La laurea è ancora un trampolino di lancio: quasi sette pugliesi su 10 trovano un posto di lavoro ad un anno dal titolo

La laurea è ancora un trampolino di lancio: quasi sette pugliesi su 10 trovano un posto di lavoro ad un anno dal titolo
di Maria Claudia MINERVA
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Domenica 27 Giugno 2021, 05:00

Laurearsi conviene ancora. Lo abbiamo detto solo qualche giorno fa analizzando i numeri dell’ultimo rapporto Almalaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati. Infatti, chi ha conseguito un titolo triennale o magistrale già dopo un anno riesce a trovare lavoro, a distanza di cinque anni la percentuale degli occupati stabilmente cresce ancora di più.I dati del rapporto Almalaurea dimostrano che anche per i laureati delle università della Puglia il titolo dà più chance di occupazione, sia ad uno che a cinque anni dal conseguimento. Infatti, quasi 7 su dieci laureati di primo livello (triennale) nel 2019 risultano essere occupati (la rilevazione è stata fatta nel 2020 su 8.962 laureati) ad un anno dal titolo. La percentuale è precisamente del 67,1%, su una media italiana del 69,2%. Di questi, il 67,5 ha iniziato a lavorare subito dopo la laurea, mentre il 22,3% ha un lavoro part-time. In media guadagnano 1.265 euro netti, contro i 1.270 euro della media nazionale.
Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? Almalaurea ha preso in esame l’efficacia del titolo, che combina la richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo, nel lavoro, delle competenze apprese all’università. Ebbene il 67,4% degli occupati pugliesi considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Più nel dettaglio, il 56,7% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’Università.

I laureati di secondo livello

Cosa succede, invece, per i laureati pugliesi di secondo livello? Nel 2019 i contattati dopo un anno dal titolo, cioè nel 2020, sono 5.487 (di cui 3.666 magistrali biennali e 1.821 magistrali a ciclo unico) del 2015 contattati a cinque anni risultano invece 5.501 di cui 3.443 magistrali biennali e 1.989 magistrali a ciclo unico. Tra i laureati di secondo livello, il tasso di occupazione (si considerano occupati quanti sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è pari al 57,1% (62,5% tra i magistrali biennali e 48,5% tra i magistrali a ciclo unico).

Il tasso di disoccupazione, calcolato sulle forze di lavoro, è invece del 25,6% (24,8% tra i magistrali biennali e 27,2% tra i magistrali a ciclo unico). Il 21,6% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, l’11,7% ha invece cambiato lavoro; il 66,6% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Tra i laureati magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 25,3%, 13,0% e 61,6%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 12,3%, 8,3% e 79,4%. Il 19,5% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato mentre il 36,9% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). Il 14,4% svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.).

Le lauree magistrali

Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 23,1%, 37,1% e 8,7%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 10,3%, 36,4% e 28,9%. Il lavoro part-time ha coinvolto il 27,1% degli occupati. Mentre la retribuzione è in media di 1.226 euro mensili netti (1.191 euro per i magistrali biennali e 1.317 euro per i magistrali a ciclo unico). Anche in questo caso il 66,8% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo. 
Il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2015, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, è di quasi 8 su dieci, pari all’83,5% (82,9% per i magistrali biennali e 84,3% per i magistrali a ciclo unico). Il tasso di disoccupazione invece dell’8,4% (9,4% per i magistrali biennali e 6,8% per i magistrali a ciclo unico). Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato sono il 51,2%, mentre gli occupati che svolgono un lavoro non standard sono il 18,3%. Ìl 23% svolge, infine, un lavoro autonomo.

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