L'intervista/ L'epidemiologa: «Più casi di coronavirus altrove? Puglia a rischio. Niente isterie, ma non si banalizzi»

L'intervista/ L'epidemiologa: «Più casi di coronavirus altrove? Puglia a rischio. Niente isterie, ma non si banalizzi»
di Maddalena MONGIÒ
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Domenica 1 Marzo 2020, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 09:26

«Al momento in Puglia non c'è un rischio elevato, ma la situazione è in continua evoluzione». È il sigillo sulla situazione del coronavirus in Puglia di Maria Chironna, docente di Igiene generale e applicata all'Università di Bari, responsabile del laboratorio di Epidemiologia molecolare e sanità pubblica del Policlinico di Bari.
Qual è il livello di rischio epidemico in Puglia?
«Il rischio viene valutato sulla base degli scenari che man mano si configurano. Ad oggi la situazione è sotto controllo: i casi accertati sono tre e non ne abbiamo altri. Se i casi aumenteranno nelle altre regioni, potrebbe essere abbastanza probabile che possano aumentare anche in Puglia».



Quindi la situazione attuale qual è?
«La situazione in Puglia vede l'accertamento di un caso che abbiamo importato, nel senso che si tratta di un paziente proveniente da una cittadina, Codogno, con casi confermati e focolai epidemici di Sars-Cov-2. Ha manifestato i sintomi dell'infezione e, a sua volta, questo caso indice della regione Puglia ha trasmesso il virus a due contatti stretti, due familiari. Il caso indice è in buone condizioni ed è ricoverato per ragioni di sicurezza. È in fase di miglioramento e viene tenuto in osservazione. Sarà dimesso nel momento in cui sarà valutata la negatività dei tamponi. I due contatti stretti sono asintomatici, positivi e in isolamento domiciliare fiduciario per il tempo previsto da tutte le circolari ministeriali e dalle indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, quindi per 14 giorni».
Dobbiamo aspettarci che il paziente uno della Puglia possa aver infettato altre persone con cui è stato a contatto, oltre ai due contatti stretti risultati positivi, ma asintomatici?
«Dobbiamo osservare quanto accadrà nei prossimi giorni. Se non avremo altri casi, a partire dal caso indice, vorrà dire che tutte le strategie di prevenzione messe in atto hanno funzionato. Le strategie di prevenzione di questa nuova infezione consistono nell'isolamento dei casi, contact tracing, che vuol dire rintracciare tutti i contatti stretti che vanno messi in isolamento domiciliare fiduciario - per un periodo di quattordici giorni - proprio per impedire che, a loro volta, possano infettare altre persone. Sono misure di prevenzione stringenti che hanno la finalità di limitare al massimo i focolai epidemici. Nei prossimi giorni valuteremo se il caso indice ha generato altre casi secondari, oltre a quelli noti».
I positivi asintomatici possono trasmettere l'infezione?
«I positivi asintomatici devono stare in isolamento domiciliare poiché potrebbero sviluppare i sintomi e trasmettere l'infezione, ma il fatto che non siano a contatto con altri ci fa stare tranquilli. Un asintomatico positivo al test potrebbe trasmettere l'infezione perché sebbene la massima trasmissibilità del virus avvenga durante la fase sintomatica - questi soggetti, pur non essendo sintomatici, potrebbero trasmettere l'infezione ad altri soggetti suscettibili. Pertanto, devono rimanere in isolamento ed essere valutati quotidianamente dai Dipartimenti di Prevenzione presenti in ogni Asl pugliese. Chi ha avuto contatti stretti con casi positivi ma è risultato negativo al test e rimane asintomatico, dopo quattordici giorni di isolamento precauzionale può tornare in comunità».
Quanta paura dobbiamo avere del virus?
«Si tratta di un virus completamente nuovo e la popolazione mondiale è completamente suscettibile perché non è mai venuta a contatto con questo agente, tranne quei soggetti che si sono già infettati che sono guariti e non potranno più infettarsi. Il concetto è quello di non banalizzare e declassare l'infezione da Sars-Cov-2 a una semplice influenza o a un raffreddore perché non sappiamo bene come questo virus si comporta nella popolazione. I dati che arrivano dalle zone rosse, in particolare la Cina, ci dicono che la gran parte delle infezioni sono di lieve entità. Ci sono, altresì, casi con quadri respiratori più gravi che hanno necessità di cure intensive. Non è corretto fare un paragone con i virus influenzali. Sars-Cov-2 ha in comune con i virus influenzali la trasmissione per via aerea, ma l'infezione è più contagiosa. La letalità è stimata al2% nelle aree rosse ed è superiore rispetto a quella dell'influenza (circa 0,1%).

Questo vuol dire che non si può sottovalutare il potenziale del virus, potenziale pandemico, ma non ci deve neppure spingere all'isteria collettiva perché la buona notizia è che la maggior parte dei casi sono di lieve entità. Moltissime persone si sono infettate e sono guarite. Non dovremmo banalizzare neppure l'influenza: ogni anno si ammalano dai cinque agli otto milioni di persone in Italia di sindromi influenzali e abbiamo migliaia di casi gravi, così come molti decessi».

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