L’Efsa: «I trattamenti non eliminano la xylella riducono solo i sintomi»

L’Efsa: «I trattamenti non eliminano la xylella riducono solo i sintomi»
di Maria Claudia MINERVA
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Giovedì 21 Aprile 2016, 11:11
«I trattamenti in corso di sperimentazione sugli olivi in Puglia possono ridurre i sintomi della malattia causata dalla xylella fastidiosa ma non eliminano l'agente patogeno dalle piante infette». È questa la principale conclusione di una valutazione condotta dall'Efsa sull'efficacia dei trattamenti contro il temibile batterio. Uno studio servito per rispondere a uno dei due quesiti (sei in totale, quattro le risposte già date) posti dalla Commissione Europea ad Efsa che era rimasto in sospeso insieme a quello sul numero di ceppi (non ancora pronto). Un’altra tessera che si aggiunge agli ultimi studi pubblicati, sempre dall’Autorità Ue per la sicurezza alimentare (tra cui quello che conferma il nesso causale tra disseccamento olivi e batterio xylella), che servono a ricomporre il puzzle sulla genesi e l’evoluzione dell’epidemia. I risultati, pubblicati ieri, confermano l'esperienza fatta in altre parti del mondo, dove il batterio sta causando enormi danni senza che sia stato tuttavia trovato alcun trattamento efficace.
Gli esperti di salute delle piante dell’Efsa hanno valutato studi eseguiti in Puglia da due gruppi - uno dell’Università di Foggia (i ricercatori Francesco Lops e Antonia Carlucci) e l’altro del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell'economia agraria (Crea) di Caserta, seguito dal professor Marco Scortichini - e hanno anche esaminato trattamenti utilizzati altrove per controllare le infezioni batteriche in piante come l’olivo, gli agrumi, il melo, il pero e la vite.
I ricercatori di Foggia hanno trattato gli olivi infetti con diversi composti bioattivi dopo una potatura severa. Ascoltati dal panel di scienziati Efsa hanno anche riferito di una nuova, vigorosa crescita di rami, che portavano foglie asintomatiche, entro cinque mesi dall’applicazione dei trattamenti, così come pure di notevoli raccolte di olive dagli alberi trattati. Il gruppo del Crea ha, invece, riferito di risultati positivi dopo l'utilizzo di un prodotto commerciale contenente zinco, rame e acido citrico: tutte le piante trattate sono sopravvissute all’estate del 2015 e all’inverno successivo.
Il gruppo di esperti scientifici dell’Efsa, sulla base delle prove ricevute, ha affermato che «sarebbe prematuro trarre conclusioni circa l'efficacia a lungo termine di tali trattamenti sulla base di questi risultati sperimentali. Solo esperimenti condotti per più stagioni potranno fornire informazioni affidabili sulla loro efficacia a lungo termine, afferma il gruppo di esperti in un suo documento scientifico». Del resto, sono stati gli stessi ricercatori di Foggia e del Crea a dire all’Efsa che anch’essi considerano i risultati come “preliminari”, in attesa di ripeterli per almeno un’altra stagione, aggiungendo che «l’obiettivo degli esperimenti era quello di valutare la capacità dei trattamenti di sopprimere i sintomi della malattia piuttosto che eliminare il patogeno negli olivi infetti».
Efsa non è stata in grado di effettuare una disamina dei dati sperimentali, in quanto i ricercatori pugliesi non hanno potuto mettere a disposizione le informazioni a causa di problemi di brevetto/diritto d’autore. Motivo per cui è stato ribadito come «la vasta ricerca già condotta su malattie di altre colture, come la malattia di Pierce nella vite, evidenzia che tali trattamenti possono migliorare la salute delle piante, soprattutto se associati a pratiche agronomiche» rimarcando però che «non possono curarle o impedire loro di essere infettate dalla xylella».
Tuttavia, gli esperti hanno fatto notare i possibili benefici dei trattamenti nel prolungare la vita degli olivi, in particolare quelli della zona pugliese di contenimento dove la xylella fastidiosa è presente e diffusa, condividendo l’idea che occorrano in ogni caso ulteriori studi al riguardo.
Intanto, da Bruxelles, la parlamentare del M5s, Rosa D’Amato, dà notizia di un’altra ricerca. «Ne abbiamo avuto ulteriore conferma a seguito dell'incontro con Didier Ousset, ricercatore del consorzio Lubixyl che raggruppa 28 università con scienziati di tutto il mondo - ha confermato l’europarlamentare -. Secondo questa ricerca, per ora condotta solo in laboratorio, è possibile ridurre la virulenza della xylella e aumentare la resistenza degli ulivi in modo efficace ed ecosostenibile. Ci auguriamo che l'Ue possa sostenere questo e altri progetti scientifici».
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