Allarme del capo dei Vigili: «Gruppi venuti da fuori solo per fare danno». I “NoTap” confermano: «Il Comitato non c'entra»

Allarme del capo dei Vigili: «Gruppi venuti da fuori solo per fare danno». I “NoTap” confermano: «Il Comitato non c'entra»
di Mauro BORTONE
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Giovedì 6 Aprile 2017, 17:59 - Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 10:42

MELENDUGNO - «Personaggi giunti da varie parti d’Italia hanno dissacrato il nostro Territorio, martoriato la culla dei nostri avi, San Basilio»: a lanciare l’allarme è il comandante della polizia municipale di Melendugno, Antonio Nahi. Lo fa con un post su Facebook, in cui ha commentato la distruzione di un muretto a secco millenario, avvenuta nella notte tra mercoledì e giovedì, a San Foca, nei pressi del cantiere Tap.
È un altro increscioso episodio di vandalismo, dopo quelli registrati negli ultimi due giorni, a minare la serenità della stessa comunità locale, proprio mentre la contesa sull’espianto degli ulivi e sulle relative autorizzazioni tra la Trans Adriatic Pipeline e gli antigasdotto si è spostata sui tavoli tecnici.
Nel lungo intervento, Nahi lancia un appello alla civiltà non solo in qualità di capo dei vigili ma soprattutto come cittadino “indignato, amareggiato e profondamente ferito” dall’accaduto: «Un muro millenario è stato abbattuto – racconta - per farne una sorta di barricata e impedire ogni transito veicolare. Noi non abbiamo bisogno di questa gente che si è appropriata in maniera inqualificabile di una lotta civile condotta fino ad oggi con dignità e identità».
Il comandante si spinge a chiedere senza mezzi termini di disertare il presidio «dove sembrano tornate le masnade saracene». La considerazione ha scatenato diverse reazioni, tra chi si dissocia dai fatti di San Basilio, a chi li condanna, passando per chi chiede spiegazioni. Il comandante ha aggiunto di aver ricevuto «notizie sempre più preoccupanti dal cantiere Tap» dove non sarebbe più possibile instaurare «tavole rotonde e strategie pacifiche» perché «in poche ore è cambiato tutto»: «Fino a mercoledì sera – dichiara - avevo possibilità di colloquio e perfino intese. L’ho fatto per reincappucciare gli olivi, portare le autobotti d’acqua, dare il cambio ai vigilanti, far riprendere i lavori, il tutto in maniera pacifica e civile anche se per ogni cosa ho dovuto presenziare o aspettare risposte da assemblee estemporanee. Da mercoledì notte la situazione è precipitata, non c’è possibilità di colloquio alcuno». Nahi ha annunciato di voler denunciare penalmente alle autorità i danneggiamenti stradali e gli scempi perpetrati.
Nella zona, infatti, è stata di nuovo divelta la rete del cantiere Tap e le grate utilizzate per innalzare barriere sulle strade interpoderali con cui inibire l’accesso dei mezzi. Azioni che hanno provocato lo sdegno, in primis, del comitato “No Tap”, che respinge ogni addebito e si dissocia apertamente: «È certo – precisa uno dei portavoce, Gianluca Maggiore -, che questi gesti non sono riconducibili a noi che da cinque anni portiamo avanti questa battaglia. Purtroppo – ha asserito - si è attivato un sistema perverso che non abbiamo voluto: c’è chi prende iniziative personali e ne pagherà le conseguenze, suppongo. Non penso che nessuno di Melendugno avrebbe mai compiuto un gesto del genere».
Del resto, la battaglia del comitato si è distinta come rispettosa e votata alla non violenza, tanto da meritarsi elogi e riconoscimenti per la sua esemplarità: esiste, peraltro, tra gli attivisti un “codice etico” o “manuale per le istruzioni” che impone il rispetto dei luoghi con l’obbligo di raccogliere anche le cicche dalle zone presidiate. Ma stando alla testimonianza di Nahi, al presidio, oggi non ci sarebbero più persone riconducibili al comitato ma soggetti venuti da fuori che sono confusi alla protesta e utilizzano metodi in contrasto con le istanze ambientaliste.
Un indizio arriva dalla pagina “Notavinfo” in cui compaiono foto delle barricate e un messaggio dal sapore quasi di rivendicazione delle azioni: «Non ci potranno più essere momenti di mediazione con Tap – si legge -, né moi né mai. La maschera della contrattazione è caduta, sancendo la natura violenta dell’opera e i suoi esecutori verso il territorio e la popolazione che lo abita». Si fa riferimento a «scazzamurieddhri» ed «elfi» che «pieni di rabbia per il torto subito» nottetempo «hanno smontato i cantieri per costruire barriere contro l’usurpatore».
I sindaci “No Tap” in una nota stigmatizzano l’accaduto ribadendo la natura civile del dissenso con cui hanno manifestato in tutte le sedi contro il gasdotto Tap, presenziando davanti al cantiere.

Da qui l’appello al «buon senso»: «Il presidio – dichiarano - resti il luogo del confronto democratico e pacifico, aperto alla partecipazione di tutti». Anche il sindaco di Melendugno, Marco Potì, reduce da un incontro tecnico a Bari per le osservazioni sul tunnel del gasdotto, riafferma la natura pacifica della protesta «a mani nude»: «Deve restare tale perché vogliamo contare sulla società civile: isoliamo i violenti». Poi ha annunciato: «Con il comitato No Tap e i miei concittadini c’impegneremo per ripristinare lo stato dei luoghi».

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