L'intervista all'imprenditore De Riccardis su energia e costi: «Sconto del 10%? È un aiuto transitorio»

L'intervista all'imprenditore De Riccardis su energia e costi: «Sconto del 10%? È un aiuto transitorio»
di Rita DE BERNART
4 Minuti di Lettura
Sabato 2 Aprile 2022, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 07:52

Gli aiuti messi in campo dal Governo e da Arera sono una presa di coscienza. «Sono indicativi della consapevolezza, da parte delle istituzioni, della grave crisi che sta investendo le imprese e della volontà di porvi in qualche modo un freno. Ma ciò che manca è oggi una politica energetica che consenta di risolvere a medio e lungo termine il problema dell'approvvigionamento energetico, guardando senza pregiudizi ad ogni strada percorribile». Non ha dubbi Salvatore De Riccardis, titolare di Fonderie De Riccardis a Galatina, azienda decennale che opera nel campo della produzione dei getti in ghisa per applicazioni meccaniche.

De Riccardis, è previsto uno sconto del 10% in bolletta. Una boccata d'ossigeno per le imprese e per i cittadini.
«Di certo è un segnale, significa aver recepito il problema e avere volontà di intervenire. Recepiamo positivamente il sostegno. Ma non è affatto sufficiente. Soprattutto se consideriamo che in realtà il mondo industriale era già indebolito; negli ultimi anni pre pandemia si registravano già margini di guadagno ridotti. L'energia è un bene primario per tutto il mondo delle imprese, dalle piccolissime a quelle più grandi ed incide in modo significativo nel costo del prodotto o servizio e nei bilanci. Questa dunque non è una soluzione ma solo un aiuto transitorio per un paio di mesi. Occorre decidere da che parte andare».
Qual è secondo lei la soluzione?
«Occorre intervenire in modo preciso e determinato. Capire cosa il nostro Paese vuole fare per il problema energetico; in che modo ha voglia di intervenire per affrontare questo tema ed evitare in futuro di trovarci ancora del tutto impreparati di fronte a situazioni straordinarie come quella che stiamo attraversando. In questi anni si è parlato tanto ma si è fatto molto poco o ci si è impuntati su posizioni poco sensate. Bisogna abbandonare la strada dei no e percorrere le vie e le soluzioni che ci sono e che altri utilizzano».
A cosa si riferisce in particolare? Le energie rinnovabili sono una possibile soluzione nel medio e lungo periodo?
«Le rinnovabili sono un percorso da intraprendere per cercare di recuperare una soglia minima di autonomia energetica ma non sono sufficienti per il fabbisogno nazionale e del mondo industriale. E non bisogna vergognarsi nel dire che il nucleare è una delle strade, tenuto conto del fatto che le nuove tecnologie innovative offrono garanzie molto più sviluppate, anche in termini di sicurezza, che in passato. Non ha senso rinnegare il principio ma poi acquistare il nucleare da altri paesi, dobbiamo recuperare anche la coerenza. L'altra soluzione altrimenti è spegnere tutto».
La sua è un'azienda fortemente energivora: in che misura incide l'energia sui bilanci?
«L'energia grava sul prodotto finito del 15% a cui si aggiungono le altre voci, anche queste interessate dai relativi aumenti. Sono aumentate tutte le materie prime. In questo momento siamo passati da bollette nell'ordine dei centomila euro al mese a duecentomila e proprio un mese fa le aziende del nostro settore hanno minacciato di spegnere tutto. Nel senso che a queste condizioni e con questi rincari è davvero controproducente continuare a produrre».
Di quanto calerà il fatturato e quanto spenderete per energia elettrica?
«No, in questo momento non è possibile fare alcuna previsione per via delle continue variazioni che peraltro incidono anche nei rapporti con i clienti. Stiamo cercando di non riversare i rincari sul prodotto finito. Alcuni partner non ne vogliono affatto sapere, ognuno cerca di salvaguardare se stesso. Con altri siamo in continuo contatto per capire insieme come affrontare il problema. C'è da dire però che se i rincari graveranno alla fine della catena sui prodotti finali, ci sarà ancora mercato? Gli utenti saranno disposti ad acquistare ad esempio un trattore al 30% in più rispetto ad uno o due anni fa? Gli effetti di questa crisi si vedranno sui bilanci futuri».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA