Il Pnrr come risposta alla disoccupazione femminile: 40 miliardi con l’obiettivo di mitigare il gender gap

Il Pnrr come risposta alla disoccupazione femminile: 40 miliardi con l’obiettivo di mitigare il gender gap
di Alessio PIGNATELLI
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Lunedì 7 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:54

L’ultimo allarme lanciato dall’Ufficio studi di Confcommercio a proposito dell’occupazione femminile al Sud - in un numero, nella fascia 15-64 anni è scesa al 33% - ha tracciato una fotografia preoccupante ante pandemia. Ed è forse l’aspetto più preoccupante perché è pacifico che lo sconquasso economico del Covid abbia peggiorato le condizioni e penalizzato in primis le categorie più deboli, donne e giovani. Anche per questo motivo il Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, immagina una sorta di leva trasversale per la partecipazione delle donne al mercato del lavoro: secondo le stime del governo, saranno immessi circa 40 miliardi di euro tra stanziamenti diretti e indiretti per riequilibrare la parità di genere.

Un approccio trasversale

Attenzione, però: l’approccio è globale, non specifico, poiché non esiste una missione ad hoc. Tuttavia, l’obiettivo per il triennio 2024-2026 è di arrivare a un incremento del lavoro delle donne del 4% attivando progetti di varia natura dalla formazione all’inserimento lavorativo. Un esempio è costituito dal “Fondo impresa donna”: sono 400 milioni i finanziamenti stanziati che contribuiranno allo sviluppo sul mercato di almeno 700 nuove imprese femminili entro il 2023, con l’ambizione di arrivare fino a oltre 2.400 entro il 2026. E in questo filone, sono da rimarcare la revisione delle procedure di reclutamento nella Pubblica amministrazione e la definizione di un Sistema nazionale di certificazione della parità di genere, ovvero l’approccio “Equal Salary”.

Ci sono poi, come ricordato dalla ministra per il Mezzogiorno Mara Carfagna, delle misure che potenziano in modo trasversale altri aspetti con impatto positivo sull’offerta di lavoro: i servizi di assistenza all’infanzia e ai disabili dovrebbero favorire la conciliazione vita-lavoro. Insomma, si farà di tutto per contrastare una situazione che già nel 2019 segnava questi dati: il tasso di occupazione femminile nella fascia 15-64 anni nel Mezzogiorno precipitato al 33%, quasi 30 punti in meno del Centro-Nord (59,2%) e 30 esatti rispetto alla media Ue a 27, il 63%.

Un quadro che un anno dopo, secondo quanto emerge da dati Eurostat sulle regioni riferiti al 2020, tarato sulla Puglia non è certo entusiasmante: nel 2020 il tasso è al 32,8%. Va anche peggio in altre regioni meridionali: il tasso di occupazione si è attestato in Campania al 28,7%, in Calabria al 29% e in Sicilia al 29,3%. Le donne impegnate soprattutto nel settore del commercio e dei servizi e con contratti più precari hanno subito di più questo cigno nero. La pandemia è stata dunque un duro colpo sul fronte dell’occupazione femminile e un’altra conferma arriva dal Bilancio di genere 2021 a cura del Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato. «La crisi generata dal Covid ha notevolmente aumentato le differenze di genere a svantaggio delle donne e fatto crescere il divario tra tasso di occupazione femminile e maschile - commenta l’avvocato Fernanda Vaglio, esperta di diritto antidiscriminatorio - Durante la pandemia le donne (soprattutto le madri con figli piccoli) hanno aggiunto al carico di lavoro ordinario quello causato dalla situazione emergenziale: riorganizzare la casa e i ritmi di vita e di lavoro, lavoro domestico aumentato, supporto e assistenza ai figli nella didattica a distanza e nella sospensione delle loro attività fuori casa. Questo evidenzia che in Italia figli, lavoro e carriera continuano a essere ampiamente inconciliabili».

Le misure del Pnrr

Proprio in questa direzione, Carfagna ha snocciolato alcuni numeri e interventi che hanno l’obiettivo di conciliare il lavoro femminile con altre esigenze. Il piano di edilizia scolastica per i nidi e i servizi per l’infanzia finanzia 1.800 interventi con la creazione di 264.480 posti: il 55 per cento dei fondi per i nidi andrà al Sud che avrà anche il 57,6 per cento delle risorse per mense e tempo pieno e il 54 per cento delle risorse per le palestre. Infine, come è specificato all’interno del Pnrr, si prevede che nelle nuove assunzioni derivanti dai progetti almeno un terzo sia rivolto alle donne. Un’occasione imperdibile, l’ha definita la titolare del ministero del Mezzogiorno, per cambiare un paradigma che da troppo tempo è influenzato dalla desertificazione dei servizi alla famiglia e da uno sviluppo ai minimi termini.

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