L'assessore Rocco Palese: «Smaltire le liste d’attesa? Servono molti più soldi»

L'assessore Rocco Palese: «Smaltire le liste d’attesa? Servono molti più soldi»
di Paola ANCORA
6 Minuti di Lettura
Sabato 2 Luglio 2022, 04:45

Assessore Rocco Palese, un lettore ci ha scritto per segnalare di essersi vista negare la prenotazione di una vista oculistica con l’impegnativa a Tricase, visita che, invece, scegliendo l’opzione a pagamento, per 105 euro, gli sarebbe stata garantita in pochi giorni. Come lui, tantissimi altri pugliesi lamentano questo genere di problemi: se si vuole ottenere un servizio bisogna pagare, altrimenti le liste d’attesa sono interminabili. Cosa risponde al nostro lettore?
«Le liste d’attesa sono un problema in tutta Italia. Abbiamo migliaia di prestazioni ordinarie che sono state differite a causa della pandemia e che hanno aggravato le liste d’attesa pugliesi, causate da una carenza organizzativa e funzionale storica nell’assistenza territoriale, come segnala il vostro lettore. Ho già fatto presente alla Ragioniera generale dello Stato che i 32 milioni di euro stanziati per smaltirle non sono sufficienti. E servirebbe anche una legge speciale che ci liberasse dai lacci che ci impediscono di aumentare il livello di straordinari autorizzati per il personale. È comprensibile che i cittadini non tollerino di poter ottenere una visita soltanto pagando: cercheremo di intervenire in maniera drastica».
Il consigliere regionale dem, Fabiano Amati, presenterà una legge per sospendere le visite private, cioè in regime di intramoenia, così da accelerare lo smaltimento delle liste d’attesa. Le sembra una proposta sufficientemente drastica e, soprattutto, percorribile?
«Lo stop all’intramoenia non può essere previsto: è un diritto contrattuale dei medici. Ma si può e si deve certamente prevedere una diversa forma di organizzazione del lavoro e una più stretta vigilanza per evitare che uno specialista smaltisca soltanto sei visite con l’impegnativa e invece, nello stesso arco di tempo, riesca a farne 15 a pagamento». 
Un’altra proposta è arrivata dal consigliere di Fratelli d’Italia, Antonio Gabellone. In una lettera aperta le suggerisce di rafforzare la collaborazione con i privati perché aiutino il sistema sanitario pubblico a smaltire le liste d’attesa. Si può fare?
«Lo abbiamo già fatto. I 32 milioni stanziati dal Governo li stiamo usando proprio per questo, ma accanto alle risorse abbiamo bisogno anche di una legge specifica che annulli gli effetti delle norme introdotte dal Governo Monti, norme che ci vietano di aumentare i tetti di spesa per i privati. Dunque anche ottenendo dallo Stato risorse aggiuntive, come mi auguro accadrà, non potremmo spenderle per aumentare il numero delle prestazioni private».
Dunque fra risorse che non arrivano, prestazioni private che non possono essere aumentate, intramoenia che non si può sospendere, ci sta dicendo che sulle liste d’attesa siete in un vicolo cieco? Che non ci sono soluzioni? 
«Sto dicendo che è un problema grave, gigantesco. Faremo il possibile. Conto sinceramente sull’aiuto del ministro Roberto Speranza, ché provveda a stanziare nuove risorse. Anche la sanità, del resto, risente del caro-vita, con costi di bollette, materie prime e carburanti alle stelle». 
Assessore, proprio il ministero ha bacchettato la Puglia ritenendo la produttività degli ospedali «piuttosto bassa» e, ieri, la Scuola superiore “Sant’Anna” di Pisa ha bocciato il sistema sanitario, in enorme arretrato. Cosa ne pensa?
«Ho letto entrambi i report e dico soltanto che il sistema è stato terremotato dal virus, unico governatore della sanità in questi due anni. Le differenze fra le regioni, del resto, sono minime».
In realtà il Veneto o la Toscana, che hanno un sistema sanitario simile al nostro, hanno ottenuto ottimi voti nonostante il Covid. Dunque le differenze non sono poi così “minime” come dice, non trova?
«L’impatto del Covid sulla Puglia è stato marcato anche perché scontiamo un gap notevolissimo con le Regioni del Nord, storicamente favorite nel riparto del Fondo sanitario nazionale. A quelle regioni arrivano ogni anno 200 milioni di euro in più, a parità di abitanti. Da noi l’intero sistema si regge sulla professionalità e lo spirito di sacrificio degli operatori, dai primari all’ultimo degli oss, che anche ora, con una nuova impennata di contagi, ce la stanno mettendo tutta».
A proposito di Covid, l’assessore che l’ha preceduta, oggi capogruppo del Misto in Regione, Pier Luigi Lopalco, ritiene abbiate commesso un grave errore dismettendo le Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale. Perché lo avete fatto?
«Anche in questa situazione ci troviamo di fronte a una assurdità: il Governo ha stabilito che le Usca cessassero di funzionare a marzo, con la fine dello stato di emergenza, lasciando alle Regioni la facoltà di mantenerle fino al 30 giugno. Lo abbiamo fatto e abbiamo sollecitato il Governo perché ci riconoscesse anche una ulteriore proroga, ma non ci è stata riconosciuta: il problema è stato posto. Ora il ruolo delle Usca sarà assunto dai Distretti, che dovranno garantire l’assistenza domiciliare».
Negli ospedali e nei Pronto soccorso manca personale, problema aggravato dalle assenze per ferie, ma che non nasce certo oggi. Perché non lo avete ancora risolto?
«Il problema è che nessuno si presenta ai concorsi banditi».
Assessore ne sono stati banditi negli ultimi anni, ma non si è mai attinto alle graduatorie: i vincitori di quei concorsi sono in attesa.
«Per questo abbiamo di recente autorizzato le Asl ad attingere dalle graduatorie esistenti e a stabilizzare il personale precario in attesa di contratto. Se ciò non bastasse, provvederemo diversamente. Sui Pronto soccorso, invece, dopo l’invito disatteso delle scorse settimane, siamo stati costretti a obbligare i direttori sanitari a mobilitare tutti i medici delle diverse unità operative per coprire i turni dei reparti di emergenza e urgenza».
A Lecce il primario Fracella e altri medici si dicono pronti a richiedere l’aspettativa, in polemica con la Asl e visti i turni massacranti ai quali sono costretti.
«Se Fracella si mettesse in aspettativa o andasse in pensione, probabilmente nella Asl di Lecce ci sarebbe qualche problema in meno: esiste purtroppo, e non soltanto a Lecce, una profonda frattura fra i medici dei vari reparti. Ora dovranno lavorare insieme: non è tollerabile che i turni del Pronto soccorso restino scoperti». 
Tanto più che i Pronto soccorso sono intasati da decine di persone positive al Covid. 
«Anche qui, occorre che ogni presidio sia attrezzato per assumere personale Covid.

C’è poco altro da fare». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA