Perrone, quello che le viene assegnato è un ruolo prestigioso. Cosa ha pesato sulla scelta?
«Si tratta di un compito di prestigio e di responsabilità, visto il ruolo e le funzioni dell’istituto, che ha un’antica tradizione ma oggi gioca anche un ruolo di enorme attualità nel processo di digitalizzazione e di innovazione. Devo ringraziare l’assemblea degli azionisti (di fatto, il governo attraverso il Ministero dell’Economia) per la fiducia che mi hanno accordato, valorizzando il mio profilo tecnico e manageriale: con la mia azienda, Links, lavoriamo proprio nel settore della digitalizzazione e in questi anni abbiamo raggiunto un ottimo livello. Un impegno che adesso metterò a servizio delle istituzioni».
Se lo aspettava o è stata una nomina inattesa?
«Io avevo messo a disposizione il mio curriculum e non ho difficoltà ad ammettere che in cuor mio speravo che la squadra di governo si ricordasse di me. E così è stato»
Chi ha caldeggiato il suo nome?
«Certamente i rappresentanti salentini al governo sono stati fondamentali nel darmi una mano».
Di fatto non sembra un semplice riconoscimento, ma un ruolo su misura per la sua professionalità. È così?
«Sì, decisamente. In questi cinque anni di ritorno alla mia attività imprenditoriale penso di avere fatto cose interessanti: ho contribuito a fare crescere l’azienda di cui sono presidente ed evidentemente hanno ritenuto che fossi il profilo giusto per questo ruolo che crea una connessione forte sia con il mio presente di imprenditore digitale sia con il mio passato di amministratore, legando insieme passione e competenze. Non potevo chiedere di meglio e farà di tutto per onorare questo compito. L’istituto Poligrafico, oltre al lavoro sui documenti e le attività culturali, lavora infatti sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e ha un rapporto continuo con gli enti pubblici ma anche con i cittadini, che sono centrali in questo tipo di processi. D’altronde è quello che accade in politica».
A proposito di politica, Fratelli d’Italia è stato il partito rivelazione dell’ultimo anno. Lei è arrivato in quel partito quando era ai minimi storici, prima ancora del ministro Raffaele Fitto. C’è stata una forma di gratitudine?
«Io arrivai durante le elezioni del 2018, Giorgia Meloni mi offrì un posto in lista che se non ci fosse stato lo tsunami dei 5 Stelle si sarebbe rivelato di certa elezione e questa attenzione nei miei confronti non l’ho dimenticata».
Però nel 2022 non si è ricandidato...
«Il mio treno dell’impegno in politica era un po’ passato e avrei messo in difficoltà la mia azienda che lavora molto con la pubblica amministrazione. In più mi stavo concentrando molto sull’attività imprenditoriale».
Si può dire che lei faccia parte di una nuova fase di Fratelli d’Italia, che punta ad avere figure molto spendibili anche dal punto di vista del curriculum e dell’immagine?
«Questo non so dirlo, di certo io mi sono messo a disposizione di questo governo, che sta dimostrando anche in coalizione una grande capacità di fare gioco di squadra valorizzando figure e competenze. Prima era impensabile».
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