Legge regionale fine vita, Mantovano: «Norma incostituzionale. È come se Trenitalia decidesse sugli aerei»

Legge regionale fine vita, Mantovano: «Norma incostituzionale. È come se Trenitalia decidesse sugli aerei»
di Giuseppe ANDRIANI
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Giovedì 28 Luglio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:30

Alfredo Mantovano, sottosegretario dell’Interno dal 2001 al 2011, parlamentare per 17 anni in area centrodestra, lei si è più volte battuto per il no all’eutanasia e al suicidio assistito. La Regione Puglia prova una “fuga in avanti”. È la prima volta.
«Non è un caso che sia la prima volta. La Regione non ha competenza in materia. È come se Trenitalia organizzasse dei viaggi in aereo. La materia di cui si occupa questo disegno di legge incide sui diritti, ma non basta chiamare in causa l’articolo 32 della Costituzione, ci sono prima gli articoli 2 e 3, non si possono ignorare. La tutela dei diritti dev’essere omogenea sull’intero territorio nazionale, non può variare territorialmente. Leggevo nella relazione che accompagna la proposta di legge che vi sarebbe una competenza concorrente della Regione, ma non è così. Stiamo parlando di una procedura che in determinate condizioni provoca la morte di una persona, questo non ricade nell’autonomia regionale. I livelli essenziali delle prestazioni sono materia esclusiva dello Stato, la Regione non è competente. E già per questo sarebbe da chiudere il discorso». 

Entrando nel merito: perché è contrario alla legge?
«Ripeto: è come discutere dell’orario degli aerei deciso da Trenitalia.

Il primo argomento chiude ogni discussione».

E nel merito della proposta di legge?
«Il disegno di legge riporta una sentenza della Corte Costituzionale sul suicidio assistito. Già da questa sentenza viene fuori la conferma del punto di partenza: la Regione non ha competenza. La Corte individua come interlocutore il Parlamento, non il Consiglio regionale. Faccio un passo indietro: la sentenza della Consulta n. 242/19 viene fuori perché nel 2018 la stessa Corte Costituzionale aveva emesso nello stesso giudizio un’ordinanza, la n. 207, con la quale dava dieci mesi di tempo al Parlamento per legiferare: cosa che il Parlamento poi non ha fatto. Ma l’ordinanza, come la successiva sentenza, hanno parlato sempre di Parlamento, mai di Regioni o Conferenza Stato-Regioni. Premesso questo, e già questo basterebbe, nel merito la proposta è estremamente approssimativa anche nella terminologia che adopera, perché spesso usa termini non tecnici».

Vale a dire? 
«Che vuol dire “mantenimento artificiale in vita”? E poi manca un requisito essenziale, cioè che il paziente abbia prima completato le cure palliative. La Corte Costituzionale l’ha posto come pregiudiziale. Se il dolore è intollerabile, si prova prima una terapia per ridurlo: una volta ridotto, va verificato se la scelta del paziente resta la stessa. Questo aspetto nella proposta di legge non c’è. È tutto molto approssimativo. Si parla di parere del comitato etico, ma non c’è una disciplina omogenea a livello nazionale sui comitati etici: quale comitato sarà abilitato al rilascio del parere? La Regione si sostituisce allo Stato anche in questo? La cosa che colpisce è che la Regione invece di avventurarsi in normative palesemente incostituzionali, non si occupa di garantire le cure palliative e i servizi domiciliari di assistenza che possono rendere meno gravosa una patologia terminale. Mi attendo che ci sia supporto, anche psicologico, dei disabili e dei pazienti gravi, non che si faccia una legge sul fine vita».
 

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