Una seconda ondata all'apparenza senza fine. O comunque lontana, ancora, dalla fase di stabilizzazione della curva. Una seconda ondata «20 volte superiore alla prima», scandisce senza appello il report di Istat e Istituto superiore di sanità. Il quadro pandemico in Puglia resta complicato, l'andamento dei numeri della prossima settimana sarà un turning point, un punto di svolta: se gli indicatori dovessero ancora una volta inchiodare la Puglia, dopo il decreto delle festività natalizie - quando cioè tornerà la zonizzazione a tre colori - la regione potrebbe tingersi ancora una volta d'arancione.
Il bollettino ieri non ha portato buone notizie.
I decessi sono così suddivisi: 8 in provincia di Bari, 6 nella provincia Bat, 4 nel Salento, 2 nel Brindisino e altri 2 nel Tarantino, 1 in provincia di Foggia. Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 89.303 e sono 52.740 i casi attualmente positivi. Ieri c'è stato un nuovo, seppur leggero, rialzo dei ricoveri: da 1.602 di ieri a 1.625 attuali, di cui 128 nelle terapie intensive (11 in più nell'arco delle ventiquattr'ore). Il tasso di occupazione ospedaliera, secondo i dati Agenas (Agenzia regionale per i servizi sanitari regionali) è del 28% e 43% rispettivamente per terapie intensive e per gli altri reparti Covid: in decisa flessione, ma comunque (nel secondo caso) ancora oltre la soglia ritenuta critica dagli indicatori del ministero della Salute.
La seconda ondata è stata un flagello per la Puglia. Dai 2.233 contagi Covid di aprile, picco regionale, ai 40.129 registrati a novembre: un'ondata quasi 20 volte superiore alla prima, a tal punto da mettere a dura prova il sistema sanitario regionale. È quanto emerge - come accennato - dal quarto rapporto prodotto congiuntamente dall'Istat e dall'Istituto Superiore di Sanità (Iss). L'epidemia in Puglia è cominciata a febbraio con soli quattro casi diagnosticati, che sono diventati 2.139 a marzo e 2.233 ad aprile. Poi il deciso calo: 427 a maggio, appena 46 a giugno. Da luglio la ripresa: 124, che aumentano sino a 853 ad agosto, a settembre si supera già il picco invernale con 2.473 contagi. Ad ottobre sono 13.711 i nuovi contagi, a novembre 40.129. La prima fase dell'epidemia è stata contraddistinta da una trasmissione fortemente localizzata, che ha interessato il Nord e in particolare la Lombardia, grazie anche alle misure preventive di sanità pubblica di distanziamento sociale, inizialmente limitate ad alcune aree ristrette e via-via estese a tutta l'Italia dall'11 marzo 2020.
Per quanto riguarda i decessi, in Puglia tra febbraio e maggio ci sono stati complessivamente 14.479 morti, 538 a causa del coronavirus, per un tasso standardizzato del 12,3%, il più alto al Sud. Tra giugno e settembre, invece, i decessi totali sono stati 13.199, quelli Covid 77 per un tasso dell'1,8, anche questo il più elevato del Mezzogiorno. Ad ottobre e novembre i decessi aumentano, in due mesi sono 7.890, di cui Covid 1.050, per un tasso standardizzato del 24,1, meno alto di Sicilia, Molise e Campania.
E le Rsa e case di riposo restano potenziali focolai da monitorare costantemente. Ieri terzo decesso nella casa di riposo delle Suore Gerardine di Ruvo di Puglia, dove nelle scorse settimane è stato accertato un focolaio con 17 persone contagiate, tra ospiti e personale. Attualmente gli anziani positivi sono sette, due dei quali ricoverati in ospedale, e sono ancora positive tre suore.