Pd, pressing su Minerva per le politiche: «Candidarmi? Decido in due giorni»

Pd, pressing su Minerva per le politiche: «Candidarmi? Decido in due giorni»
di Antonio BUCCI
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Sabato 30 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:36

«Ancora un paio di giorni, per capire se il mio contributo sia più utile provando a fare il parlamentare o continuando a fare quello che faccio. Una scelta di coscienza, che farò con la città e con le persone a me vicine». Stefano Minerva prende tempo ma il nome del presidente della Provincia di Lecce e sindaco di Gallipoli potrebbe essere uno dei jolly del Pd per le prossime Politiche. I tasselli dovranno andare al proprio posto in poco più di quarantotto ore, dal momento che, già martedì, le rose di nomi messe a punto dai segretari regionali dovranno approdare sui tavoli della Capitale, in vista della direzione nazionale. È in agenda tra il 9 e l’11 agosto e sarà in quella sede che arriverà il disco verde definitivo. E così, sui territori si lavora al gioco di incastri. 

Pd Puglia, nuovi incontri per le politiche

Le federazioni locali del partito si stanno incontrando per fare sintesi, quella salentina lo farà nella mattinata di oggi.

In questo clima, ha iniziato a prendere quota il nome del giovane dem, oggetto di un pressing a più livelli: buoni rapporti con il governatore, Michele Emiliano, ma anche con lo stato maggiore romano – da Peppe Provenzano a Matteo Orfini – e con gli alleati, Articolo 1 e pure i civici. Se dovesse sciogliere favorevolmente la riserva, potrebbe occupare uno slot di prestigio come il posto di capolista alla Camera. Insomma, tutto pronto per l’eventuale trasloco da Palazzo dei Celestini a Montecitorio? Non proprio, dal momento che – come tutti i primi cittadini delle grandi città – dovrebbe fare i conti con la variabile dimissioni. La soglia che le rende obbligatorie è quella dei 20mila abitanti. Gallipoli, al momento, ne ha circa 400 in meno ma, se il dato da prendere in considerazione formalmente dovesse essere il censimento Istat generale del 2011, allora la cifra verrebbe superata e il quadro cambierebbe. A dirimere la questione saranno gli approfondimenti in corso richiesti dall’associazione dei Comuni d’Italia ai Ministeri. Anche perché, il profilo del “sindaco poeta”, a citare la recente fatica letteraria, non è l’unico in campo: se dovesse mantenere la fascia tricolore, ad esempio, la strada potrebbe essere spianata per Loredana Capone. La presidente della massima assise pugliese dovrebbe passare da una deroga, visto il ruolo in Regione, ma si tratta di un tecnicismo superabile.

Tanto più dal momento che, in alternativa alla Camera, potrebbe anche correre da numero due al Senato. Il ruolo di capolista sembrava poter essere appannaggio di Michele Emiliano ma il capo della Giunta resterà al proprio posto e la postazione potrebbe essere occupata da un big come Francesco Boccia, responsabile nazionale enti locali, oppure da un civico. Variabile non da poco la seconda, se si conta il messaggio neppure troppo in codice recapitato nelle scorse ore al Pd: «No ad alleati di serie a e alleati di serie b. Vogliamo essere considerati per quello che siamo. Anche nelle liste bloccate e non soltanto nei collegi uninominali, perché vogliamo dare il nostro contributo», hanno mandato a dire. “Con” e “Per la Puglia” vantano due pesi massimi come gli assessori Sebastiano Leo e Alessandro Delli Noci. Difficile, però, che la loro richiesta si concretizzi, visto lo spazio stretto fatto presente dai segretari provinciali ai vertici dem. In compenso, della partita potrebbe essere anche il capo di gabinetto del Presidente, Claudio Stefanazzi. Tra le riconferme, tanto quella del deputato uscente Marco Lacarra – al quale spetterà presentare le nomination a Roma - quanto quella del barese - ma eletto sul fronte ionico – Ubaldo Pagano, così come in Capitanata si rincorre l’ipotesi Raffaele Piemontese. È l’assessore al Bilancio dell’ente di via Gentile e il numero due dell’esecutivo e ha chiesto di provarci. Da quelle parti, ci sarebbe anche un altro uscente come Michele Bordo, che però ha oltrepassato il limite dei quindici anni consecutivi di mandato e avrebbe bisogno di deroga ad hoc. Il mosaico inizia a prendere forma ma all’appello manca ancora qualche tessera.

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