Pear, le linee guida: «Entro dieci anni fonti rinnovabili da raddoppiare»

Pear, le linee guida: «Entro dieci anni fonti rinnovabili da raddoppiare»
di Alessandra LUPO
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Giovedì 28 Aprile 2022, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 14:35

Una volta cristallizzato l’indirizzo politico della Puglia, resta da capire a che punto sia rimasto il discorso sul Pear. Il Piano Energetico Ambientale Regionale è infatti vecchio di quindici anni. La sua ultima stesura è del 2007. Ed è quindi uno strumento di riferimento di programmazione e indirizzo in campo energetico talmente datato che - come rimarca anche Legambiente - viene praticamente citato solo per completare il quadro normativo. Dalle mega turbine eoliche al largo di Taranto appena inaugurate a quelle contestatissime al largo di Otranto, fino allo skyline meccanizzato dei monti dauni e alle preoccupazioni del Gargano, l’intera Puglia si vede nuovamente candidata a contribuire alla necessità di raggiungere i target di decarbonizzazione al 2030 fissati dall’Unione europea ma soprattutto a dare il suo contributo alla transizione ecologica accelerata dalla crisi energetica e dalla guerra.

L'apporto pugliese alla transizione

Secondo una stima di massima, le istanze sul tavolo produrrebbero circa 17 gigawatt di energia da fonti rinnovabili. 
Una porzione importante se si pensa che Elettricità Futura ha suggerito al governo e alle regioni che per dare una soluzione strutturale alla grave emergenza energetica è necessario rilasciare entro giugno autorizzazioni per 60 GW di impianti che il settore elettrico è pronto ad installare nei prossimi 3 anni e che permetterebbero all’Italia di tagliare il 20% delle importazioni di gas dall’estero.

Dopo molti anni di stop seguiti a una brusca frenata sugli impianti, ora serve che la Regione si prepari velocemente ad affrontare l’impatto della nuova ondata green, facendo in modo che l’istanza ambientale e quella paesaggistica non entrino (nuovamente) in un irrazionale conflitto. Ma come fare? Tra le perplessità dell’ente il rischio concreto che il cambio continuo delle normative rischi di determinare un effetto tela di Penelope sul piano. 

Le linee guida del nuovo piano 


In ogni caso, la bozza del nuovo Pear è in lavorazione da tempo e com’era prevedibile ora i tempi si stanno accorciando: il lavoro tecnico già prodotto è stato trasferito ad Arti e Asset che lo stanno elaborando. Il documento sintetico parte dalla consapevolezza che «gli obiettivi 2030 europei rappresentano una grande sfida per la Puglia e la leadership nel fotovoltaico e eolico è solo un punto di partenza». «Oggi - si legge nella bozza redatta dai tecnici - sono coperti da fonti rinnovabile il 22% dei consumi finali lordi pugliesi. Elevata la copertura dei consumi elettrici (52%), mentre i consumi termici e per i trasporti sono coperti da fonti rinnovabili per quote marginali. L’industria manifatturiera di base (settori della siderurgia, della chimica, l’industria cartaria e dei materiali da costruzione) rappresenta in Puglia il 64% dei consumi elettrici del settore industriale e del 28% dei consumi elettrici totali del 2019.

C02, l'obiettivo è scendere del 55%

Nel 2019 sono state emesse in Puglia circa 35 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, in calo del 35% rispetto al 1990. L’obiettivo Green Deal UE è di una riduzione, al 2030, del 55% delle emissioni nette di gas ad effetto serra. Considerando i tempi a disposizione (10 anni), anche in questo ambito lo sforzo da mettere in campo in Puglia è epocale». 
E a spingere ancora sui tempi c’è un altro fattore, quello dell’obsolescenza delle fonti rinnovabili: circa il 75% degli impianti pugliesi sono stati installati prima del 2011, e sono nella seconda metà della propria vita utile. Negli ultimi 10 anni, la Regione ha ridotto di un quarto la sua produzione di energia elettrica. Nello scenario repowering o ripotenziamento, necessario per aumentare l’efficienza e la potenza degli impianti fotovoltaici o eolici nati ormai diversi anni fa si potrebbe coprire fino all’80% dei consumi elettrici pugliesi nel 2030. Il ripotenziamento da solo quindi non basterebbe.
«Se si intendessero raggiungere gli ambiziosi traguardi europei al 2030, pari a 40% dei consumi lordi, il peso delle rinnovabili sui consumi dovrebbe quasi raddoppiare in 10 anni». 
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