Piano Colao, no di Svimez: «Non mette il Mezzogiorno al centro della ripresa»

Piano Colao, no di Svimez: «Non mette il Mezzogiorno al centro della ripresa»
di Massimiliano IAIA
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Venerdì 12 Giugno 2020, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 21:16
A poche ore dall'inizio degli Stati generali, arriva la sonora bocciatura di Svimez per il Piano Colao, la strategia per il rilancio dell'Italia 2020-2022 commissionata dal premier Giuseppe Conte. Secondo Luca Bianchi, direttore dell'Associazione per lo Sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, il Piano non mette infatti il Sud «al centro della ripartenza».

«Avremo una ripartenza su due binari con una curva economica a U per il Nord e a L per il Sud. Nel Piano Colao vedo una mancanza di strategie concrete e scarsa attenzione alle potenzialità del Mezzogiorno», dice Bianchi. «Serve un piano di politica industriale che ponga al centro le potenzialità del Sud - aggiunge Bianchi - ricordando che la pandemia ha esasperato le diseguaglianze territoriali del Paese e per questo il Piano Colao avrebbe dovuto proporre un'attenta politica di ricostruzione nazionale. Ciò che serve è un'analisi delle peculiarità territoriali e dei diversi impatti che le politiche nazionali hanno sulle diverse aree del Paese».

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Bianchi sostiene inoltre che la valorizzazione del Meridione sia ciò che manca maggiormente a livello centrale, ed è proprio su questo tema che ha lanciato un appello a Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ricordando che «investimenti mirati al Sud, specialmente nel settore logistico, sono destinati a portare un grande ritorno economico al sistema produttivo padano».
Bianchi si dice inoltre convinto che dai cosiddetti Stati generali dovrà uscire con chiarezza che «per la ripartenza nazionale e meridionale sarà necessario destinare una quota rilevante delle risorse del Recovery Fund dell'Unione europea ad un Piano per le infrastrutture del Sud».

Proprio domani, nella cornice verde di Villa Pamphili, avranno inizio infatti gli Stati generali dell'economia, convocati da Conte. Si parte domattina, con un parterre internazionale, e si chiuderà domenica 21 o forse lunedì 22 giugno, con una conferenza stampa del premier. Già domani, dopo una dichiarazione di apertura di Conte, sono in programma gli incontri - alcuni in presenza, altri in videoconferenza - con i vertici delle istituzioni internazionali. Ci saranno la presidente della commissione Ue Ursula Von der Leyen, la direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Gheorghieva, la numero uno della Bce Christine Lagarde, il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, il commissario europeo Paolo Gentiloni. E probabilmente il governatore di Bankitalia Ignazio Visco.

Molti gli argomenti da trattare, ma il timore manifestato espressamente da Svimez è proprio la mancata centralità del Sud nel dibattito sulla ripresa economica.
Dal governo, tuttavia, arrivano rassicurazioni, innanzitutto dallo stesso premier Conte, visto che nell'ossatura degli stati generali rientra anche l'Alta Velocità al Sud, assieme a digitalizzazione e innovazione, università e scuola, riforma fiscale per arrivare a tagliare le tasse, investimenti green, auto elettriche, una giustizia più veloce e sport accessibile a tutti.
Dal canto suo, anche il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano ricorda che il Mezzogiorno arriva all'appuntamento degli Stati generali «con il vantaggio di un piano da 123 miliardi, ancora attuale sebbene sia stato scritto prima dell'emergenza Covid e che proprio per questo è stato un argine contro il dirottamento dei fondi durante l'emergenza». L'aver già programmato 123 miliardi di investimenti non lascerà fuori dal Recovery plan europeo il Mezzogiorno, secondo Provenzano: «È la stessa Commissione a riconoscere un ruolo fondamentale alla coesione territoriale nell'uso dei fondi. Ma dobbiamo mettere a frutto le lezioni apprese sull'inefficacia di spesa dei fondi strutturali. A questo proposito, abbiamo riprogrammato fino a oggi 9,6 miliardi , di cui 5,3 miliardi delle amministrazioni centrali, e manca ancora una Regione importante come la Sicilia». «Abbiamo destinato queste spese anche alla didattica a distanza - precisa il ministro -, all'adeguamento degli edifici scolastici, al sistema dei buoni alimentari, alle spese per il personale medico e sanitario. La Commissione ci ha concesso molta flessibilità e questa settimana firmeremo gli accordi con i ministri e le Regioni».

Di certo, una delle chiavi per la ripartenza nel Sud non potrà che essere l'istruzione: l'esigenza di investimenti è infatti confermata dal Rapporto 2020 presentato ieri da AlmaLaurea, che mette in evidenza come anche nel 2019 le migrazioni per ragioni di studio siano state quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro-Nord: il 26,5% decide di conseguire la laurea in atenei del Centro e del Nord, ripartendosi equamente tra le due destinazioni.
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