La Regione commissaria le residenze per anziani

La Regione commissaria le residenze per anziani
di Vincenzo DAMIANI
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Giovedì 16 Aprile 2020, 08:38
L'emergenza in Puglia adesso si chiama Rsa: le residenze sanitarie, in particolare quelle per anziani, si sono trasformate in focolai di coronavirus, degli oltre 3mila contagi complessivi, circa 800 si sono verificati nelle strutture private. Per questo motivo, oltre alle diverse Procure (Bari, Trani, Taranto e Lecce), si è mossa anche la Regione per evitare ulteriore diffusione e altre vittime. Nella sostanza, si tratta di un commissariamento quello che la task force regionale ha deciso di mettere in atto, il piano - presentato ieri alle associazioni rappresentative delle residenze sanitarie e sociosanitarie extraospedaliere infatti prevede anche l'intervento diretto di medici e infermieri delle Asl in sostituzione del personale interno.

Ecco alcune delle principali azioni che verranno messe in campo per riportare alla normalità la situazione: tamponi a tappeto su ospiti e operatori delle Rsa e Rssa, i test verranno ripetuti a distanza di 14 giorni; creazione anche con una riorganizzazione logistica degli spazi già esistenti - di aree Covid dove isolare i pazienti positivi, dove non sia necessario il ricovero in ospedale, e aree Covid free destinate ad ospitare i soggetti non contagiati e assistiti da altro personale per evitare qualsiasi forma di contatto con i pazienti positivi. Gli operatori delle Asl saranno a disposizione per monitorare le condizioni di salute degli ospiti e intervenire con terapie specifiche Covid. In particolare, è previsto l'impiego di medici geriatri, pneuomologi, radiologi, igienisti e specialisti di medicina interna. Inoltre, verranno distribuiti kit completi di dispositivi di protezione individuale. Infine, tutte le strutture socio sanitarie resteranno sotto monitoraggio delle Asl, la situazione di ospiti e operatori verrà aggiornata quotidianamente per poter individuare in tempi rapidi l'eventuale insorgenza di nuovi casi di positività al virus. Dovranno essere garantiti, attraverso tablet e smartphone, contatti giornalieri tra ospiti e famigliari.

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All'incontro in videoconferenza - ha partecipato il presidente Michele Emiliano con il direttore del dipartimento Politiche della Salute, Vito Montanaro. «Il piano spiega Montanaro - sarà attuato anche con un rafforzamento delle attività sanitarie garantite dalla Asl, con l'ausilio di operatori sanitari del servizio pubblico. È necessario salvaguardare il settore delle residenze sanitarie assistenziali, che assiste giornalmente con dedizione una fascia di popolazione molto fragile». Il piano servirà a gestire sia la fase emergenziale che la successiva fase a medio e lungo termine. Le strutture private, quindi, dovranno collaborare con la compilazione di un questionario di autovalutazione predisposto sulla base delle linee guida regionali relative alla prevenzione e gestione del rischio da infezione. Al termine dell'emergenza alcune di queste Rsa potranno trasformarsi in centri anti Covid dove verranno ospitati pazienti guariti, questo è uno degli obiettivi della Regione: rivisitare il settore sociosanitario anche mediante la ridefinizione dei percorsi assistenziali e la rimodulazione delle funzioni delle strutture.
La gestione delle residenze sanitarie è finita nel mirino di quasi tutte le procure pugliesi, sono state aperte inchiesta a Bari, Lecce, Taranto e, ultima in ordine di tempo, Trani. L'ipotesi di reato sulla quale sta lavorando la Procura di Trani è la violazione delle norme sulla salute e sicurezza sul lavoro relative alla valutazione del rischio biologico. Per il momento l'inchiesta, delegata dal procuratore Renato Nitti ai carabinieri del Nas, riguarda l'Opera Don Uva di Bisceglie, dove i casi accertati di contagio da Coronavirus sono complessivamente 46 (37 pazienti e 9 operatori sanitari). I militari hanno acquisito ieri mattina la documentazione negli uffici della Asl Bat e poi andranno al Don Uva. Gli accertamenti disposti dalla magistratura tranese sono finalizzati a verificare che il personale sanitario impiegato nella casa di riposo di Bisceglie fosse dotato di adeguati dispositivi di protezione individuale a tutela propria e degli anziani ospiti. L'eventuale violazione di queste norme sulla sicurezza potrebbe configurare - qualora accertata - la più grave ipotesi di reato di epidemia colposa.
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