Norman Atlantic, scatola nera. "Dal tubo antincendio esce fumo non acqua". Gli avvocati di parte civile: «Pregevole il lavoro svolto»

Norman Atlantic, scatola nera. "Dal tubo antincendio esce fumo non acqua". Gli avvocati di parte civile: «Pregevole il lavoro svolto»
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Mercoledì 7 Ottobre 2015, 12:13 - Ultimo aggiornamento: 12:14

"Dal tubo antincendio esce fumo non acqua". A bordo del traghetto Norman Atlantic, la notte del 28 dicembre 2014, qualcuno si accorse subito che gli impianti non funzionavano come avrebbero dovuto. Il contenuto delle registrazioni presenti nella scatola nera raccontano ora, a distanza di quasi dieci mesi dal naufragio, ciò che accadde in quelle drammatiche ore che costarono la vita a 11 persone (18 degli oltre 500 passeggeri risultano ancora dispersi) mentre l'imbarcazione era in navigazione al largo dell'Albania.

E' il Codacons, che nel procedimento penale avviato dalla magistratura barese rappresenta alcuni familiari delle vittime, a ricostruire minuto per minuto la prima fase del naufragio sulla base dell'attività tecnica in corso a Pisa da parte dei periti nominati dal Tribunale di Bari su scatole nere e computer di bordo.

In 24 minuti, dalle 4.23 alle 4.47, le voci del comandante e dell'equipaggio testimoniano la difficoltà subito percepita nel domare le fiamme.

Dalla prima segnalazione di fumo alle 4.23 e una voce che dice "c'è un incendio", quattro minuti più tardi gli ordini in plancia si fanno frenetici. Alle 4.29 il comandante ordina di avviare manualmente il sistema antincendio al ponte 4 "ma la conferma che la manovra abbia avuto successo stenta ad arrivare: una risposta affermativa - ricostruisce il Codacons - giunge alle 4.33 ma, evidentemente, il comandante non è convinto perché continua a chiedere rassicurazioni sul corretto funzionamento che, però, non arrivano".

Alle 4.40 qualcuno gli risponde " ... è pieno di fumo ... è pieno di fumo" e alle 4.45 "...dal tubo antincendio esce fumo non acqua!". Alle 4.47 "la richiesta quasi disperata alla Capitaneria di Porto di Bari" ricostruisce ancora il Codacons. "Intervenite con tutti i mezzi: - dicono dalla nave - non possiamo mettere le lance in mare, abbiamo un gravissimo incendio a bordo, venite con i rimorchiatori".

I file audio completi con le registrazioni saranno presto a disposizioni delle parti. Nelle prossime settimane sarà inoltre predisposto il cosiddetto smassamento (svuotamento) del traghetto, ormeggiato dal febbraio scorso davanti al terminal crociere del porto di Bari a disposizione della Procura di Bari. Sul relitto è in corso un incidente probatorio per accertare le cause del naufragio che dovrebbe concludersi entro dicembre. Nell'inchiesta sono indagati per cooperazione colposa in naufragio, omicidio plurimo e lesioni, i due legali rappresentanti della società greca Anek, noleggiatrice del traghetto, un dipendente della stessa società Anek, il cosiddetto supercargo (addetto alle fasi di imbarco), l'armatore Carlo Visentini, il comandante Argilio Giacomazzi e sette componenti l'equipaggio.

Gli avvocati di parte civile Alessandra Guarini, Massimiliano Gabrielli e Cesare Bulgheroni del pool 'Giustizia per il Norman Atlantic', i quali assistono oltre 40 tra passeggeri e parenti di scomparsi nel naufragio del traghetto, "sono soddisfatti del pregevole lavoro svolto dal team di periti nominati dal gip di Bari" per estrarre i file audio della 'scatola nera' della nave.

Un compito eseguito con successo presso il laboratorio Rass, radar e sistemi di sorveglianza, di Pisa, del Consorzio interuniversitario per le telecomunicazioni. "File audio della scatola nera del Norman parevano essere andati perduti", commentano i legali, potendo invece ora rilevare che "grazie all'ascolto delle registrazioni delle comunicazioni intervenute a bordo durante l'emergenza sarà possibile capire perché l'impianto antincendio non abbia funzionato e come e cosa non è stato corretto nei soccorsi".

"Intanto - scrivono in una nota - va registrato come le comunicazioni ascoltate rivelino una volta ancora la pericolosa attitudine delle compagnie armatrici come Anek di istruire il loro personale badando a risparmiare sui costi di recupero piuttosto che a prestare aiuto ai naufraghi: il comandante Argilio Giacomazzi chiedeva aiuti dall'Italia benché fosse alla vista delle coste albanesi. Forse perché gli aiuti da rimorchiatori senza contratto sarebbero costati fino al 30% del valore della nave e del suo carico?".

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