Pd, è bagarre a Taranto: a Lecce dentro Capone
Pentassuglia firma in extremis

Pd, è bagarre a Taranto: a Lecce dentro Capone Pentassuglia firma in extremis
di Francesco G.GIOFFREDI
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Lunedì 29 Gennaio 2018, 11:48 - Ultimo aggiornamento: 20:00

La parola chiave, a giochi fatti, è “devastante”. È l’aggettivo al quale il segretario nazionale del Partito democratico ha affidato il suo stato d’animo, a margine delle trattative per la composizione delle liste. Ma è lo stesso, identico aggettivo, cui fa ricorso la “base” del Pd per descrivere la deflagrazione sul territorio prodotta dalle scelte ratificate dalla direzione nazionale del partito. Malumori e caos: a Taranto, dove gli iscritti hanno occupato la sede dei Democratici. E dove il consigliere regionale Donato Pentassuglia, che si temeva andasse verso il rifiuto, alla fine ha accettato difirmare la candidatura.
A Brindisi, dove a sollevare clamore è l’esclusione dei senatori uscenti Salvatore Tomaselli e Nicola Latorre. E nel Salento, dove, assodata la candidatura “in trasferta” di Francesco Boccia (originario di Bisceglie, presidente uscente della commissione Commissione Bilancio della Camera), si registra in extremis l’unico ritocco in corso d’opera al netto di quanto sancito in direzione nazionale, vale a dire il “recupero” del deputato uscente Salvatore Capone: sarà lui a correre nel collegio uninominale di Lecce della Camera e non Paola Povero (presidente del Consiglio comunale di Lecce, espressione della corrente di Michele Emiliano), collocata, viceversa, nel listino plurinominale della Camera (collegio di Lecce, Nardò, Casarano e Francavilla), alle spalle di Boccia. Fari puntati, poi, sulla sfida nel collegio senatoriale di Nardò, che vedrà il “corpo a corpo” tra la viceministra Teresa Bellanova e Massimo D’Alema (Leu).
Fuori dai giochi, invece, il deputato uscente Federico Massa. In un post, le sue riflessioni: «Considero un grave errore avere composto liste non pienamente rappresentative della effettiva composizione del partito e della sua natura di grande forza della sinistra democratica europea, dove la sinistra non può essere un dettaglio, e senza considerare adeguatamente la rappresentanza e il radicamento territoriale necessario alla politica per accorciare l’enorme distanza esistente tra elettori e cittadini. Con la stessa nettezza, deve comunque prevalere lo sforzo unitario per vincere le elezioni, perché senza il Pd prevarrebbe o il populismo demagogico e inconcludente o il nazionalismo debole e autoreferenziale della caotica sommatoria rappresentata dal trio Berlusconi-Salvini-Meloni. Per questo farò la campagna elettorale con la passione e l’impegno che avrei messo anche se fossi stato candidato. Affinché il Salento diventi l’emblema di una comunità orgogliosa che mai si piegherà alla tracotanza e all’ingordigia di chi ci considera utili servi sciocchi».
La chiosa: «Torno alla mia professione, perché di politica non ho mai vissuto, e alla militanza attiva nel mio partito». E l’aria resta tesa anche a Taranto. Il “casus belli” è rappresentato dalla candidatura del segretario provinciale di Bari Ubaldo Pagano (della corrente Fronte Dem del governatore pugliese Michele Emiliano), che correrà da capolista nel collegio Taranto-Brindisi-Monopoli a scapito del parlamentare uscente Ludovico Vico.
Nei due collegi camerali del Tarantino (quello del capoluogo e Martina Franca) scelti Lucio Lonoce (presidente del Consiglio comunale) e il consigliere regionale renziano Donato Pentassuglia. Proprio quest’ultimo, che aspirava ad essere capolista al posto di Pagano nel collegio plurinominale, starebbe meditando, polemicamente, di rinunciare alla candidatura. Ieri scontro telefonico e lite con il governatore.
Tensioni che ieri hanno tenuto banco in un confronto tra il segretario provinciale del Pd, Giampiero Mancarelli e il coordinatore regionale dei Democratici, Marco Lacarra: «In effetti ad oggi non posso ufficializzare la presenza in campo di Pentassuglia», conferma Mancarelli. «A Lacarra ho esposto tutti i nodi politici da sciogliere, in forza delle scelte assunte. La presenza al plurinominale di un capolista portatore di posizioni antitetiche rispetto a quelle del governo sulla vertenza Ilva, deve fare comprendere a tutti l’imbarazzo e le difficoltà della federazione provinciale nell’accettare quanto deciso in Direzione nazionale del partito. Appare evidente che la volontà di schierare sul territorio le migliori risorse possibili, è valso per l’area di Renzi, non per quella del governatore della Puglia, Michele Emiliano, in seno alla quale è prevalsa la volontà di favorire nelle posizioni “apicali” amici e “fidati”, a dispetto del partito e del territorio. Su Taranto la ritengo una prova di forza dell’assessore regionale Michele Mazzarano. Peccato. Ma sono altrettanto certo, però, che il partito è vivo e saprà reagire», attacca il segretario del capoluogo Jonico.
Ferite aperte e nervi tesi anche a Brindisi. «Sono fortemente dispiaciuta per la non candidatura del senatore uscente Salvatore Tomaselli, politico di grande eleganza: un’esperienza parlamentare, la sua, fondata sul rispetto delle persone, delle regole, dei ruoli. Ecco perché la sua esclusione mi duole parecchio», spiega il segretario provinciale Rosetta Fusco.
«L’altra faccia della medaglia? Sappiamo - taglia corto la Fusco - che il territorio può comunque vantare, tanto al plurinominale quanto all’uninominale, tre candidature espressione del territorio per le quali battersi: Elisa Mariano, Fabiano Amati e Giovanni Epifani.

Su di loro il partito ora deve convergere».

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