Mezzogiorno tra spopolamento, povertà e poche infrastrutture: l'Ue boccia Sud e Puglia

Mezzogiorno tra spopolamento, povertà e poche infrastrutture: l'Ue boccia Sud e Puglia
di Alessio PIGNATELLI
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Lunedì 30 Maggio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 21:31

Dalla grande recessione che colpì anche l’Italia, principalmente nel biennio 2008-2009, alla quanto mai recente crisi post pandemia. È questa micidiale combinazione di due periodi che ha allontanato sempre più il Sud dal Nord. Inglobando in questa discesa anche la Puglia nonostante abbia mostrato una certa resilienza in alcune dinamiche. Indicatori quali ricerca e sviluppo, calo demografico e Pil pro-capite rappresentano plasticamente questi divari. Molto più semplicemente: spiegano una realtà quotidiana dove i servizi sociali sono frammentati e non sempre rispondono in misura sufficiente alle esigenze, le evoluzioni demografiche dell’emigrazione e dello spopolamento al Sud sono particolarmente preoccupanti e i risultati della pubblica amministrazione sono modesti.

Il report

È un documento di 76 pagine realizzato dalla Commissione europea - il Country report che accompagna il documento sulle Raccomandazioni-paese per l’Italia - a fotografare le sofferenze delle regioni meridionali. Al di là di indicatori e cifre, si può sintetizzare: il Sud si spopola, fatica a investire in innovazione, le infrastrutture di trasporto sono scarsamente sviluppate, il lavoro non dichiarato e l’economia sommersa incidono pesantemente.

E il monito di Bruxelles suona chiaro: nonostante misure mirate e temporanee, quali la riduzione dei contributi previdenziali per le nuove assunzioni, «è necessario un approccio più strutturale e strategico al Sud per rafforzare la coesione territoriale nel paese, ad esempio colmando il divario infrastrutturale». Insomma, insiste il report, «ogni ciclo di recessione e ripresa lascia il Sud più indietro».

Le fratture e gli indicatori

Le spaccature nel Paese sono ben visibili attraverso i 9 indicatori presi in considerazione dove nessuna regione meridionale si avvicina agli standard della media europea. E anche la Puglia è bocciata. Vediamone alcuni prendendo in considerazione proprio il Tacco d’Italia. Per quanto riguarda il Pil pro-capite (esprime il livello di ricchezza per abitante prodotto da un territorio), il valore riferimento Ue è 100: la media nazionale è 96, la Puglia è a 62 (al Sud chi fa meglio è l’Abruzzo con 82) mentre la Val d’Aosta è a 125. Passiamo alla produttività: la Puglia si attesta a un valore di 85 e resta lontana dalla media Ue uguale a 100 mentre la Lombardia è prima con 124. Interessante la spesa per ricerca e sviluppo in rapporto al Pil: la nostra regione si ferma allo 0,78% rispetto al 2,19 della media dell’Ue (Campania prima tra le meridionali, in assoluto in Italia svetta il Piemonte).

La desertificazione

C’è poi qualcosa assolutamente di inedito che stravolge antiche e radicate certezze: la variazione della crescita demografica 2011-2019 è stata negativa in tutto il Mezzogiorno (si salva la Campania con un +0,1%) e la Puglia segna un -1,2%. Significa che denatalità e fuga di giovani laureati o diplomati alla ricerca di un posto di lavoro hanno cambiato la nostra società. «Nel 2018 oltre 1,35 milioni di abitanti si è ricollocato all’interno dell’Italia - è la chiosa del documento - un fenomeno che ha contribuito alla perdita complessiva di popolazione al Sud. Tale migrazione interna sta generando un notevole effetto di fuga di cervelli. Tali tendenze potrebbero ostacolare le prospettive economiche a breve e a lungo termine, anche gravando maggiormente sulle finanze pubbliche e con effetti negativi sui livelli di competenze, sull’offerta di lavoro e sulla produttività».

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