Pnrr, la Puglia da sei miliardi tra progetti e ritardi: il pressing sui Comuni

Poco personale, tempi ridotti e intoppi. I sindaci sotto i riflettori del piano che in Puglia per i municipi vale circa 3 miliardi

Pnrr, la Puglia da sei miliardi tra progetti e ritardi: il pressing sui Comuni
di Alessandra LUPO
4 Minuti di Lettura
Domenica 9 Aprile 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 17:10

Mentre l’Italia fa i conti con l’incubo del fallimento del Pnrr con un effetto domino anche a livello europeo, i Comuni rischiano di fare da parafulmine vedendosi addossare la responsabilità degli intoppi e dei ritardi per l’attuazione del Piano. L’ultima relazione della Corte dei Conti, secondo cui oltre la metà delle misure interessate dai flussi mostra ritardi o è ancora in una fase iniziale, ha avuto come effetto non solo un’ondata di polemiche e preoccupazioni ma anche il balzo in avanti delle città ultra-virtuose. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, nelle scorse ore, non ha infatti esitato a candidare il capoluogo lombardo come asso piglia tutto su cui reinvestire i residui del Piano che altri non possono spendere. 
Eppure gli enti locali ce la stanno mettendo tutta, anche i piccoli. In Puglia ad esempio, su un totale di quasi sei miliardi da spendere 2,6 sono destinati ai Comuni ma per ora non ci sono tracce concrete di ritardo né di cattiva scelta dei progetti, altra preoccupazione che aleggia attorno all’intera operazione.

Lo sforzo dei Comuni

E a difendere lo sforzo profuso dagli enti locali non sono solo i diretti interessati.

Nel seminario sui Comuni e Pnrr che si è tenuto mercoledì al Politecnico di Bari, con un approfondimento proprio sul caso Puglia, gli economisti Carmela Chiapperini e Gianfranco Viesti hanno smontato molte delle tesi in circolazione. «La discussione delle ultime due settimane è incredibile - spiega Viesti - perché basata solo su ipotesi: questa relazione della Corte dei Conti a cui tutti si sono attaccati non dice un granché perché accorpa solo i dati disponibili sulla piattaforma ufficiale mentre tutti sanno che Regis non è aggiornato e questo è un serio problema». Per la loro analisi, i due economisti sono partiti dal dato degli investimenti pubblici nel periodo che va dal 2020 al 2024 da cui si vede quanto il Pnrr incida sul totale, passato dai 41mila milioni del 2020, anno di esordio del Piano, ai 70 milioni del 2023 e del 2024 (anni in cui i soli investimenti del Pnrr hanno inciso per 25 e poi 38 milioni, arrivando quindi a oltre la metà del totale).

In Puglia molti investimenti hanno riguardato Bari e la sua città metropolitana, che sono riusciti ad accedere a finanziamenti per 951 milioni destinati soprattutto alla rigenerazione, ai trasporti, al porto e ai piani urbani integrati. Si muove benissimo Taranto con i suoi 435 milioni destinati soprattutto al sistema di trasporto pubblico Brt, al Porto e alle Zes che la fano salire anche al sesto posto in Italia per importo investito per ogni abitante, superando di 4 posizioni anche Bari (anche grazie ai fondi del Piano complementare).
Buone anche le performance di Brindisi e Lecce che si piazzano bene anche negli stanziamenti per asili nido ed edilizia scolastica, tra i maggiori indicatori del gap territoriale nord-sud ma anche e soprattutto tra città grandi e piccoli centri in materia di qualità della vita. Bari ha ottenuto finanziamenti per 31 milioni ma Brindisi ne porta a casa 8,3. Nelle varie voci scompare quasi del tutto Foggia, che al momento della pubblicazione dei bandi era senza giunta comunale e sta ora recuperando durante il commissariamento. Non sorprende che il Comune foggiano sia invece primo in Puglia per criticità legate alla carenza di personale. Una classifica che fotografa impietosamente il numero (alto) delle unità mancanti rispetto alla media italiana da cui esce con un segno positivo solo Lecce.
«Certo, i problemi oggettivi ci sono - prosegue Viesti, che in un’altra tavola fotografa anche l’andamento della quantità e formazione del personale - ma siamo in un momento in cui le risorse sono state acquisite, i progetti li vediamo e bisogna superare le polemiche evitando qualcuno si svegli e ipotizzi di dare indietro il denaro. Il Pnrr - conclude - è la sfida più importante del secolo e lo è anche per l’Europa. Perché il piano italiano è il pezzo più importante di Next Generation e se va male daremo ragione ai Paesi scandinavi, ma anche Olanda e Austria, che non lo volevano» .
Secondo Viesti quindi «il Governo dovrebbe anzitutto basarsi su sistemi informativi validi per essere in grado di seguire realmente i processi senza rischiare di sciupare un’occasione storica. E ovviamente - conclude l’economista - presentare al Parlamento la relazione sullo stato di attuazione del Piano mettendo fine agli inutili isterismi». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA