Motta, batterio non accertabile. Lo Iam smentisce il procuratore

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Giovedì 9 Aprile 2015, 20:13 - Ultimo aggiornamento: 20:14
Nuova sortita del procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta, sull’emergenza xylella. A pochi giorni dall’intervista al Tg3, che ha provocato molte critiche in rete, il magistrato ieri mattina ai microfoni di “Voci del Mattino” (Radio1) ha ribadito la sua posizione al piano varato su disposizione del governo e delle direttive comunitarie, confermando in particolare il suo no all’ipotesi di qualsiasi abbattimento di ulivi.



Nelle parole di ieri, Motta ha ribadito che sulla xylella «ci sono poche certezze scientifiche. Temo che quando la scienza non abbia approfondito un problema si possa correre il rischio della superficialità' nell'intervento. E anche questo può essere un profilo da approfondire nel corso delle indagini». Quanto alle misure dettate dall'Unione Europea, il magistrato ha commentato che «se per fermare il fenomeno bisogna sradicare le piante è certamente il caso di agire in fretta. Il problema - ha aggiunto - è proprio questo: si devono sradicare? Lo sradicamento è davvero il rimedio necessario e unico? La direttiva europea prevede una serie di misure, compreso lo sradicamento degli alberi, ma ce ne sono anche altre meno drastiche e definitive. Misure anche preventive, nei casi in cui l'essiccamento anomalo non si sia ancora manifestato. È' previsto inoltre l'intervento sulle piante ospiti diverse dagli ulivi, come gli oleandri, il rosmarino, la macchia mediterranea. Però, se ci mettiamo su questa strada, rischiamo di sconvolgere completamente il territorio».



Il procuratore Motta ha anche parlato anche delle incertezze su come il batterio sia arrivato in Puglia. «In occasione di un convegno organizzato nel 2010 dallo Iam, l'Istituto agronomico mediterraneo, a Valenzano, vicino a Bari - ha osservato Motta - il ministero delle Politiche agricole autorizzò l'importazione di un campione di batterio per scopi scientifici, ma bisogna vedere di quale ceppo fosse. Il ministro Martina dice che era una sub-specie diversa? Non è accertabile, o meglio non è stato accertato perché' mancano le indicazioni sulle caratteristiche genetiche di quel batterio. Ma una convenzione del 2000 - ha concluso - riconosce all'Istituto Agronomico Mediterraneo l'extraterritorialità e l'immunità. Peraltro sono garanzie alle quali l'Istituto potrebbe rinunciare, e noi abbiamo subordinato l'esecuzione di alcuni provvedimenti proprio alla possibilità che l'Istituto rinunci a queste prerogative».



A stretto giro di posta è arrivato il comunicato del Ciheam di Bari, che ha precisato: «Il batterio xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo codiro, che sta infestando gli ulivi ed altre specie vegetali del Salento, non è mai giunto all’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari. Intendiamo dare, ai media e a tutti gli interessati, un'informazione chiara, precisa ed esaustiva in risposta alle notizie diffuse, in questi giorni, sulla non accertabilità della subspecie del batterio di xylella oggetto di studio durante il corso Cost 873, ospitato da questo Istituto nell'ottobre del 2010. Risulta inequivocabile - hanno sottolineato -, dai codici identificativi, propri degli isolati delle tre subspecie di xylella fastidiosa utilizzate durante il corso in questione, che nessuno di essi apparteneva alla subspecie pauca. L’unico materiale biologico infetto utilizzato durante il corso riguardava espressamente due piantine e quattro tralci di vite con il batterio xylella fastidiosa subspecie fastidiosa che colpisce la vite e non la subspecie pauca oggi presente in Salento», Quindi, hanno concluso: «Le nostre porte restano sempre aperte per la verifica e l'approfondimento di qualsivoglia informazione relativa al caso».