«Da eroi a vittime di gogne mediatiche: rispetto per 358 colleghi morti». La denuncia dei medici per un Primo Maggio amaro

«Da eroi a vittime di gogne mediatiche: rispetto per 358 colleghi morti». La denuncia dei medici per un Primo Maggio amaro
«Da eroi a vittime di gogne mediatiche: rispetto per 358 colleghi morti». La denuncia dei medici per un Primo Maggio amaro
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Venerdì 30 Aprile 2021, 20:42 - Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 11:31

In un anno, tutto è cambiato. A volte, si è del tutto capovolto. «Da eroi della pandemia a vittime di gogne mediatiche, di aggressioni vere e proprie, del loro stesso lavoro: fatto di turni massacranti, gap nella sicurezza, diritti contrattuali negati o fatti apparire come concessioni o privilegi. È un Primo Maggio amaro per i medici».

La lettera 

 

Le dichiarazioni sono del presidente della Federazione degli Ordine dei medici, Filippo Anelli. «Non ci è mai piaciuta la narrazione dei medici eroi - scrive in una lettera sul portale della Federazione - anche se molti colleghi hanno dimostrato di esserlo davvero durante la pandemia. Non ci piace perché fallace: da un eroe ci si aspetta che sia invincibile, immortale, e questo diventa quasi un pretesto per chiedergli l'impossibile, sino a pretendere che rinunci ai suoi diritti di uomo, di cittadino, di lavoratore. Al diritto alla salute, alla sicurezza, alla vita, persino.

A quello del rispetto delle norme contrattuali e a una giusta remunerazione. E ultimo, ma non per importanza, a quello alla serenità e alla dignità».

È per questo - aggiunge - «che non possiamo rimanere indifferenti di fronte ai diritti negati. Di fronte ai turni massacranti, agli straordinari non retribuiti, alle ferie non concesse, alle maternità procrastinate sine die, alle remunerazioni non commisurate al lavoro. Alle carenze di personale, che costringono ad esempio gli stessi anestesisti ad assistere, nelle rianimazioni, i malati di Covid e nel contempo i pazienti che si sottopongono a interventi chirurgici. Alle carenze nella sicurezza, che è diritto fondamentale di ogni lavoratore e presupposto della sicurezza delle cure».

L'appello: «Rispetto per 358 colleghi morti»

 

«Chiediamo rispetto - è l'appello - rispetto per i 358 colleghi che hanno perso la vita; per tutti quelli che si sono contagiati; per tutti i 455mila medici e odontoiatri che non si non si sono tirati indietro prima, di fronte a un virus sconosciuto, e che non si tirano indietro ora, di fronte a una campagna vaccinale senza precedenti»

E allora l'augurio è che, dalle istituzioni, «arrivino questi segni tangibili di vicinanza. Che arrivino finalmente vaccini per tutti cittadini, in tutte le Regioni, e a tutti i medici. Che i contratti di lavoro siano rispettati e rinnovati, con turni adeguati, riposi sufficienti, e remunerazioni giuste. Che sia garantita la sicurezza sul lavoro: perché un medico stanco, spaventato, sottoposto a pressioni di ogni tipo non riesce ad assicurare prestazioni al top».

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