Lo smart working è una calamita per la Puglia: rientrati in 17mila

Lo smart working è una calamita per la Puglia: rientrati in 17mila
di Andrea TAFURO
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 28 Luglio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 08:28

Sono 17mila i lavoratori pugliesi che dall’inizio della pandemia covid hanno fatto ritorno in regione sfruttando le opportunità offerte dallo smart working. Lo rivela un’indagine sul “South working” (lavorare dal Sud), condotta per Facile.it dagli istituti di ricerca mUp Research e Norstat. Un dato che, in soldoni, si può rappresentare con la nascita di un centro abitato virtuale di piccola-media grandezza, stimato tra i 12mila e 22mila abitanti posti in lavoro agile, che ha tra i principali indicatori del rientro l’aumento del mercato immobiliare con ripopolazione dei piccoli centri del meridione e la richiesta di attivazione di linee Adsl e connessioni ad alta velocità (indispensabili per lo smart working). In quest’ultimo caso la Puglia fa registrare notevoli incrementi che, fra marzo 2020 e gennaio 2021, si sono attestati al 4,8%.

Il mercato immobiliare

Numeri a cui si aggiungono le domande di finanziamento per immobili ubicati in Comuni con meno di 250mila abitanti, che nel primo semestre 2021 sono state l’88% del totale di quelle presentate in regione, in aumento di circa l’1% rispetto al 2020. Dunque, non si compra solo nelle grandi città, ma poco per volta lo smart working, nonostante qualche disagio ancora legato allo sviluppo delle tecnologie, potrebbe contribuire a ripopolare anche i piccoli comuni di Puglia svuotati negli anni dall’emigrazione lavorativa. Smart e remote working quindi sono stati per molti un’occasione per riorganizzare la propria vita, anche da un punto di vista abitativo.
Da qui l’interesse a studiare il fenomeno a livello nazionale: nell’ultimo anno il 20% dei fuorisede, vale a dire 400mila persone, hanno approfittato dello smart working per cambiare città. Il 75% di loro ha scelto di tornare a vivere nel luogo di origine, mentre il 25% ha preferito trasferirsi in un’altra città, diversa sia da quella in cui è nato sia da quella dove ha sede l’azienda per cui lavora.

Le aree

Guardando al fenomeno degli “smart workers di ritorno” emerge chiaramente come questo abbia assunto connotati diversi a seconda dell’area geografica. Alcune regioni, soprattutto nel Meridione, hanno visto rientrare lavoratori in misura maggiore rispetto a quelli che sono usciti: è il caso della Sardegna (+40%), ma anche della Sicilia (+27%) e della Calabria (+21%). Di contro, le regioni con città più popolose da un punto di vista demografico e lavorativo, hanno avuto un bilancio negativo, vale a dire che il numero di smart workers che hanno lasciato la regione è superiore a quello di coloro che vi hanno fatto ritorno: ad esempio Lombardia (-2%), Piemonte (-10%) e Lazio (-20%). Uno degli elementi che ha inoltre spinto i fuorisede a cambiare città è quello economico. Se è vero che la retribuzione media degli “smart workers di ritorno” è pari a 1.840 euro, per uno su tre lo stipendio mensile è inferiore ai 1.500 euro, quindi cambiare città mantenendo lo stesso lavoro ha permesso a molti di migliorare il proprio tenore di vita.

Da notare, però, che la prima motivazione che ha convinto molti a lavorare da un’altra città (42,1%) è la volontà di trovare un ritmo di vita più a misura d’uomo. Riscontrato quindi al Sud.

I progetti per il futuro

Analizzando poi le intenzioni per il futuro, sei smart workers di ritorno su dieci hanno dichiarato di non avere intenzione di tornare a fare i fuorisede con casa in affitto e di voler continuare a lavorare da remoto, dalla propria città di origine o da quella in cui si sono trasferiti dopo il lockdown. L’emigrazione dai grandi centri urbani come verificato anche in Puglia, trova conferma analizzando l’andamento delle richieste di mutui e delle attivazioni di linee internet casa. Il recente osservatorio di Facile.it e Mutui.it ha messo in evidenza come nel primo semestre 2021 le domande di finanziamento per immobili ubicati in comuni con meno di 250.000 abitanti siano state il 77% del totale, in aumento del 7% rispetto al 2017; anche guardando ai contratti di attivazione o cambio operatore del servizio internet casa emerge come, tra marzo 2020 e gennaio 2021, vi sia stato un boom soprattutto in alcune delle regioni “di rientro”; Sardegna (+15,9%), Calabria (+9,7%), Marche (+7,1%), Puglia (+4,8%).

© RIPRODUZIONE RISERVATA