La pandemia impatta sui giovani: più sesso online, boom del cyberbullismo, solitudine e perdita della socialità. La ricerca

La pandemia impatta sui giovani: più sesso online, boom del cyberbullismo, solitudine e perdita della socialità. La ricerca
La pandemia impatta sui giovani: più sesso online, boom del cyberbullismo, solitudine e perdita della socialità. La ricerca
di Stefano Martella
3 Minuti di Lettura
Giovedì 6 Maggio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 22:08

Sempre più sesso on line, boom del cyberbullismo, incertezza nell’orientamento sessuale, un maschio su quattro soffre di solitudine, una donna su tre si collega regolarmente sui siti pornografici. È il quadro raffigurato da uno studio scientifico che ha coinvolto cinquemila studenti di quinta superiore tra Puglia, Veneto, Campania, realizzato dalla Fondazione Foresta di Padova su come la pandemia abbia modificato gli stili di vita nei giovani.

La ricerca

 

Una ricerca che ha la firma del professore Carlo Foresta, originario di Lecce. L’orientamento sessuale è uno dei punti analizzati dallo studio. È emerso rispetto al periodo precedente al Covid che è aumentata l’incertezza. Sale, infatti, la percentuale di ragazzi che dichiara di non essere eterosessuale.

Nel 2018/2019 era dell’8% rispetto al 15% dell’attuale periodo. Per le ragazze la percentuale sale al 29% mentre negli anni pre Covid era del 22%. Le nuove abitudini di vita in famiglia hanno anche spinto i giovani a riscoprire la propria sessualità su internet: più del doppio, attualmente, si affida a siti di incontri mentre la pornografia emerge fortemente come una nuova abitudine fra le adolescenti: più del 30% ha dichiarato di collegarsi abitualmente a siti pornografici (nel 2018/2019 la percentuale si fermava al 15%).

Una tendenza che ha provocato anche uno pericoloso rovescio della medaglia. Il costante uso della rete anche per la scoperta della propria sessualità è sfociato, secondo la ricerca, anche in una maggior frequenza di atti di cyberbullismo che hanno interessato in quest’ultimo anno di lockdown più del 40% delle ragazze e il 25% dei ragazzi. Cambiamenti che hanno reso i giovani, soprattutto i ragazzi, più fragili. Un maschio su quattro ha dichiarato di soffrire di solitudine, mentre il 19% si dichiara insoddisfatto della propria vita, rispetto al solo 10% degli anni prima della pandemia.

In compenso, dai risultati emersi dalla ricerca, ci sarebbe una diminuzione del consumo di alcolici e stupefacenti (-40% e -25% rispetto a due anni fa).

Anche l’alimentazione è un capitolo che conferma uno stile di vita apparentemente più sano, con la maggior parte dei giovani che dichiara di seguire una dieta mediterranea, come risultato di un cambiamento sostanziale di stile di vita. Anche se, osservando questi numeri da un’altra prospettiva, la sedentarietà è aumentata. In questo ha inciso drasticamente l’impatto della didattica a distanza e della chiusura di tante attività sportive: infatti meno del 30% degli adolescenti svolge regolare attività fisica extrascolastica, rispetto al 50% degli anni passati.

«Cancellata la socialità»

 

«La pandemia ha cancellato una parte importante nella socialità dei ragazzi», commenta il professore Carlo Foresta, autore dello studio. «Diventa più difficile conoscere i coetanei, innamorarsi e sperimentare la sessualità, che si è riversata quindi nell’unico strumento di socialità a loro disposizione: internet».

Però aumentano anche i rischi della condivisione della propria intimità sul web, come dimostra, appunto, l’altissima percentuale di atti di cyberbullismo. Lo ribadisce il professore Foresta, che poi spiega l’incertezza diffusa negli adolescenti durante il periodo pandemico.

«Gli strumenti telematici rappresentano una parvenza di socialità, che non può compensare le dinamiche reali dei rapporti sociali che si sviluppano in ambito scolastico in presenza. La maggior solitudine che ne è derivata ha forse aperto nei giovani ampi spazi di auto-riflessione, portando a galla una maggior incertezza nel loro orientamento sessuale. D’altro canto – conclude Foresta - se è vero che i comportamenti a rischio come fumo e alcol sono diminuiti, non va ignorato l’impatto del lockdown sull’attività fisica e quindi sulla salute, soprattutto a lungo termine».

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