Pnrr e opere da avviare: l'allarme dei commissari. “Salve” la Napoli-Bari e la statale 275

Pnrr e opere da avviare: l'allarme dei commissari. “Salve” la Napoli-Bari e la statale 275
di Pierpaolo SPADA
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Mercoledì 22 Settembre 2021, 06:46 - Ultimo aggiornamento: 15:10

Col vento in poppa ma a vele piegate, il Pnrr non decolla. Più che una realtà, è un rischio, per il quale tuttavia alcuni fra i commissari straordinari nominati con Dpcm hanno voluto allertare il ministro a Infrastrutture e mobilità sostenibile, con una lettera che sa di monito: «Cantieri ancora chiusi». E, pur dichiarando di non aver ricevuto nulla, Enrico Giovannini ha provato subito a tamponare l'urto: «Tutto sotto controllo, laddove le cose non funzionano attiveremo poteri sostituivi». Toni da risk management, come lo stesso ministro lo appella.
Se tale strategia sia destinata a entrate in funzione sin dalla fase d'esordio della Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà presto detto.

La Commissione europea ha trasmesso un mese fa al Tesoro la prima corposa tranche dei fondi destinati a supportare l'avvio del Recovery plan (ovvero il Pnrr). In tutto 24,9 miliardi di euro che l'Italia ha programmato di investire in buona parte nelle opere e nei gli interventi già avviati tra il 2020 e il primo semestre di quest'anno. Rendicontare questa spesa sarà compito da attuare entro dicembre. Ed è qui che l'Italia dovrà confermare le promesse, ovvero di esser capace di investire i soldi del Pnrr: 191,5 miliardi in tutto, entro il 2026. «Con il Pnrr i tempi sono fissati. Quindi, noi all'interno del ministero stiamo sviluppando un approccio di risk management, per eventualmente intervenire con poteri sostitutivi», quando il meccanismo s'inceppa. «Sta cambiando il modo in cui operiamo». Così il ministro Giovannini ha indirettamente risposto ai commissari straordinari che nelle scorse ore hanno lamentato la mancata attuazione del decreto Semplificazioni e delle strutture tecniche adeguate, nonché la mancanza degli organismi per accelerare il rilascio dei pareri. Un vero e proprio appello affinché tutti gli apparati della pubblica amministrazione coinvolti nell'attuazione del Pnrr remino nella stessa direzione. Ci sono 102 opere per 96 miliardi di euro da eseguire. E i più preoccupati sono ovviamente quei commissari nominati con Dpcm che non hanno alle spalle strutture tecniche attrezzate e collaudate, come Anas o Rete Ferroviaria italiana.
Il che dovrebbe confortare il governo regionale pugliese e tutti i suoi cittadini, giacché Anas e Rfi sono gli unici soggetti attuatori delle opere (stradali e ferroviarie) commissariate in Puglia.

E si tratta di opere di grande impatto anche in funzione sociale e demografica e, dunque, economica: infrastrutture pensate per rilanciare, ripopolandolo, l'intero Mezzogiorno.

Le opere

Tra le principali opere ferroviarie in capo a Rfi ci sono la realizzazione dell'Alta velocità-alta capacità Napoli-Bari e il completamento del raddoppio Pescara-Bari, entrambe affidate al direttore dell'Area Investimenti sud di Rfi, Roberto Pagone, in qualità di commissario. E, interpellato, lo conferma anche il Mims, sia nel primo che nel secondo caso i cantieri sono in corso d'opera o comunque in fase procedurale avanzata: «Non c'è alcun problema o opera ferma». Si tratta di opere commissariate col Dpcm del 16 aprile, al quale ha fatto seguito quello che il ministro Giovannini ha dichiarato di aver firmato il 6 agosto, nel quale rientrerebbero 45 opere, tra le quali anche l'ammodernamento della Statale 275 Maglie-Leuca, affidata al dirigente Anas, Eutimio Mucilli: un'opera da 371 milioni di euro, in attesa di cantierizzazione da quasi trent'anni e, di fatto, ancora in attesa del parere della commissione Via sul progetto definitivo del primo lotto, oggetto in prima battuta di una semi-bocciatura. Con riferimento alle 45 opere (che si aggiungono 57 già commissariate ad aprile) sarebbero in tutto 20 i commissari nominati dal governo. Il condizionale è d'obbligo perché, a distanza di un mese e mezzo dall'annuncio della firma, del testo ufficiale del decreto non c'è ancora traccia. «Dovrebbe essere ancora in fase di certificazioni», suggeriscono dallo stesso Mims. La Corte dei conti starebbe, dunque, per apporvi il bollino di competenza. Da una parte il pressing dei commissari, dall'altra quella dei soggetti attuatori che, poi, in molti casi, corrispondono ai primi.
Di mezzo c'è una macchina da rodare e, forse, anche da attrezzare adeguatamente, se non da equipaggiare. Tutti obiettivi al cui perseguimento concorre inevitabilmente l'attuazione di specifiche riforme: da quella della giustizia a quella della pubblica amministrazione, passando per quella fiscale. Uno step irrinunciabile che alla prova pone già da mesi, soprattutto, la maggioranza.

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