La Puglia sotto la lente: quarta per incremento. Lopalco: indicatori normalizzati

La Puglia sotto la lente: quarta per incremento. Lopalco: indicatori normalizzati
di Re.Att.
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Domenica 13 Dicembre 2020, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 10:19

L'altalena quotidiana continua. E non conforta affatto. Confermando i timori espressi venerdì dal report settimanale di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità: la Puglia resta regione «ad alto rischio». Ieri 1.478 casi su 10.209 tamponi molecolari processati, il 14,5%, quarta regione (dopo Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) per incremento assoluto di casi giornalieri: la media settimanale, il parametro alla lunga più credibile, è di 229 casi ogni 100mila abitanti, il sesto valore regionale in Italia. E ancora: le persone testate ieri sono state 3.790, dato in rialzo rispetto ai giorni scorsi. Torna però ad allarmare l'andamento dei ricoveri: dopo il Veneto, ieri la Puglia è stata la regione che ha registrato il maggior numero di ingressi di pazienti nelle terapie intensive, sono 26 gli ammalati Covid pugliesi che sono stati trasferiti nelle ultime 24 ore nelle rianimazioni. Solamente il Veneto con 54 nuovi ingressi presenta un dato più alto, poi ci sono Puglia e Lombardia con 26 nuovi ricoveri. Ad oggi in Puglia sono 194 i pazienti nelle terapie intensive, i posti letto Covid a disposizione sono 264. Resta stabile il dato sui ricoveri negli altri reparti di medicina Covid, sono 1.781 i pazienti in un letto d'ospedale diverso dalla terapia intensiva.


Ieri ancora una volta il maggior numero di casi è stato registrato in provincia di Bari: 538. Poi 281 in provincia di Taranto, 255 in provincia di Foggia, 253 nella provincia Bat, 92 in provincia di Lecce, 44 in provincia di Brindisi, 6 residenti fuori regione, 9 casi di provincia di residenza non nota. Tra i positivi leccesi anche l'operatrice di una Rsa. Sono stati 43 ieri i decessi: 4 in provincia di Bari, 28 in provincia Bat, 1 in provincia di Brindisi, 9 in provincia di Foggia, 1 in provincia di Lecce. La mortalità l'altro fronte drammatico, per la Puglia: in tutto 1.911 decessi dall'inizio della pandemia, in larghissima parte imputabili alla seconda ondata; 2,66% il rapporto tra deceduti e positivi, quinta regione al Sud; 47 i morti ogni 100mila abitanti, settima regione meridionale; ma, in entrambi i casi, per fortuna lontani dagli andamenti del Nord.
La Puglia, pur gialla con macchie arancioni sul fronte settentrionale, resta tuttavia ancora a rischio alto. L'indice Rt (la trasmissibilità della malattia) si è raffreddato, ci sono però indicatori-sentinella ancora critici. Il tasso d'occupazione ospedaliera, per esempio: secondo Agenas è al 43% e al 46% rispettivamente per i posti letto in terapia intensiva e negli altri reparti Covid. Migliora il tempo tra data inizio sintomi e data diagnosi: 5 giorni, il parametro minimo per evitare la bocciatura (una settimana fa erano 8). Pierluigi Lopalco, epidemiologo e assessore regionale alla Salute, spiega: «Per quanto riguarda i 21 indicatori» la Puglia è «pienamente in fascia gialla, fra l'altro la maggior parte di quegli indicatori che la scorsa settimana ci ponevano in una situazione ad alto rischio si sono normalizzati. Quindi, alla fine, rimane solo un indicatore, che è il numero di focolai, che ci pone ancora in questa sottoclasse di alto rischio di progressione». Nell'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità, la Puglia è inserita tra le 5 regioni ad «alto rischio» per l'impatto della pandemia Covid sul sistema sanitario regionale. «Stiamo comunque registrando un miglioramento complessivo - assicura Lopalco - anche l'impatto sul sistema sanitario è un parametro in miglioramento nel senso che progressivamente la percentuale di occupazione dei posti letto Covid sia in terapia intensiva sia in area medica sta migliorando. Questo, però, non vuol dire abbassare la guardia». «Dobbiamo evitare - ha aggiunto che durante le feste aumentino i casi a livello familiare» perché «le persone portatrici di virus nella nostra regione sono ancora tantissime e quindi c'è una altissima probabilità che in un gruppo familiare ci sia un asintomatico».
I timori legati alle festività sono tanti, anche su scala nazionale. Ancora una fase «critica» e «grave», con un'incidenza di nuovi casi ancora troppo alta sia su un periodo di 14 giorni che sull'ultima settimana di rilevazione dei dati. Lontani, dunque, dalla possibilità di contenere con il tracciamento. Da qui l'appello alla «massima attenzione» e al «rigore nel rispetto delle regole in maniera particolare sotto le festività natalizie e di fine anno «perché a gennaio e febbraio non sarà tutto risolto», nonostante l'atteso arrivo dei vaccini. Il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, e il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, hanno così delineato il quadro epidemiologico Covid-19 in Italia durante la conferenza stampa organizzata al dicastero, insistendo sul fatto che basta poco perché ci sia una ripresa. «Il messaggio è di grande cautela», dice Brusaferro ribadendo il concetto di un Natale-Covid, sotto l'insegna del distanziamento e di limitare al massimo i momenti conviviali.
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