L'intervista/Roberto Marti (Lega): «Unità subito ritrovata. Ora candidati dei territori»

L'intervista/Roberto Marti (Lega): «Unità subito ritrovata. Ora candidati dei territori»
di Alessandra LUPO
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Venerdì 12 Agosto 2022, 21:55

Roberto Marti, coordinatore della Lega in Puglia, è un buon momento per il centrodestra che vive una nuova stagione anche di unità. Una coesione che reggerà?
«Il centrodestra è unito da circa 30 anni. La sinistra deve farsene una ragione e iniziare a parlare di programmi e di visione del futuro dell'Italia, invece che cercare inesistenti contrasti in casa d'altri e gridare al lupo al lupo come se la democrazia esistesse solo finché governa il Pd. Il centrodestra, e senza colpi di stato, governa regioni e città in tutto lo Stivale. Abbiamo governato insieme in passato e insieme ci siamo ritrovati all'opposizione. Poi la storia degli ultimissimi mesi è nota: in piena pandemia Lega e Forza Italia hanno deciso di rispondere all'appello del presidente Mattarella di un governo di larghe intese. Lo abbiamo fatto consapevoli che questo ci avrebbe fatto perdere consensi, che non tutti i nostri elettori lo avrebbero compreso. Abbiamo voluto, in quel momento storico, in pieno lockdown, evitare una crisi di Governo. E rivendichiamo quel sacrificio anche in termini di risultati ottenuti e disastri evitati con la nostra presenza in quell'esecutivo. Fratelli d'Italia ha legittimamente fatto una scelta diversa. È ovvio che ciascuno ha difeso le proprie scelte nel dibattito politico, ma il filo non si è mai spezzato. Prova ne è stata una unità d'intenti ritrovata in pochi minuti quel 21 luglio. Chiarito tutto questo, ovvio che reggerà: siamo coesi, abbiamo un'idea chiara dell'Italia che vogliamo, non facciamo le somme matematiche di partiti diversi pur di tornare al potere».
Secondo gli osservatori Matteo Salvini sta mantenendo un profilo piuttosto basso. L'obiettivo è smussare gli angoli del programma senza esporsi al ribasso o c'è un eccesso di leadership tra Meloni e Berlusconi?
«Matteo Salvini è impegnato in uno dei momenti più delicati nella vita di un partito e del suo leader. In questi giorni c'era da scrivere il programma elettorale che è la prospettiva del futuro dell'Italia che vogliamo. È l'impegno di cambiamento con cui ci presentiamo agli elettori. Non mi pare vada preso a cuor leggero. Capisco che a sinistra stiano ancora alle prese con le alleanze e che il loro unico dichiarato intento sia battere le destre, ma non ci dicono cosa vogliono fare dal 26 settembre in poi. Noi abbiamo più rispetto degli elettori. Tanto che, e questo è l'altro aspetto delicato che tiene impegnato Salvini in queste ore, c'è da selezionare la classe dirigente della prossima legislatura. Stiamo lavorando sulle candidature. In ogni caso non mi pare che Salvini stia in silenzio: è stato a Bari pochi giorni fa, poi Policoro, poi Lampedusa. Devo continuare? Ora, mettiamoci d'accordo: se parla, lo si accusa di voler primeggiare sugli altri leader; se non lo fa, che sta mantenendo un profilo basso per evitare eccesso di leadership. Ognuno è leader del suo partito, e sul leader della coalizione siamo stati altrettanto chiari: lo sceglieranno gli elettori».
Al Sud la Lega ha portato avanti un risultato apprezzabile, ora il rischio è che possa tornare alle percentuali della Lega Nord a tutto vantaggio di Fdi?
«La Lega è cresciuta perché ha scommesso su persone credibili, su uomini e donne che stanno sul territorio, che rispondono al telefono e conoscono i problemi reali della gente. Qui al Sud (inutile fare finta di niente) c'è un retaggio, fomentato per interesse dai nostri avversari, che identifica la Lega con una vecchia stagione di scontri tra Nord e Sud d'Italia. La Lega di Matteo Salvini ha fatto da tempo scelte politiche e programmatiche diverse. La Lega oggi, a partire da me, ha al suo interno rappresentanti del territorio. In queste elezioni politiche saremo tra i pochissimi partiti che stanno optando per la territorialità dei candidati. Quindi gli attacchi o le paure non stanno in piedi. Gli elettori sapranno giudicarci dai programmi, dalla serietà e dalle competenze. Con FdI la competizione è sana. Faccio un esempio: due attaccanti della stessa squadra si sfidano a chi fa più goal, ma grazie a questo vincono la partita».
Come vive il fatto di tornare ad avere a che fare in modo stretto con Fitto, suo ex riferimento politico? Com'è oggi il vostro rapporto?
«Fitto è stato scelto da FdI per il tavolo che ha costruito il programma del centrodestra. È una figura importante per la coalizione. Ma come ha chiarito il mio collega Gemmato sarà il suo partito a decidere come utilizzare al meglio le sue capacità. La politica è fatta di ruoli e responsabilità, non si tratta di avere a che fare o meno con una persona».
Si parla del laboratorio Puglia in chiave civici-PD ma di fatto il vostro asse con Mellone appare forte. C'è un trasversalismo che alla fine potremmo definire programmatico?
«Guardi, il trasversalismo va cercato altrove. Pippi Mellone è un amministratore che si è sempre dichiarato di destra e che io per primo e la Lega abbiamo sempre sostenuto. La sua amicizia con Emiliano è altrettanto nota. È anche un sindaco e un amico che stimo e che a mio modo di vedere ha grandi prospettive politiche all'interno del nostro contesto. Ne parlo spesso con lui. Sono altrettanto certo pertanto che non potrà che seguire il suo futuro politico. Quanto al laboratorio civici-Pd mi pare stia iniziando a mostrare più di qualche crepa. Vedremo».
Candidature. Per ora è chiaro che i segretari saranno schierati. Per i consiglieri regionali come avete deciso di regolarvi?
«Utilizzeremo al meglio la nostra classe dirigente, che non siede solo in via Gentile».
Concederete la candidatura anche a Pagliaro o i criteri lo escludono?
«Non concediamo né neghiamo candidature. Raccolgo e trasmetto. La decisione finale è di Salvini».
A.Lu
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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