Legge regionale fine vita, Tatarano: «Proposta positiva ma è un primo passo. Subito una norma nazionale»

Legge regionale fine vita, Tatarano: «Proposta positiva ma è un primo passo. Subito una norma nazionale»
di Giuseppe ANDRIANI
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Giovedì 28 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:30

Sergio Tatarano, presidente della Cellula Luca Coscioni di Francavilla Fontana, lei ha scritto un libro intitolato “Fine vita”. La Puglia ci prova con una legge regionale ed è la prima volta in Italia. 
«Sicuramente è un fatto positivo e meritorio. Questo va riconosciuto, innanzitutto al promotore Fabiano Amati e a tutto il Consiglio regionale. Siamo reduci da una bruciatura che è il mancato referendum, che chiedeva la depenalizzazione dell’eutanasia. Questa legge si limita a rendere concretamente applicabile la sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato. Però è chiaramente un fatto importante, che sollecita il Parlamento a intervenire su una materia sulla quale sono stati fatti dei passi in avanti solo grazie a sacrifici umani e politici di alcune persone e di alcune associazioni, come la Coscioni».

Il fronte del no alla legge regionale parla di incostituzionalità della norma. Dopo il fallimento del referendum, per lo stesso motivo, la Regione ci prova così. La vostra posizione su questo? 
«Noi abbiamo le norme del codice penale che vietano l’eutanasia.

Questo intervento è semplicemente volto a colmare una lacuna nell’applicazione pratica delle conseguenze di una sentenza della Corte sul suicidio assistito. Come dicevo prima: la legge regionale avrebbe una portata limitata alla semplice attuazione pratica di questa sentenza. Ecco perché era importante fare un referendum per completare il processo che ha portato dalla legge sul testamento biologico al tentativo di scrivere una legge sulla cosiddetta eutanasia attiva e l’abrogazione di una delle norme del codice penale. E invece, per ora, siamo indietro». 

Ha letto la posizione della Conferenza Episcopale? I vescovi dicono no alla proposta di legge e chiedono un livello più alto di cure palliative?
«La Chiesa fa il suo, per quanto Papa Francesco abbia aperto spesso su alcuni argomenti da cui l’istituzione è sempre stata lontana. Segnalo un approccio differente da parte del papa. La politica va molto a rilento, per questo credo che lo scatto d’orgoglio della Regione Puglia sia un fatto estremamente positivo. Dagli enti locali spesso arrivano delle sollecitazioni che il Parlamento è più restio a recepire».

Nella sua prospettiva la proposta di legge regionale è propedeutica a una legge nazionale. Sbaglio?
«Opporsi al tentativo di avere una legge sul fine vita è come voler fermare un fiume con le mani. L’evoluzione va in questa direzione, anche il modo in cui è cambiato il vivere la malattia. Oggi non si muore come avveniva decenni fa. La medicina è diventata delle volte una forma di costrizione piuttosto che un’opportunità. E dobbiamo anche adeguarci a questo. Non possiamo pensare di protrarre la nostra esistenza oltre ogni limite. Questo lo pensa anche la Chiesa, non siamo d’accordo su quale sia il limite. E secondo noi è definito dalla persona interessata, non può essere istituzionalizzato. Altrimenti non avremmo davvero una legge laica e liberale».
 

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