Royalty sul carbone, polemica in Regione. Amati: «Quei soldi sterco del diavolo», ma la maggioranza "apre"

Royalty sul carbone, polemica in Regione. Amati: «Quei soldi sterco del diavolo», ma la maggioranza "apre"
di Giuseppe ANDRIANI
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Sabato 22 Ottobre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 17:16

Sconti in bolletta per i pugliesi, ma l’approvazione della legge regionale sulle compensazioni dagli impianti energetici continua a far discutere. Tutti d’accordo sullo sconto in bolletta, ma non sulle modalità e soprattutto emerge lo scontro sui produttori di energia elettrica dal carbone, di fatto sulla centrale Enel di Cerano. Attualmente attiva, per volere del governo centrale, è inserita nell’Articolo 1 della legge, quello che comprende tutti gli impianti che producono energia. Non c’è, però, sul carbone la royalty prevista per i produttori di gas (di fatto Tap e Snam saranno chiamate a versare, secondo l’Articolo 2 del testo approvato dal consiglio regionale, il 3% del valore commerciale del gas trasportato in Puglia). Era incentrato su questo l’emendamento presentato dall’opposizione già mercoledì sera, che è stato poi bocciato. Qui, però, la situazione appare più complessa e incerta in ottica futura. 
Dai banchi della maggioranza mercoledì è arrivato l’appello all’opposizione: votate a favore della legge, poi insieme si farà una seconda norma sull’energia elettrica prodotta tramite carbone. Appello caduto nel vuoto, perché al momento del voto l’opposizione si è defilata, con i consiglieri che sono usciti dall’Aula e hanno preferito astenersi. E ora? La maggioranza non è coesa sul punto. La mozione presentata dall’opposizione è stata accolta favorevolmente dall’assessore Alessandro Delli Noci, che si era detto favorevole all’integrazione: del resto, la legge era il frutto di tre diverse proposte. Ieri, invece, Fabiano Amati ha spiegato il suo no alle royalty sul carbone. «Dalla produzione di energia dal carbone bisogna uscire al più presto. Altro che compensazioni. Chiedere soldi per la produzione a carbone significa dare a mangiare alle persone lo sterco del demonio. Vorrei ricordare che stiamo uscendo dal carbone e che ci siamo rientrati per decisione obbligata del Governo nazionale a causa dell’invasione russa dell’Ucraina - prosegue il consigliere di maggioranza, che era il primo firmatario di una delle tre proposte -. Noi dobbiamo mantenere il programma industriale di uscita dal carbone, in particolare per la centrale di Cerano». Amati sulla questione è duro tanto nei modi quanto nel concetto di fondo: «Chiedere soldi di compensazione significherebbe legittimare la produzione a carbone, mettendoci dalla parte degli inquinatori. Io non desidero nemmeno un euro da compensazioni per produzione a carbone, perché il carbone non deve vivere tra noi per farci morire. Accetterò, dunque, ogni proposta di legge per bandire la produzione a carbone, ma nessuna proposta per riportarla in auge. E su questo sarò intransigente».

L'opposizione spinge

Dall’opposizione, invece, si alza il grido per le compensazioni dalla centrale Enel di Cerano. E se Paolo Pagliaro parla dell’impianto come di «una ferita ancora aperta nel cuore del Salento» e di 25 anni di battaglie, Fratelli d’Italia torna alla carica sul punto. La battaglia in Consiglio regionale sul tema delle compensazioni energetiche è tutt’altro che finita.
Dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani arriva una frecciatina sul “metodo” ma anche un applauso nel merito: «Pur criticando il mancato coinvolgimento in prima lettura - spiega una nota di Anci, firmata dal presidente pugliese Ettore Caroppo -, salutiamo con notevole favore l’approvazione della legge.

Un passaggio normativo importante in questa fase in cui la grave crisi in atto impone di sostenere e accelerare la transizione e la riconversione energetica e contestualmente, di mitigarne e compensarne gli effetti ambientali sui territori, favorendo positive ripercussioni economico sociali per le comunità. Finalmente ed inequivocabilmente con questa norma, si riconosce in Puglia l’importanza di realizzare impianti da fonti rinnovabili, ma a determinate condizioni e a fronte di adeguate compensazioni. Si passa di fatto da un no categorico a un si condizionato alla presenza di importanti ricadute». Ma non è finita qui.

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