La seconda ondata? Un terremoto. L'Istat sull'ultimo trimestre del 2020 rispetto alla media degli anni precedenti: «In Puglia +30,5% di mortalità»

La seconda ondata? Un terremoto. L'Istat sull'ultimo trimestre del 2020 rispetto alla media degli anni precedenti: «In Puglia +30,5% di mortalità»
di Alessio Pignatelli
3 Minuti di Lettura
Domenica 28 Marzo 2021, 12:01 - Ultimo aggiornamento: 20:00

Crollano natalità e matrimoni, sale la percentuale dei decessi. È la drammatica fotografia della pandemia che incide pesantemente sulla crisi demografica. In tutto il Paese e in Puglia: spicca nella nostra regione l'eccesso di mortalità nell'ultimo trimestre 2020 rispetto alla media degli anni 2015-2019 con un più 30,5%.
Il report dell'Istat certifica quanto immaginabile. L'anno scorso il Covid ha impattato su tutta Italia. Al 31 dicembre 2020 la popolazione residente è inferiore di quasi 384 mila unità rispetto all'inizio dell'anno, si registra un nuovo minimo storico di nascite dall'unità d'Italia, un massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra e una forte riduzione dei movimenti migratori.

Nel corso della prima ondata dell'epidemia (marzo-maggio 2020), in raffronto alla media dello stesso periodo dei 5 anni precedenti, l'aumento di decessi si è concentrato nelle regioni del Nord (+61,1% nel complesso del periodo). Nel Mezzogiorno, purtroppo, la Puglia (+11,6%) fa rilevare valori ben al di sopra di quello medio dell'intera area (+5,1%). Se si prende in considerazione l'eccesso di mortalità nell'ultimo trimestre 2020 rispetto alla media degli anni 2015-2019, la nostra regione segna come detto un +30,5%.

I DATI NAZIONALI

A livello nazionale, se l'incremento dei decessi negli ultimi mesi del 2020 è in linea con quello della prima ondata (+32,3%), si osserva una distribuzione geografica profondamente cambiata. Sebbene il prezzo più alto in termini di eccesso di mortalità sia pagato ancora una volta dal Nord (+40,0%), diventa consistente anche nelle regioni del Centro (+24,2%) e del Mezzogiorno (+26,1%) relativamente risparmiate durante la prima fase grazie alle rigide misure di lockdown nazionale: anche la Puglia, quindi, si è trovata a fronteggiare per la prima volta un incremento importante di decessi per Covid-19.

NUOVE NASCITE AL MINIMO STORICO

In questo quadro fosco, c'è un altro dato che accompagna negativamente la mortalità. È quello relativo alla natalità: bisogna risalire all'Unità d'Italia per avere così pochi bambini nati nel nostro Paese.

La pandemia dunque non ha inciso soltanto sui decessi, mai così tanti dal secondo dopoguerra ma anche sulle nascite, amplificando la tendenza al declino di popolazione in atto dal 2015. Tanto per intendersi: nel 2020 i bambini nati, iscritti all'anagrafe, sono stati 404.104 con una diminuzione di quasi 16mila rispetto al 2019 pari a -3,8%. La geografia delle nascite mostra un calo generalizzato più accentuato al Nord-ovest (-4,6%) e al Sud (-4,0%).

L'anno scorso, rileva ancora Istat, «il divario tra nascite e decessi è secondo solo a quello record del 1918 (-648 mila), quando l'epidemia di spagnola contribuì a determinare quasi la metà degli 1,3 milioni dei decessi registrati in quell'anno». Le ragioni della denatalità che colpisce anche il Sud, secondo l'istituto di statistica, vanno ricercate nei fattori che hanno contribuito al trend negativo dell'ultimo decennio ovvero progressiva riduzione della popolazione in età feconda e il clima di incertezza per il futuro.

SFIDUCIA NEL FUTURO

Insomma, alla sfiducia e alla precarietà che già caratterizzavano le giovani generazioni si è aggiunto il Covid. Se nel periodo gennaio-febbraio 2020 i matrimoni mostrano addirittura un aumento percentuale rispetto allo stesso bimestre del 2019 (+10,7%), è con l'inizio di marzo che si assiste a una drammatica inversione di tendenza. Le misure di contenimento del contagio - sospensione delle cerimonie civili e religiose, limitazioni alla mobilità delle persone, divieto di organizzare eventi - hanno avuto dirette ripercussioni sulle celebrazioni dei matrimoni producendo un calo di quasi l'81% rispetto allo stesso trimestre del 2019: -96,6% i matrimoni religiosi, -70,4% quelli civili.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA