Mezzogiorno, addio culle
e l’Istat lancia l’allarme:
«Il Paese mai così vecchio»

Centimetri
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Venerdì 9 Febbraio 2018, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 12:05
Addio culle: gli italiani sono sempre meno. E sempre più attempati. La fotografia scattata dall’Istat nel Rapporto demografico 2017, è un’istantanea da codice rosso: il Paese non dà più natali. E sui registri anagrafici il passivo è storico.
La popolazione residente al primo gennaio 2018 è di 60 milioni 494mila residenti, segnando una diminuzione di 100mila persone sull’anno precedente, in gran parte attribuibile agli italiani. Infatti la componente nazionale scende a 55 milioni 430mila con un calo di 113mila residenti, mentre gli stranieri sono 5 milioni 65mila (+ 12%) e rappresentano l’8,4% dei residenti totali. Ma il 2017 sarà ricordato soprattutto per il nuovo minimo traguardo delle nascite, che hanno toccato il picco del -2% rispetto al 2016 con solo 464mila nuovi nati. I decessi sono stati invece 647mila, 31mila in più del 2016 (+5,1%). Il saldo naturale della popolazione non è mai stato dunque così negativo (-183mila). Nonostante un livello inferiore di nascite, il numero medio di figli per donna, pari a 1,34, risulta invariato rispetto all’anno precedente. Su base regionale la fecondità presenta, come di consueto, significative differenze che vedono primeggiare le regioni del Nord (1,39 figli per donna) nei confronti di quelle Centro (1,28) e del Mezzogiorno (1,30).
La sintesi, nel complesso, è incontestabile: gli italiani invecchiano sempre di più (l’età media della popolazione ha oltrepassato i 45 anni) e fanno meno figli, con l’aspettativa di vita rimasta stabile: 80,6 anni per gli uomini e 84,9 per le donne. Il calo demografico non è uguale per tutte le aree del Paese. Ad esempio Lombardia (+2,1 per mille), Emilia-Romagna (+0,8) e Lazio (+0,4), registrano variazioni di segno positivo.
L’incremento relativo più consistente è quello della Provincia autonoma di Bolzano (+7,1) mentre nella vicina Trento si arriva al +2 per mille. Sopra la media nazionale (-1,6 per mille), seppur contraddistinte da variazioni di segno negativo, anche Toscana (-0,5) e Veneto (-0,8). Nel Mezzogiorno le note più dolenti, con la riduzione di popolazione che risulta più intensa. Il dato della Puglia (-3,6), passata da 4 milioni 063,9 abitanti a 4 milioni 049,3 si inserisce in un quadro negativo che va dalla Campania (-2,1 per mille) al Molise (-6,6).
Se gli italiani dunque diminuiscono ed emigrano di meno grazie anche alla fine della crisi economica e all’aumento dei posti di lavoro, aumentano gli stranieri presenti nel nostro Paese. E la ragione non risiede negli arrivi dei barconi sulle nostre coste ma secondo l’Istat è da ricercare anche nella Brexit. La decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione europea ha infatti influito sui flussi migratori e l’Italia è diventata un “top destination country”.
 
Sono due i motivi di questo effetto domino: aumenta l’appeal del nostro Paese come meta dei migranti internazionali, frena l’uscita dei residenti dall’Italia verso il Regno Unito che, peraltro, ha rappresentato negli ultimi anni la meta di destinazione preferita assieme alla Germania. Una fotografia quella scattata dall’Istat che ha scatenato forti polemiche politiche e la richiesta di una nuova strategia a favore della famiglia per contenere il calo delle nascite.
«I dati dell’Istat dimostrano come il nostro Paese soffra da tempo di un problema di declino demografico e denatalità. Di fronte a questa situazione il Pd è l’unico partito che ha posto, e non da ora, la questione al centro della sua azione politica. Abbiamo previsto nel nostro programma un assegno universale di 240 euro a figlio fino a 18 anni e 80 euro fino a 26, a seconda del reddito», dichiara Tommaso Nannicini, responsabile del programma del Pd.
Il MoVimento 5 Stelle dedica uno dei 20 punti del proprio Programma Politico alle famiglie con figli e prevede di arrivare gradualmente ad uno stanziamento di 17 miliardi di euro annui aggiuntivi per loro sotto forma di rimborsi per i costi degli asili nido, dei pannolini e di assegno di istruzione.
«Certificata una realtà drammatica: le nascite crollano, il numero dei morti aumenta e il disegno di sostituzione etnica che noi abbiamo denunciato è realtà», attacca Giorgia Meloni, rilanciando il piano per la natalità proposto da Fdi e inserito nel programma del centrodestra: «Asili nido gratis e aperti fino a sera e tutto l’anno, reddito bambino da 400 euro per ogni figlio fino a sei anni, congedi parentali pagati». Massimo D’Alema (Leu), da Lecce replica: «I dati dell’Istat dicono che tra il 2016 e il 2017 la popolazione italiana è diminuita di 100 mila abitanti - ha affermato l’esponente di Leu - ciò significa che non siamo un Paese invaso ma un Paese che si spopola e che diventa sempre più vecchio».
«Invece - chiosa - si è diffusa la percezione opposta, seminando paura di fronte ad un problema, quello dell’immigrazione, che va affrontato in modo ragionevole. Bisognerebbe che ognuno, a cominciare da quelli che fomentano questo clima, cambiasse tono».
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