Voti bassi ai ragazzi poveri: così il Sud (e la Puglia) viene rimandato

Voti bassi ai ragazzi poveri: così il Sud (e la Puglia) viene rimandato
di Pierangelo TEMPESTA
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Lunedì 2 Gennaio 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 04:28

La condizione familiare, soprattutto a livello economico, incide in modo determinante sui livelli di apprendimento degli studenti. È ciò che emerge da uno studio che Openpolis ha portato a termine incrociando i dati dell’Istat, del Ministero dell’Economia e del Ministero dell’Istruzione.
L’analisi è stata effettuata dall’Osservatorio povertà educativa #conibambini confrontando i dati dei redditi dei cittadini italiani e i risultati delle prove Invalsi degli studenti della scuola secondaria di primo grado. È così emerso che la quasi totalità delle province del Mezzogiorno si caratterizza per la coesistenza dei due fenomeni: redditi bassi e bassi apprendimenti. Tra queste ci sono anche le province pugliesi. I dati si riferiscono al 2021 (anno di imposta 2020).

La situazione in Puglia

Nel Barese, a fronte del 36,59 per cento di famiglie con redditi sotto i 10mila euro annui, alle prove Invalsi il 39,17 per cento di studenti si è collocato nei livelli più bassi dei test di Italiano (livelli 1 e 2). Decisamente più grave la situazione nella provincia di Foggia, dove la percentuale di dichiarazioni dei redditi tra 0 e 10mila euro è del 42,94 per cento e quella degli studenti con livelli di apprendimento più bassi del 51,10 per cento. In provincia di Foggia c’è anche il Comune pugliese con la più alta percentuale di entrate sotto i 10mila euro: si tratta di Roseto Valfortore. Qui il 62,28 per cento dei residenti ha dichiarato redditi bassi. Nella Bat i due indicatori si eguagliano: 43,68 per cento le famiglie a basso reddito e 43,82 per cento i ragazzi che alle prove Invalsi si sono posizionati ai primi due livelli. Nel Tarantino, a fronte di redditi bassi per il 36,22 per cento, c’è il 45,29 per cento di alunni con bassi livelli di apprendimento. Sempre nel Tarantino c’è il Comune con la più bassa percentuale di redditi inferiori a 10mila euro: è Monteiasi (31,2 per cento di dichiarazioni sotto i quattro zeri). Simile la situazione nella provincia di Brindisi: 38,92 per cento l’indicatore del reddito, 45,17 per cento quello del livello di apprendimento. La provincia di Lecce è quella messa meglio, almeno per quanto riguarda il dato scolastico: 42 per cento le famiglie con redditi sotto i 10mila euro, ma solo il 37,06 per cento gli studenti classificati nei livelli 1 e 2.
A livello nazionale, si stima che un quarto degli studenti provenienti da famiglie svantaggiate in terza media abbia raggiunto bassi livelli di apprendimento, contro il 4,5 per cento dei coetanei avvantaggiati.

La provincia con il dato peggiore è quella di Crotone, dove si concentrano il 48 per cento di famiglie con redditi bassi e il 60 per cento di prove Invalsi di livello 1 e 2.

L'analisi

«Una famiglia con meno risorse - sottolineano gli analisti di Openpolis - ha più difficoltà a investire sull’istruzione dei propri figli. Vi sono poi fattori di carattere culturale: ad esempio, in una famiglia dove i genitori non leggono, anche i figli saranno meno spesso lettori. Il 77,4 per cento di minori figli di lettori leggono. Quando nessuno dei genitori legge, la quota scende al 35,4 per cento. Queste tendenze hanno un’influenza anche sui risultati scolastici degli studenti. Chi nasce in una famiglia svantaggiata dal punto di vista socio-economico-culturale resta più spesso indietro». Proprio per questo motivo, è necessario e prioritario garantire a tutti, a prescindere dal reddito e dalla condizione familiare, parità di accesso alle opportunità educative, dai servizi per l’infanzia all’accesso ai luoghi della cultura o a quelli per fare sport: «Senza interventi di questo tipo, le disparità, già ampie, rischiano di allargarsi ulteriormente».
Naturalmente, i redditi dichiarati non sempre rispecchiano la reale situazione socio-economica delle famiglie. A causa dell’evasione fiscale, infatti, non necessariamente la condizione familiare coincide con quanto dichiarato al Fisco. Inoltre, aggiunge Openpolis, «quando si affronta il tema della povertà educativa il reddito è solo uno degli elementi da prendere in considerazione. Aspetti come lo svantaggio educativo, culturale e sociale, pur correlati con la condizione economica, rendono il fenomeno così ampio da necessitare di tanti punti di vista. Tuttavia, anche le entrate annuali di un nucleo rappresentano un riferimento importante per valutare la condizione familiare».
 

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