Natale, regali e cenoni salati. L'allarme del Codacons: «La stangata frena gli acquisti»

Natale, regali e cenoni salati. L'allarme del Codacons: «La stangata frena gli acquisti»
di Maria Claudia MINERVA
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Domenica 5 Dicembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 18:24

Saranno feste all’insegna dei rincari. L’aumento delle bollette e delle materie prime stanno avendo conseguenze a cascata sul carrello della spesa e non solo alimentare. Basta leggere l’andamento dell’inflazione - quasi triplicata in appena cinque mesi, dall’1,3% di giugno al 3,8% di novembre - per capire come saranno prosciugate le tasche delle famiglie: 1.218 euro in meno per un nucleo di 3 persone, 736 euro per un single. Secondo le previsioni per la spesa di Natale elaborate dall’Unione nazionale consumatori sui dati Istat di novembre, gli aumenti arriveranno addirittura a sfiorare il 20% rispetto a un anno fa. Ma anche per i regali si dovrà alzare il budget o ridurre la scelta: in questo caso per gli articoli più richiesti si arriva a un più 33%. Se poi si è messo in conto di fare un viaggio internazionale, l’aumento sarà superiore al 50% rispetto al 2020: soltanto ad agosto scorso l’aumento era limitato al 7%. Per tutti invece va messo in conto un rincaro del gas del 40-50% e dell’elettricità del 33%. Oltre a un 25% in più per un pieno di benzina, mentre per il gpl e il metano l’impennata è del 46%. 

La stangata per la famiglie

Una cosa è certa: la stangata di Natale non risparmierà nemmeno le cene i pranzi tradizionali in famiglia, considerati anche i cattivi raccolti di frumento in Canada e Stati Uniti. Aumentano gli olii diversi dall’olio di oliva (+19%) spesso utilizzati per friggere. E se i frutti di mare sono saliti quasi del 9%, il caro-pasta arriva al 6%, sempre per via della scarsità di cereali.

Pesce fresco e carne vedono un più 4%, più o meno in linea con farina, burro e verdure surgelate. Infine, secondo un’analisi di Assoutenti, bisogna anche mettere in conto l’aumento su panettoni, pandori e dolci lievitati del 10% rispetto al 2019. Impennata anche su spumanti, vini e bevande (+3,5%).

L'allarme del Codacons

Secondo il Codacons, le prossime festività potrebbero essere le più salate degli ultimi anni sul fronte di prezzi e tariffe, e potrebbero costare agli italiani, a parità di consumi rispetto al periodo pre-pandemia (2019), circa 1,6 miliardi di euro in più. «Effettivamente c’è un aumento dovuto al combinato disposto dell’aumento delle materie prime, della crisi energetica e dell’inflazione. Questi tre fattori hanno delle ripercussioni micidiali a livello di aumento dei prezzi - sottolinea l’avvocato Cristian Marchello, presidente del Codacons di Lecce - perché è evidente che se aumentano le materie prime, se aumenta il prezzo dei carburanti, automaticamente aumenta il prezzo dei trasporti e questo finisce per ripercuotersi sul consumatore finale, ma anche sui produttori, perché se la distribuzione non riesce ad assorbire i prodotti che vengono immessi sul mercato, le aziende a loro volta entrano in crisi. Addirittura qualcuno paventa la possibilità di dover interrompere le produzioni proprio perché il mercato non riesce ad assorbire i prodotti che non vengono acquistati dai consumatori finali. Tra l’altro - aggiunge Marchello - è proprio di ieri la notizia che è saltato in Consiglio dei ministri la possibilità di prevedere un contributo di solidarietà sui redditi superiori a 75mila euro, quindi le bollette saranno comunque care, così ci troviamo con una fine dell’anno nella quale i consumatori hanno, da un lato, l’aumento dei prezzi, dall’altro lato un aumento delle tariffe. La convergenza di questi fattori rischia veramente di procurare una stangata senza precedenti nei confronti del consumatore finale».

Crollo dei consumi

Sugli aumenti Coldiretti Puglia incalza: «Tantissimi prodotti, dall’uva da tavola agli agrumi, marciscono nelle campagne a causa del crollo dei consumi. Con il rincaro dei costi energetici che si trasferisce sui costi di produzione nella filiera agroalimentare come quello per gli imballaggi, a Natale si pagherà più la bottiglia che il pomodoro in essa contenuto. Il risultato è che, ad esempio, in una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%) è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità». Un paradosso che, allo stesso tempo, è anche un allarme. 

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