Dove e perché investire nel Mezzogiorno? Quali ostacoli da eliminare? E, soprattutto, quale regione è più appetibile? Sono alcuni degli interrogativi posti a manager di grandi aziende settentrionali e una prima risposta può far sorridere: la Puglia è stata scelta dal 52% del campione degli intervistati. Altri responsi, però, mettono in luce tutti i limiti noti al Sud: inefficienza della pubblica amministrazione o carenza di infrastrutture rappresentano alcune delle principali criticità emerse.
Il report
Si chiama “Benvenuti al Sud” - proprio come il film con protagonisti Bisio e Siani in cui si fotografa una realtà un po’ stereotipata ma esistente - lo studio presentato nel corso dell’evento “Sud: una missione spaziale” organizzato a Ostuni dall’associazione Orbita, il think tank pugliese che riunisce esperti di ogni campo per proporre soluzioni per il futuro del Mezzogiorno.
I dati sono molto interessanti a maggior ragione perché il campione è costituito da oltre 60 tra presidenti, amministratori delegati e altre figure apicali di imprese del centro-nord con un fatturato medio di 25 milioni di euro intervistati sulla propensione a investire nel Mezzogiorno. Dall’analisi emerge un chiaro-scuro. Si parte da quanti sono favorevoli a investire al Sud: poco più di uno su tre, il 39%. Questa fetta di imprenditori riconosce alla Puglia e alla Campania lo stesso gradimento (52%) grazie a un sistema formativo di prim’ordine, preparazione e motivazione delle risorse umane, simili a quelle presenti nelle regioni centro-settentrionali.
Segue a ruota la Sicilia (44% delle preferenze) mentre, distanziate, Calabria e Basilicata (scelte dal 26% del campione) precedono il Molise (17%) e la Sardegna, fanalino di coda col 4%. Come detto, dallo studio realizzato per Orbita da Sec Newgate Italia, emerge che la gran parte degli intervistati non è interessata a investire nel Mezzogiorno. Per quali ragioni? Il 41% di loro ritiene scarsamente interessante questo mercato e inefficiente il sistema Paese in quest’area (24%). Più nello specifico, gli ostacoli sono quelli più intuibili: l’inefficienza della pubblica amministrazione (per il 64% degli intervistati), le infrastrutture carenti (segnalate nel 50% dei casi), le logiche clientelari (40%), la presenza di criminalità organizzata e una cultura del business non collimante con quella settentrionale, entrambe segnalate dal 38% del campione.
«Il nostro auspicio – ha affermato il presidente dell’associazione Orbita Luigi De Santis – è che le risorse del Pnrr possano incidere positivamente su efficienza della pubblica amministrazione e sulle infrastrutture, problemi che il Mezzogiorno si trascina da decenni. Quanto alle logiche clientelari, esse vanno condannate a tutti i livelli ed, eventualmente, perseguite nelle aule dei tribunali. È il momento di fare squadra per raccogliere le sfide che la pandemia ci ha lanciato e il Pnrr, in questo, può aiutarci».
Come migliorare?
Tra gli auspici per migliorare e favorire gli investimenti al Sud, si segnalano vantaggi fiscali (indicati dal 61% del campione), una burocrazia più snella (51%), migliori infrastrutture (39%) e un più agevole accesso al credito (14%). Infine, il Sud visto dal Sud. Proprio per avere un quadro globale, alcune dichiarazioni di manager che operano sul territorio completano la visione. «Confermo questa propensione degli imprenditori del Nord e del Centro ad affacciarsi su questo territorio, in particolare in Puglia - commenta Donato Notarangelo, presidente Eco-Trend - In Puglia c’è molto know how e abbiamo tre porti importanti che offrono un indubbio vantaggio per chi esporta. Abbiamo settori come l’agroalimentare e l’aerospazio che stanno crescendo e, anche sul fronte del capitale umano, abbiamo ottimi giovani e ottime strutture universitarie che collaborano sempre di più col mondo dell’impresa». Le priorità del Sud? «Riformare la PA e colmare il gap infrastrutturale - spiega Gianni Sebastiano, direttore strategia e Investor relator Exprivia Spa - Politiche che motivino e trattengano i nostri giovani al Sud, a esempio, portando le retribuzioni in linea con gli stipendi del Nord».