Cassa Depositi e Prestiti: “Ecco i 5 settori strategici per far ripartire la Puglia dopo la pandemia”

Cassa Depositi e Prestiti: “Ecco i 5 settori strategici per far ripartire la Puglia dopo la pandemia”
di Oronzo MARTUCCI
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Domenica 4 Luglio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:38

Sino al 2007 la Puglia era considerata la locomotiva del Sud, ma con l’arrivo della crisi economica mondiale dal 2008 al 2014, la perdita del Pil (fonte Svimez) è stata del 10,5 nell’intero periodo, mentre nel dal 2015 al 2018 la crescita cumulata è stata del 4,1 per cento. Nel 2019 la crescita è stata di appena lo 0,1 per cento e nell’anno della pandemia(il 2020) la Regione ha perso 10,8 punti di Pil. Da questo quadro si dovrà ripartire dopo la crisi pandemica, tenendo conto delle indicazioni del Piano nazionale di resilienza e resistenza elaborato dal governo nazionale. E proprio partendo dalle indicazioni del Pnrr, in un Focus sulla Puglia di “Cassa depositi e prestiti Think Tank”, emerge la necessità che la Regione, oltre a rilanciare i settori produttivi tradizionali, faccia riferimento a 5 settori che la caratterizzano: aerospazio, prodotti agricoli di eccellenza, energia pulita, turismo costiero di qualità e industria culturale e creativa.

L'Aerospazio

L’industria aerospaziale. I ricercatori di Cassa depositi e prestiti evidenziano che dal 2009 le imprese del settore si sono unite nel Distretto Tecnologico Aerospaziale (Dta) il quale si occupa di ricerca, alta formazione e trasferimento tecnologico. «I progetti di ricerca e formazione guidati dal Dta hanno impegnato circa 200 milioni di euro di risorse pubbliche e private, coinvolgendo centinaia di giovani periti, laureati e ricercatori, avviando nuovi corsi di laurea, dottorati, assegni di ricerca e laboratori, generando nuova occupazione e competenze, facilitando gli investimenti industriali e in R&S. Nell’ultimo decennio il numero delle imprese che si occupano direttamente della fabbricazione di aeromobili e di satelliti spaziali è aumentato di quasi il 60%, a fronte del 10% a livello nazionale». Il settore allargato (compreso l’indotto) vale 1,5 miliardi e impiega circa 7.500 addetti. Nel 2020 le esportazioni sono calate di un quarto a causa della pandemia, ma la richiesta della tipologia di velivoli prodotti in Puglia non si è fermata. 

I prodotti agricoli di eccellenza

In Puglia si contano 242 mila unità produttive del settore, con 50 mila imprese agricole vere e proprie La regione è nota nel mondo per alcune produzioni di eccellenza: il pomodoro da trasformazione (la Puglia produce il 28,4% del raccolto nazionale); l’uva da tavola, con le province di Bari e Taranto che coprono più della metà delle superfici di coltivazione nazionale e realizzano il 60% circa della produzione; l’olivicoltura, con il 32,7% della superficie coltivata e quasi la metà della produzione nazionale (il 47,5% dell’olio nel 2020); il grano duro, con il 28,4% della superficie seminata nazionale e il 24,8% del raccolto, alimentando una filiera della trasformazione (mulini e pastifici). 

L’energia pulita

La Puglia, prima regione d’Italia per numero di impianti e per potenza installata di energie rinnovabili, produce il 25% dell’energia eolica italiana e il 14% di quella solare. Il turismo costiero di qualità. Le attività turistiche creano nella regione un valore aggiunto di circa 9 miliardi di euro, il 13,6% del Pil regionale. L’intera filiera conta 52 mila imprese (8 mila strutture di accoglienza, poi ristoranti, agriturismi, tour operator) che impiegano oltre 135 mila addetti (il 15,4% dell’economia regionale). 
Gli analisti di Cdp sottolineano che «le politiche pugliesi sul turismo sono state indirizzate a innalzare gli standard qualitativi delle strutture ricettive, in modo da attrarre determinati segmenti turistici, anche al costo di sacrificare in parte i flussi di breve periodo riferibili al turismo di massa». Grandi gruppi internazionali hanno deciso ulteriori investimenti nell’area di Ostuni. L’industria culturale e creativa. Conta 13 mila addetti. Nel 2019 ha generato 2,7 miliardi di euro di Pil, con un’incidenza vicina al 4% del valore aggiunto complessivo regionale, con circa 60 mila addetti che rappresentano il 4% della forza lavoro nazionale del settore. Dal 2009 al 2019 nel settore «la Puglia ha evidenziato tassi di crescita doppi rispetto all’Italia nel suo complesso, mostrando particolare dinamismo e attenzione delle istituzioni locali verso la promozione della cultura come volano di sviluppo per le comunità del territorio». Il settore del cinema dal 2007 (anno di nascita di Apulia Film Commission) ha contribuito alla realizzazione di quasi 550 prodotti: «Nei 90 anni precedenti ne erano stati portati a termine poco più di 100». 
Resta comunque fondamentale il rafforzamento dei trasporti, della logistica integrata e della portualità per permettere alla Puglia di uscire dalla crisi e ai suoi settori di eccellenze di dare un contributo rilevante alla ripartenza. Gli economisti ricordano che il Pnrr prevede tra gli altri interventi: il potenziamento del collegamento tra la città di Taranto e il porto e tra la città di Brindisi e l’aeroporto; il miglioramento dell’accessibilità marittima nei porti di Taranto e Brindisi. Di più: un volano di sviluppo è rappresentato dalle Zone economiche speciali: la Zes interregionale Adriatica e la Zes Ionica interregionale.

Ma «affinché le Zes funzionino sarà fondamentale che le aree coinvolte si adoperino per aumentare la produttività del territorio superando la dipendenza dalle forme di sussidio, il cui beneficio è limitato nel tempo», concludono i ricercatori del Think Tank di Cassa depositi e prestiti.

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