«Le nuove regole? Ghettizzanti, ma non cederò. Noi No Vax usati come capro espiatorio»: l'intervista

«Le nuove regole? Ghettizzanti, ma non cederò. Noi No Vax usati come capro espiatorio»: l'intervista
di Paola ANCORA
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Lunedì 10 Gennaio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13:41

«Quelle varate dal Governo sul Super Green Pass sono norme ghettizzanti, che colpiscono una esigua minoranza della popolazione utilizzata come capro espiatorio, ma siamo ancora in piena pandemia e non è certo colpa nostra». Ascoltando il punto di vista di Paola (omettiamo il cognome per rispetto della volontà dell’intervistata, ndr), 52enne leccese, libera professionista e No Vax, si comprende quale grave errore si possa commettere a ridurre la galassia dei non vaccinati a un manipolo di eccentrici esaltati complottisti. Perché, Costituzione e Codice civile alla mano, alcune delle obiezioni sollevate da Paola sono le stesse avanzate da chi il vaccino ha scelto di farlo.

Cosa pensa di questa pandemia?
«A differenza di altri, ritengo che esista ovviamente.

Ma è la gestione di questa emergenza che contesto, sin dall’inizio, perché riflette un punto di vista poco legato alla soggettività, alla libertà di scelta, ai diritti dei singoli, ma si piega sulla massa».

I diritti dell’individuo vengono dunque prima di quelli della collettività?
«No, non vengono prima. Ma abbiamo almeno il diritto di essere ascoltati. Questo approccio non è quello giusto: si è perso di vista il contatto con le persone. In nessuna situazione si possono evitare tutti i rischi, il rischio zero non esiste: questo virus avrebbe fatto il suo corso sicuramente facendo dei danni, ma si sarebbe indebolito naturalmente, come pare peraltro stia avvenendo ora». 

Perché ha scelto di non vaccinarsi? Ha paura? Non si fida del Governo, della scienza, delle case farmaceutiche? Perché?
«Non mi ha convinto la deriva propagandistica fatta sulla campagna vaccinale. Mi aspettavo che il Governo trattasse i cittadini da persone intelligenti, non abbiamo bisogno di immagini drammatiche, della narrazione della paura fatta dai media, che hanno una grande responsabilità e che invece hanno solo creato allarme, seminato divisioni. Forse, se ci fosse stato un approccio diverso, sarei arrivata spontaneamente al vaccino. Invece si è scelta questa strada, peraltro costellata da una serie innumerevole di contraddittorietà, con informazioni date dagli scienziati e poi rettificate dopo pochi giorni, senza che mai nessuno chiedesse scusa per gli errori commessi». 

Il metodo scientifico sperimentale, però, funziona per tentativi.
«Certo, ma ci è stato detto che grazie al vaccino ne saremmo usciti e invece ora siamo punto e a capo. Ho avuto paura a vaccinarmi, sì: sono sempre stata attenta a quello che ho introdotto e introduco nel mio corpo, dall’alimentazione ai farmaci. Ritengo che il mio sistema immunitario sia in grado di rispondere al virus, se ce ne fosse il bisogno». 

Ha condiviso la sua scelta con il suo medico di base?
«No, sinceramente non mi fido. Mi avrebbe detto di vaccinarmi, senza ascoltare le mie motivazioni».

Come giudica le norme sul Super Green Pass? 
«Sono ghettizzanti, un ricatto evidente». 

Ma l’alternativa, scartata dal Governo, sarebbe stata introdurre l’obbligo vaccinale e a quel punto sarebbe stata costretta al vaccino.
«Dovrebbero legarmi per costringermi. Lo riterrei un abuso pari a quello sessuale».

Non potrà andare al ristorante, non potrà salire su un autobus o entrare in banca. Non le pesa?
«Sono disposta a rinunciare a tutto. È diventata ormai una questione di principio. Il virus continua a circolare anche sulle gambe dei vaccinati asintomatici, che sono liberi di andare dove vogliono e sono anche liberi di scegliere se, prima di frequentare un luogo pubblico, sottoporsi a un tampone oppure no. A me non è concessa nemmeno questa scelta, ma il “pericolo” sono io e quell’esigua minoranza che, come me, ha scelto di non vaccinarsi. Siamo diventati il capro espiatorio, questa è la verità».

Ha pensato di fare ricorso con un avvocato, impugnando il decreto governativo? È la strada da percorrere in uno Stato di diritto, quando si è convinti che una legge è sbagliata.
«Sì, ci ho pensato. Ma per il momento preferisco la rinuncia, il percorso della resistenza passiva. Non avrò bisogno di quello che mi hanno tolto».

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