Pnrr, i sindaci: «Comuni a corto di personale, bandi a rischio»

Pnrr, i sindaci: «Comuni a corto di personale, bandi a rischio»
di Matteo CAIONE
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Lunedì 11 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 15:02

Le amministrazioni comunali vanno incontro al Pnrr con organici dimezzati. In molti casi anche con meno della metà dei dipendenti rispetto alla dotazione minima prevista. Il grido d’allarme lanciato sabato scorso dal sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, prolunga l’eco dei timori dei primi cittadini di Puglia. Il municipio di Lecce conta 373 dipendenti rispetto ai 722 della soglia minima: 350 unità in meno. «I Comuni sono i protagonisti decisivi per la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Metteteci nelle condizioni di poter assolvere a questo compito, di poter giocare la partita nell’interesse del Paese e del Sud: è una sfida decisiva che non possiamo fallire», ha detto Salvemini al Teatro Apollo di Lecce, alla presenza dei ministri dell’Interno Luciana Lamorgese e della Transizione ecologia Roberto Cingolani, e del sottosegretario di Palazzo Chigi Enzo Amendola. Salvemini ha ribadito le istanze dell’Anci, ovvero garantire forme flessibili di assunzione di personale. Su questa battaglia le fasce tricolori parlano all’unisono: «È indispensabile rinforzare il capitale umano in vista della ripartenza. Ma bisogna semplificare il reclutamento», sono le parole di Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente Anci, che hanno tracciato il solco dopo il via libera nel marzo scorso al bando del governo per 2800 unità da impiegare negli enti locali (481 quelle destinate alla Puglia tra uffici comunali e regionali). Una selezione che, però, ha assegnato finora meno della metà dei posti disponibili. 

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Rossi: «A Brindisi solo 320 dipendenti: rischiamo di fallire con i bandi»

La clessidra intanto è partita e i Comuni sono uno dei motori principali del Pnrr. E oltre al carburante (le risorse da spendere velocemente e bene) c’è bisogno di competenze, risorse umane e tecnici capaci di guidare e far funzionare la macchina che deve condurre il Paese verso il futuro. Il decreto legge 80 dello scorso giugno ha aperto la porta a tre fondamentali linee di azione: assunzioni straordinarie a tempo determinato di personale qualificato, incarichi di collaborazione professionale mirati e ampliamento del contingente di dirigenti a contratto. E con le spese per il personale destinato a lavorare ai progetti a carico del Piano. L’Associazione dei comuni italiani, tuttavia, ha segnalato alcune criticità soprattutto perché il decreto “non rappresenta in modo chiaro quale sia l’ambito di applicazione delle forme straordinarie di reclutamento”. Il vuoto di personale viene da lontano. Un problema che non nasce oggi e che rischia di diventare strutturale. Già anni fa una rilevazione dell’Ifel (fondazione dell’Anci), sulla base dei dati del 2014, collocava i comuni pugliesi all’ultimo gradino della classifica nazionale con una media di 4 dipendenti comunali per ogni mille abitanti. Quello della Puglia, già all’epoca, era il valore più basso di tutta Italia. Dal “caso” Lecce al comune di Brindisi il trend non cambia. «Oggi andiamo avanti con 320 dipendenti rispetto ai 700 di qualche anno fa. E tra questi vanno inclusi anche tutti gli operatori di polizia municipale», sottolinea il sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi. «Quello del personale - aggiunge - è un tema serissimo.

Serve una macchina comunale all’altezza della sfida delicatissima del Pnrr. Ma al momento, con questi numeri, abbiamo difficoltà a gestire finanche l’ordinario». I progetti del Piano viaggiano sulle gambe delle professionalità. «E per questo servono quanto prima norme ad hoc. Abbiamo bisogno di giovani tecnici e amministrativi per progettare e partecipare ai bandi. Alla straordinarietà dei fondi a disposizione - afferma Rossi - deve corrispondere la presenza di professionalità qualificate, altrimenti i risultati non saranno quelli sperati». 

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Un’urgenza, quella di “rinfoltire e qualificare le risorse umane”, che tocca anche il comune di Taranto. A sottolinearlo è il primo cittadino Rinaldo Melucci: «A questa necessità abbiamo dato una parziale risposta con una serie di procedure di reclutamento che, tuttavia, non hanno ancora coperto il nostro fabbisogno. Peraltro, la “fame” di nuovi dipendenti è così diffusa - dice Melucci - che alle nostre graduatorie attingono spesso enti meno performanti, con la conseguenza che il problema della carenza si ripresenta. Ecco perché una maggiore flessibilità nelle procedure è sicuramente una delle strade che il Governo deve percorrere, se vuole mettere le autonomie locali nella condizione di poter essere all’altezza della sfida del Pnrr in termini di progettazione e di capacità di spesa». Il sindaco di Taranto non ha dubbi: «Serve meno burocrazia e più efficacia, con percorsi che mirino a valorizzare le competenze già acquisite, più che la capacità di superare la singola prova. In tal senso, sarebbe utile anche semplificare e finanziare le procedure per ricorrere ai supporti esterni ai Rup (responsabile unico del procedimento, ndr) sui quali già oggi si poggiano le sorti di molti progetti, con risultati eccellenti. Il tema della competenza è centrale. E sarebbe utile parlarne - conclude Melucci - anche nel dibattito politico, affinché gli organi di rappresentanza siano attraversati da un vento di cambiamento che spazzi via l’approssimazione che a volte insidia giunte e consigli comunali».

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