordine dei Medici di Lecce -, ma non cita nemmeno un euro sull’incremento o sulla formazione dei medici. È chiaro che ci prenderemo cura di formare i medici, perché è un fatto dovuto. Però sul numero e su una criticità che esiste e che sarà sempre più grave, non vi è nessun aiuto e nessuna prospettiva. Altrimenti vorrebbe dire far convergere tutto verso una sanità privata, il pubblico non credo possa sopportare ancora a lungo queste situazioni di criticità». E sulla stessa lunghezza d’onda va anche Donato Monopoli, presidente regionale della Federazione Italiana Medici di Famiglia: «Il Pnrr non parla di nuove assunzioni e di aumento dell’organico. Nella prossima legge finanziaria bisognerà valutare un piano di sostegni. La politica dovrà giocare il suo ruolo, quello cioè di rendere fruibili, con il giusto personale, queste strutture che oggi stiamo programmando. Bisognerà investire delle risorse su questo». 

Tempi stretti e grande occasione

Anche perché con il Pnrr non si scherza.

I tempi sono stretti e fin qui la Regione è riuscita a rispettarli, ma sarebbe un delitto non approfittare di investimenti che porterebbero a una rivoluzione. «Non dobbiamo essere defraudati di questi soldi, abbiamo una enorme possibilità - commenta De Giorgi - e non possiamo lasciarla cadere. Dovremo essere bravi a lasciar intravedere un nuovo concetto di medicina generale e ospedaliera. Accettiamo la tecnologia, ma adattiamola a un sistema che sta completamente cambiando. Le case della salute devono esserci ma devono essere strutturate per bene, e i medici devono essere ben formati e in numero superiore. Il dm70 del 2015 è completamente fallito. Non possiamo parlare oggi di una rete ospedaliera che punta ai robot e alla tecnologia e poi abbiamo un unico presidio ospedaliero in un territorio vasto. Così quell’ospedale imploderà, lo dimostrano le criticità di questi giorni. La gente che va al pronto soccorso non è aumentata, è che adesso è tutta concentrata in un unico ospedale».

La soluzione

La soluzione? Investire nelle assunzioni e... avere pazienza. E se Rocco Palese faceva notare come dal Governo siano arrivati incoraggianti segnali sull’aumento delle immatricolazioni (a numero chiuso) ai corsi di Medicina, Monopoli smorza un po’ l’entusiasmo: «Non è certo togliendo il numero chiuso o aumentando i posti che si può venire incontro a questa situazione. Sono anche venute meno le motivazioni da parte di chi sceglieva di fare Medicina, ad esempio. Ci sono meno studenti che scelgono questa professione e il motivo è evidente, visti i carichi di lavoro impossibili da sostenere». E De Giorgi fa eco: «I segnali ci sono, ma siamo lontani da una soluzione». Anche perché, ricordano i due medici, la tecnologia è un aiuto per chi opera nell’ambito sanitario, non può sostituire l’uomo. E «la situazione è grave già ora». Basta guardare i pronto soccorso. Il Pnrr la partita del futuro per la sanità pugliese? Evidentemente non l’unica.

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