Nucleare, deposito nazionale dei rifiuti: individuati 3 siti in Puglia. La Regione: «Noi contrari». Ecco la mappa

Nucleare, deposito nazionale dei rifiuti: individuati 3 siti in Puglia. La Regione: «Noi contrari». Ecco la mappa
di Paola ANCORA
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Martedì 5 Gennaio 2021, 15:06 - Ultimo aggiornamento: 6 Gennaio, 09:23

Con il nulla osta del ministero dello Sviluppo Economico e del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, la Sogin - la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi - ha pubblicato sul sito www.depositonazionale.it la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che servirà a sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.

 

Fra i 67 siti indicati come potenzialmente idonei in base ad una precisa scala di priorità e caratteristiche, ci sono anche l'area di Gravina di Puglia, in provincia di Bari, il comune di Altamura, sempre nel Barese e una zona a cavallo fra la provincia di Matera e la provincia di Taranto, molto vicina a Laterza. Va chiarito che la proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) costituisce solo il primo passo di un percorso che porterà a individuare, fra quelli prescelti, il sito dove realizzare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico. Ma la notizia del coinvolgimento della Puglia in questa partita, particolarmente delicata, ha già dato fuoco alle polveri della polemica. «Apprendiamo a cose fatte e a distanza di anni - scrive in una nota il governatore di Puglia, Michele Emiliano - dell’inclusione di alcuni comuni pugliesi e lucani tra i siti in cui stoccare residui radioattivi. È ferma e netta la contrarietà della Regione Puglia a questa opzione. I nostri sforzi verso un modello di sviluppo improntato sulla tutela dell’ambiente e della salute sono noti a livello internazionale. Non si può imporre, ancora una volta, scelte che rimandano al passato più buio, quello dell’assenza della partecipazione, dell’umiliazione delle comunità, dell’oblio della storia e delle opportunità».

«Lo Stato e la Regione – aggiunge Emiliano - hanno, in quei luoghi, istituito il Parco nazionale della Murgia e il parco regionale più grande, quello delle Gravine, quali presìdi delle biodiversità e simboli dello stile di vita verso cui i pugliesi hanno deciso di andare. Le comunità della Murgia pugliese sono in continuo cammino, in evoluzione costante nel turismo, nell’agricoltura moderna, nella zootecnia basata sul benessere animale, nelle produzioni artigianali che finalmente superano i confini regionali e rendono riconoscibile una storia, una identità vera che profuma di futuro e non può essere sporcata con la parola “nucleare”, incubo del passato».

«Spero ci sia stato un errore - dichiara la deputata di Forza Italia, Vincenza Labriola -, con la conseguente cancellazione di questi siti dalla mappa di idoneità. La Puglia ha già pagato un prezzo molto alto con Taranto e provincia.

Il Governo rettifichi immediatamente. Ci saremmo aspettati dal Governo, con le risorse del Recovery Fund la trasformazione della Puglia in una “California” italiana, non l’ennesima pattumiera. Non venissero a parlare di sviluppo o opportunità perché siamo stanchi di ascoltare parole vuote. I pugliesi vogliono vero sviluppo e non l’ennesimo pericolo per il territorio. Non si scherza con la salute».

Elaborata dalla società Sogin, la proposta di Cnapi è stata validata dall'Isin (ex Ispra), e successivamente dai ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente. La sua pubblicazione, autorizzata con nulla osta ministeriale il 30 dicembre scorso, insieme a quella del Progetto preliminare del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, apre la fase di consultazione pubblica. Ci saranno due mesi di tempo per consultare i documenti pubblicati sul sito www.depositonazionale.it e all'esito di questa fase, nell’arco dei 4 mesi successivi, si terrà poi «un seminario nazionale con un dibattito pubblico vero e proprio - spiega Sogin - che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere».

«Il deposito nazionale e il parco tecnologico - proseguono dalla società - saranno costruiti in un’area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al Parco. Il deposito avrà una struttura a matrioska: Nel dettaglio, all’interno di 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all’interno i rifiuti radioattivi già condizionati. In totale circa 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media attività: si tratta dei rifiuti provenienti dal mondo civile e in special modo da quello medico e ospedaliero, dalle sostanze radioattive usate per la diagnosi clinica, per le terapie anti tumorali, ad esempio, da tutte quelle attività di medicina nucleare che costituiscono ormai il nostro quotidiano».
 

CONSULTA L'AVVISO PUBBLICO: deposito-nazionale_avviso-pubblico_05104129.pdf

LA LEGGE: La realizzazione del deposito è prevista dalla direttiva 70 dell’Unione Europea, direttiva del 2011 che prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati. La maggior parte dei Paesi europei si è dotata o si sta dotando di depositi per mettere in sicurezza i propri rifiuti a bassa e media attività. Per sistemare definitivamente i rifiuti ad alta attività, alcuni Paesi europei, tra cui l’Italia, hanno la possibilità di studiare la localizzazione di un deposito profondo comune in Europa allo scopo di fruire di potenziali vantaggi in termini di quantità di rifiuti, costi e tempi di realizzazione, così come prospettato dalla Direttiva Euratom.

ECCO DOVE SONO PRODOTTI RIFIUTI NUCLEARI IN ITALIA: https://www.depositonazionale.it/rifiuti-radioattivi/pagine/quanti-sono-i-centri-italiani-che-producono-rifiuti-radioattivi.aspx

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