Morti bianche, in Puglia +54% rispetto al 2020. Ispezioni: lo scorso anno tasso d’irregolarità al 66%

Morti bianche, in Puglia +54% rispetto al 2020. Ispezioni: lo scorso anno tasso d’irregolarità al 66%
Morti bianche, in Puglia +54% rispetto al 2020. Ispezioni: lo scorso anno tasso d’irregolarità al 66%
di Alessio PIGNATELLI
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Venerdì 1 Ottobre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 07:38

Quasi 8.800 tra ispezioni e accessi e più di 1.500 verifiche e accertamenti. La lente d’ingrandimento degli enti ispettivi sulle imprese pugliesi durante lo scorso anno ha questi numeri. Se ne ricava un settore in particolare dove emergono più irregolarità - l’edilizia, con 1.411 ispezioni irregolari su 1.959 - e un tasso di irregolarità complessivamente rilevato del 66,65%, leggermente più alto rispetto alla media del Mezzogiorno. La scia di sangue che in questi giorni ha colpito la Puglia a causa degli infortuni sul lavoro - due vittime mercoledì a San Severo e Mesagne dopo le tragedie registrate in Salento costate la vita a tre operai - ha smosso le coscienze. Dall’ultimissima analisi territoriale dell’Inail - il confronto è tra il periodo gennaio-agosto 2021 con i primi otto mesi del 2020 condizionati però dalla pandemia - emerge un aumento nel Sud degli infortuni mortali (da 165 a 211), con un incremento del 28% a fronte di una flessione media per l’Italia del 6%. Tra le sei regioni dell’Italia meridionale, quella con l’incremento più forte è la Puglia, passata negli otto mesi considerati da 42 a 65 decessi (+54%). A morire di lavoro in Puglia sono soprattutto gli uomini (62 su 65), in larga parte (60 vittime su 65) di nazionalità italiana. Quindi l’età: ci sono due fasce nelle quali in Puglia si evidenzia un forte incremento. Il più vistoso colpisce i quarantenni, classe in cui le vittime sono passate da 3 a 15.

Il rapporto sulle ispezioni

Condizioni che hanno innescato una serie di auspici. Tra i quali, la necessità di potenziare gli enti ispettivi per controlli più mirati. Del resto, nel “Rapporto annuale delle attività di tutela e vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale” si rimarca proprio questo aspetto anche a livello nazionale. Proprio l’Ispettorato del Lavoro sottolinea che «il blocco di procedure concorsuali da tempo bandite ha vanificato l’aspettativa di poter tornare ad alimentare i quadri ulteriormente impoveriti» venendo per di più assottigliati da una elevata quota di “lavoratori fragili”. L’azione ispettiva svolta in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro in Puglia nel 2020 si è concretizzata con 8.794 ispezioni/accessi.

Così suddivisi: in agricoltura 1.378, industria 906, edilizia 2.139 e terziario 4.371. È interessante notare come le irregolarità riscontrate per settore produttivo vedano in maglia nera l’edilizia (72,03%), poi terziario (66,85%), industria (63,86%) e agricoltura (58,95%). Parallelamente, ci sono stati 1.562 verifiche e accertamenti. Se si analizzano i settori, i controlli sono stati in agricoltura (97), industria (138), edilizia (374) e terziario (953). L’esame della tipologia di illeciti riscontrati a livello nazionale non si discosta nei vari territori ed evidenzia la costante prevalenza delle violazioni connesse soprattutto ai rischi di caduta dall’alto e agli obblighi del coordinatore e del committente. Con riferimento alle aree territoriali, il tasso di irregolarità complessivamente rilevato risulta essere al Sud del 63,60%.

Il tasso pugliese è leggermente più alto (66,65%) ma in diverse regioni è decisamente più alto. Per esempio, in Veneto è addirittura all’87,50%.

I settori e le irregolarità

L’analisi dei dati regionali conferma che i settori con maggior tasso di irregolarità sono per la Puglia “Trasporto e magazzinaggio” 81,68% e “Costruzioni” 72,03%. Dal monitoraggio dei dati relativi all’anno 2020, si ricava inoltre la validità del ricorso ad un altro strumento particolarmente significativo per la tutela dei diritti economici del lavoratore, vale a dire l’istituto della diffida accertativa per crediti patrimoniali: in questo caso la Puglia è al primo posto (1.990 diffide).

Oltre ai numeri, secondo la Cgil pugliese la questione sicurezza va inquadrata seguendo una questione culturale: le aziende considerano la sicurezza un costo, qualcosa su cui possibilmente risparmiare. L’altra chiave di lettura chiama in causa la dimensione di impresa dove prevalgono piccole realtà con rapporti quasi informali dove diventa difficile pretendere il rispetto delle norme. Ci sono, infine, precarizzazione dei rapporti di lavoro e necessità di formazione. Proprio su questo punto, nel corso del 2020 a livello nazionale sono state sviluppate 447 iniziative dedicate alla trattazione e all’approfondimento delle più significative novità legislative e interpretative. Di queste, 87 al Sud e solo 9 in Puglia.

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