Il Pd alla resa dei conti. Emiliano serra i ranghi, ma Decaro attacca: «Modello da smantellare»

Il Pd alla resa dei conti. Emiliano serra i ranghi, ma Decaro attacca: «Modello da smantellare»
di Paola ANCORA
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Martedì 27 Settembre 2022, 08:57 - Ultimo aggiornamento: 11:43

Che la strada fosse tutta in salita lo si sapeva. Che ci si fermasse, invece, al 16,82% nella regione governata da Michele Emiliano, probabilmente l’establishment del Pd non se lo aspettava. Quello dem, in Puglia e nel Paese, è stato un vero e proprio tonfo che scardina la porta per il congresso del partito, troppo a lungo rinviato, e apre a una lunga resa dei conti la cui onda d’urto si farà sentire, innanzitutto, in seno alla Regione. Proprio là, insomma, dove i dem governano fianco a fianco con il Movimento Cinque Stelle che ha staccato il partito del governatore di 11 punti percentuali. 

I dati

Dati dalla duplice lettura. Da un lato, infatti, Emiliano rivendica il miglioramento del risultato del 2018 e sottolinea che «con una intesa a livello nazionale tra Pd e M5S avremmo giocato tutta un’altra partita. In Puglia, dove governiamo la Regione insieme – dice il presidente - Pd e M5S alla Camera raggiungono il 50,45% dei voti, superando il centrodestra unito che si attesta al 41,09%». Emiliano confida dunque «che attraverso il confronto sui contenuti si possa avviare un cammino costruttivo anche a livello nazionale», ma questa scelta strategica dovrà passare dalle forche caudine del congresso: sarà il prossimo segretario a doverla compiere, non Enrico Letta, chiamatosi fuori dai giochi «per lasciar spazio a una nuova generazione». 
Dall’altro lato, i tre punti percentuali in più rispetto alle Politiche 2018 hanno il sapore della vittoria di Pirro.

Esaltano, anziché smorzare, le ragioni che da più parti vengono indicate come causa primigenia della disfatta. Sin dall’inizio della campagna elettorale concentrati su posizionamenti, lotte di potere, equilibri difficili da mantenere con i civici e con gli stessi pentastellati, i dem sembrano aver perso di vista il loro elettorato di riferimento, i temi cari al popolo della sinistra ormai da anni disperso in una diaspora del disamore che il refrain sul lavoro e i giovani, il mea culpa sul Jobs Act, il ventilato pericolo dell’avanzata di una destra – a loro dire – troppo nostalgica non sono riusciti ad arginare. 

I critici

«Abbiamo perso – ha detto infatti Antonio Decaro, sindaco di Bari - ha perso il Pd. E guai se l’analisi del voto, a qualsiasi livello, non partisse da queste due parole. Saremmo di fronte all’ennesimo stratagemma retorico per provare a giustificarci falsificando la realtà». Un j’accuse durissimo il suo, dopo l’esito di una competizione dalla quale Roma ha escluso con un colpo di penna Fiorenza Pascazio, fedelissima di Decaro e sindaca di Bitetto. Non a caso, il presidente dell’Anci cita l’esperienza dei sindaci come buona prassi per riportare i cittadini alla politica e la politica sui binari nobili delle idee. «Basta con i capi corrente che fanno e disfano le liste a propria immagine e somiglianza. Basta – incalza Decaro - con questo esercizio del potere per il potere. Basta con l’autoconservazione come unico scopo della politica». Azzerare tutto e parlare alle persone è il diktat «o la sconfitta perpetua alle Politiche sarà il nostro ineluttabile destino. È l’intero modello su cui il Pd si fonda che va smantellato». 
Stessa linea tenuta dai consiglieri regionali del partito, a partire dal capogruppo Filippo Caracciolo. «Una sconfitta che non ammette repliche, da cui trarre spunto per ripartire verso una direzione opposta a quella seguita fin qui» commenta. «Un nuovo Pd, ecco cosa serve» aggiunge la presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone. «Un Pd che sappia parlare innanzitutto ai giovani, che esca dalla sua presunzione, talvolta anche da certo snobismo radical chic, e torni a essere partito di centrosinistra: il partito della strada». 

I civici

Al fronte degli “smantellatori” si contrappone quello di quanti fra i civici, dal neo eletto capo di Gabinetto di Emiliano, Claudio Stefanazzi, all’assessore regionale Alessandro Delli Noci, difendono la bontà del «laboratorio politico regionale in cui l’alleanza Pd, civismo e M5S funziona bene. Uniti avremmo potuto vincere in quasi tutti i collegi» sottolinea Stefanazzi. Idem per Delli Noci: «Continuare il percorso di alleanza tra Pd, aree civiche e M5S avrebbe di certo portato a un risultato completamente diverso». Che gli equilibri interni al laboratorio pugliese siano, da ieri, profondamente cambiati è capitolo che dovrà essere affrontato nelle prossime settimane: il Movimento Cinque Stelle si è già messo in moto, annunciando, con Mario Turco, «tavoli sulle alleanze in tutti i territori». 

Il segretario

Non nega la disfatta il segretario regionale Pd, Marco Lacarra: «I risultati riportati dal centrosinistra e dal nostro partito in queste elezioni sono stati al di sotto delle aspettative». Il Pd cerca se stesso fra le macerie di queste elezioni che dovranno essere un punto di partenza nuovo. «Queste settimane – aggiunge Lacarra - sono state animate da un gruppo di ragazzi che, con uno spirito di sacrificio e una dedizione che non potrò mai dimenticare, hanno già iniziato a rivoluzionare il nostro partito. Da questo modello, oggi, dobbiamo ripartire». Peccato essersene accorti soltanto adesso. 

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