Mappatura del radon: parte il monitoraggio

Mappatura del radon: parte il monitoraggio
di Maurizio TARANTINO
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Domenica 25 Febbraio 2018, 20:33
Scadrà tra poco più di un anno la mappatura del radon richiesta dalla Regione Puglia. Ma siccome il monitoraggio deve durare 12 mesi (6 mesi più 6 mesi), bisogna installare adesso i dosimetri per misurare il gas: chi non lo farà rischia di vedersi revocata l’agibilità con conseguente chiusura dell’attività.
Il termine ultimo per ottenere i risultati dei rilevamenti, infatti, è fissato per l’11 febbraio 2019, dalla legge regionale numero 30 del 2016 (“Norme in materia di riduzione delle esposizioni alla radioattività naturale derivante dal gas radon in ambiente chiso”). Da quella data i Comuni avranno tempo 30 giorni per trasmettere i risultati delle misurazioni arrivate dai privati o dagli enti. Un obbligo che riguarda locali aperti agli utenti, insistenti a piano terra, seminterrato ed interrato, con la differenza che gli studi privati o gli esercizi commerciali possono limitare i controlli al piano terra, le amministrazioni pubbliche, le scuole o gli ospedali invece devono verificare ogni piano dell’edificio preso in considerazione. Sono esentati dagli obblighi di misurazione i locali a piano terra con superficie non superiore a 20 metri quadrati.
Da tempo la Confersecenti sta sensibilizzando gli associati come sottolinea il direttore Antonio Schipa con incontri e informazioni dedicate al problema: «Per troppo tempo si è sottovalutata la situazione, adesso c’è una legge chiara che impone l’obbligo a tutti i commercianti di intervenire. Il radon è la seconda causa di tumore al polmone nel mondo e gli edifici devono essere messi a norma».
Nel 2016 ci fu un monitoraggio compiuto in oltre 400 scuole e alcuni edifici privati della Provincia di Lecce. I risultati dimostrarono le criticità in alcuni Comuni del territorio, come Casarano e San Donato, poi Corigliano e Melpignano, e a seguire Campi Salentina, Surbo, San Cesario, Soleto, Neviano, Salve, Morciano, Poggiardo, Diso e Castro. Indicazioni generiche che con il completamento degli esami dovuti con l’obbligo di legge potranno essere più precise, garantendo una mappa dettagliata delle esposizioni.
«È ormai ampiamente dimostrato - spiega l’ingegnere Pasquale Melpignano - che una prolungata esposizione ad elevate concentrazioni di radon accresce il rischio di sviluppo di tumore polmonare. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato il radon come agente cancerogeno di gruppo l, ossia come una sostanza per la quale vi è evidenza accertata di cancerogenicità anche negli esseri umani. II radon è collocato al secondo posto come causa di tumori polmonari dopo il fumo di tabacco». Si tratta di un gas inerte inodore, incolore e radioattivo, prodotto dal decadimento del radio, a sua volta prodotto da decadimenti successivi dell’uranio, presente in quantità diverse in tutta la crosta terrestre. Le radiazioni ionizzanti di tipo alfa formano i “figli del radon”. Suolo, rocce, materiali da costruzione (tufo, granito) e falde acquifere sono le principali sorgenti di radon. In generale, il meccanismo che permette al radon di penetrare nei luoghi chiusi è la piccola depressione che esiste tra l’interno degli edifici ed il suolo, dovuta alla differenza di temperatura tra l’interno (più caldo) dell’edificio e l’esterno (più freddo) che permette l’aspirazione dell’aria dal suolo, ricca di radon, verso l’interno dell’edificio. La maggior parte del radon che viene inalato è espirata quasi totalmente prima che decada (una piccola quantità si trasferisce nei polmoni, nel sangue e, quindi, negli altri organi), mentre i prodotti di decadimento inalati, in gran parte attaccati al particolato sempre presente in aria, si depositano sulle pareti dell’apparato respiratorio e da qui irraggiano (tramite le radiazioni alfa) le cellule dei bronchi. Il dna delle cellule colpite può essere danneggiato e se i meccanismi di riparazione cellulare non sono sufficienti, si può sviluppare, anche a distanza di anni, un tumore polmonare
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