Lavoro, in Puglia oltre 70mila con il Reddito di cittadinanza ma senza cercare lavoro

Lavoro, in Puglia oltre 70mila con il Reddito di cittadinanza ma senza cercare lavoro
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Mercoledì 8 Marzo 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 09:32

Oltre 70mila pugliesi percettori del Reddito di cittadinanza (RdC) non hanno mai messo piede in un Centro per l’impiego. Il dato riguarda, in particolare, i cosiddetti “occupabili”, ovvero i beneficiari della misura di sostegno che - in base alla legge - avrebbero dovuto essere accompagnati al lavoro. Proprio pensando a loro il Governo Meloni ha ritenuto di modificare il Reddito di cittadinanza - che andrà definitivamente in soffitta a partire dall’1 gennaio 2024 - stringendo le maglie per poterlo richiedere e ottenere e varando, a partire dal prossimo settembre, la “Mia”, ovvero Misura per l’inclusione attiva. 

Cosa cambia

Il Reddito potrà essere chiesto fino al 31 agosto prossimo e comunque sarà erogato al massimo fino a fine anno. La Mia, che lo sostituirà, abbassa innanzitutto l’asticella dell’Isee: ne avranno diritto soltanto i nuclei familiari con un Isee inferiore ai 7.200 euro, mentre prima tale limite era fissato a 9.360 euro. Taglia le somme degli assegni di circa il 30% e poi suddivide la platea dei potenziali beneficiari tra famiglie con over 60, minori o disabili e quelle senza queste categorie. Il nuovo sistema - che accorcia anche i periodi coperti dalla Mia - mira a spingere quanto più possibile gli “occupabili” a cercarsi un lavoro, estendendo la possibilità di mantenere l’assegno anche a fronte di retribuzioni fino a tremila euro l’anno per tutti i tipi di lavoro dipendente. 
Del resto, la fotografia scattata da Inps e Anpal, l’Agenzia nazionale per le Politiche attive del lavoro, restituisce un quadro sul quale aprire una riflessione appare doveroso. Se la maggior parte dei percettori si trova nel Sud Italia (44,9%) e se è sempre nel Mezzogiorno che si riscontra, fra i percettori, la più vasta platea di occupabili (48,3%), è al Nord che si registra il maggior numero di persone occupate anche grazie ai percorsi delineati dal Reddito di Cittadinanza ed è ancora al Nord che si trovano le percentuali più alte di sottoscrittori dei Patti per il lavoro, cioè di coloro i quali si sono presentati a un Centro per l’impiego chiedendo aiuto per cercare un’occupazione. 

I dati pugliesi

In Puglia a mancare l’appuntamento con i Cpi è stato il 65% della platea complessiva degli occupabili e questo in aperta violazione di quanto stabilito dalla legge voluta dal Movimento Cinque Stelle nel 2019 e che prevede, pena la decadenza o l’annullamento della domanda di beneficio, che i percettori di Reddito di Cittadinanza siano tenuti alla sottoscrizione di un Patto per il lavoro (Ppl) «che si sostanzia nella adesione a percorsi di inserimento al lavoro che presuppongano azioni specifiche di formazione, orientamento, accompagnamento al lavoro». Sono esonerati soltanto «i beneficiari con carichi di cura legati alla presenza di soggetti minori di tre anni di età o di componenti del nucleo familiare con disabilità grave o non autosufficienti, ovvero i frequentanti corsi di formazione e gli occupati che però possono aderire e sottoscrivere comunque il Patto per il Lavoro se mantengono lo stato di disoccupazione o presentano redditi da lavoro inferiori a 8.000 euro se autonomi o a 4.800 euro se alle dipendenze». 
Così, se l’ex premier Mario Draghi aveva ridotto da tre a due le offerte di lavoro rifiutabili prima di perdere il sussidio, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha stretto ancora di più le maglie delle modalità di accesso alla misura di sostegno.

Nell’ultima legge di Bilancio - che ha tracciato il percorso per la “Mia” - non solo è stato stabilito, infatti, che il Reddito sarà definitivamente abolito dal 1° gennaio 2024, ma anche che il beneficio decadrà nel momento in cui si rifiuterà la prima offerta di lavoro. E qui il dibattito politico resta molto vivace fra quanti la ritengono una scelta condivisibile - Carlo Calenda di Azione, per citare un nome fra le file delle opposizioni parlamentari - e quanti, al contrario, la osteggiano convinti che non si farà altro che peggiorare la povertà già dilagante nel nostro Paese. Quel che è certo è che resta il lavoro la vera emergenza da risolvere: crearne di più, ridurre il lavoro nero, intervenire sull’inflazione per impedire che un numero sempre maggiore di lavoratori abbia difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena, come - soprattutto al Sud - sta ora avvenendo. Si vedrà quale sarà, alla fine, la ricetta offerta dal Governo e dalla maggioranza parlamentare per risollevare il Paese. 

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