Politiche, l'intervista a Conte: «Il Reddito di cittadinanza da difendere. Puglia, avanti con le rinnovabili. Noi una forza progressista»

Politiche, l'intervista a Conte: «Il Reddito di cittadinanza da difendere. Puglia, avanti con le rinnovabili. Noi una forza progressista»
di Francesco G. GIOFFREDI
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Mercoledì 14 Settembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 20:35

Giuseppe Conte, presidente del Movimento cinque stelle e capolista alla Camera nel Foggiano: dopo una lunga fase di apnea, secondo i sondaggi state tornando a crescere, innanzitutto al Sud. Merito della difesa strenua del reddito di cittadinanza e di una corsa, sotto alcuni aspetti, al “ritorno alle origini” del movimento?
«Con la mia elezione a presidente, il Movimento ha intrapreso con convinzione il nuovo corso, senza mai rinunciare allo spirito che lo anima fin dalle origini. Siamo una forza convintamente progressista che abbraccia un’ampia agenda sociale ed esprime principi e valori fondamentali per il nostro movimento: la protezione dei più deboli, il rispetto per l’ambiente, investimenti in sanità e scuola pubblica, sviluppo sostenibile, dignità del lavoro. E difendiamo con convinzione il reddito di cittadinanza, che la Meloni vuole cancellare. È inaccettabile, lo Stato non può voltare le spalle alle famiglie che da sole non ce la fanno, specie in un momento di crisi come questo».


Vi aspettate d’essere tra i primi due partiti al Mezzogiorno? Ed erodendo consensi a quali forze politiche? Tanto a destra quanto a sinistra?
«Le previsioni non mi appassionano, lasciamo che i cittadini esprimano il loro voto in piena libertà. Ai cittadini del Mezzogiorno, come a tutti gli italiani, stiamo presentando la nostra proposta di salario minimo garantito a 9 euro l’ora per dire basta agli stipendi da fame. Vogliamo proseguire nel percorso della transizione ecologica, puntando in modo più deciso sulle fonti rinnovabili che possono darci energia pulita, aumentare l’autosufficienza energetica e dare nuove opportunità di sviluppo alle imprese. Per il mondo imprenditoriale proponiamo l’abolizione dell’Irap e un corposo taglio del cuneo fiscale».


Tornando però al Reddito di cittadinanza: promuove la misura in toto, o andrebbero comunque apportati dei correttivi? Soprattutto sotto alcuni aspetti: meccanismi di controllo e monitoraggio, percorsi di inserimento lavorativo, formazione. Le criticità, fin qui, non sono state poche.
«Il reddito di cittadinanza ha rappresentato un sostegno fondamentale per milioni di famiglie in difficoltà e durante la pandemia il suo apporto è stato fondamentale. È dovere dello Stato stare al fianco di chi non è nelle condizioni di lavorare, o riceve stipendi da fame e ha la necessità di integrare il proprio reddito. Certamente il reddito si può ancora migliorare. In tal senso noi vogliamo aggiornare la scala di equivalenza per famiglie numerose e disabili e renderlo compatibile con lo svolgimento di lavori stagionali, fino a una certa soglia di reddito annuo. Infine, riguardo ai meccanismi di controllo ci sono e funzionano, mentre sulle politiche attive sarebbe più opportuno rivolgersi ai governatori di quelle regioni (in particolare del centrodestra) che sulle assunzioni del personale nei centri per l’impiego stando procedendo con enorme lentezza».
«In futuro ci penseremo bene, non una, ma tante volte»: nei giorni scorsi ha risposto così in merito ad alleanze, anche territoriali, con il Pd. Porta definitivamente chiusa?
«La porta l’hanno chiusa questi vertici del Pd nel momento in cui hanno deciso di abbandonare il campo progressista per abbracciare l’agenda Draghi, che nessuno sa cosa sia realmente. Di fronte a questa loro decisione noi abbiamo coerentemente proseguito nel nostro percorso di forza progressista. Parlando di alleanze, quanto avvenuto d’ora in avanti ci indurrà a una forte cautela: abbandonare il percorso comune come ha fatto il Pd è stato un fatto grave che ha inevitabilmente delle conseguenze. In generale il movimento ha sempre raggiunto accordi valutando caso per caso, territorio per territorio, giungendo ad alleanze solo quando i programmi avevano forti punti di affinità e venivano condivisi i nostri valori».In Puglia però l’asse con i dem e con Emiliano resiste. Nessuna crepa? E ci saranno nuove intese, anche in ottica comunali? Intanto il governatore pugliese vi fa un assist: ha detto che votare per il Pd o per il M5s è “la stessa cosa” in ottica anti-destra.
«In Regione stiamo lavorando bene, il percorso intrapreso per raggiungere obiettivi condivisi prosegue anche per rispetto dei cittadini pugliesi. Sul futuro, ho già detto che ci penseremo bene, ora concentriamoci su queste elezioni».
Il Manifesto per il Mezzogiorno presentato dal Pd ha avuto perlomeno il merito, al di là dei contenuti, di riportare il tema al centro dell’agenda. E la vostra ricetta qual è? Il Sud non può vivere solo di assistenzialismo, ha bisogno di sviluppo e visione. E ritiene che ci siano punti di contatto tra le vostre proposte e quelle del Pd?
«Per mettere il Sud al centro dell’interesse nazionale non serve un manifesto, ma azioni concrete. Quelle che noi abbiamo fatto nel corso di questi anni e che vogliamo continuare a realizzare. Il Sud non può e non deve vivere di assistenzialismo. Ricordo che degli oltre 200 miliardi di euro dell’Energy recovery fund, ottenuti in Europa con il mio governo, il 40% andranno al Mezzogiorno. Ora chiaramente quei soldi devono restare al Mezzogiorno ed essere spesi al meglio e celermente. Inoltre siamo stati noi a realizzare Decontribuzione Sud, che insieme alle agevolazioni per giovani e donne ci ha permesso di dar vita a 1,8 milioni di assunzioni nel Conte II. Il forte sviluppo che vogliamo imprimere alle energie rinnovabili rappresenta un’occasione di crescita anche al Sud, per imprese e lavoratori. Complessivamente noi vogliamo partire dall’economia reale, dalla giustizia sociale, dal contrasto all’emigrazione dei giovani e dalla creazione di condizioni di maggiore benessere. A ciò vanno assolutamente legati altri capitoli fondamentali, come sanità, scuola e infrastrutture, ambiti nei quali il Sud sconta uno storico ritardo. Infine, ma non ultima, c’è la questione del contrasto alle mafie rispetto alla quale il movimento ha sempre avuto una posizione netta. La candidatura tra le nostre file di due importanti figure come Cafiero De Raho e Scarpinato sta a testimoniare ulteriormente il nostro impegno per la legalità».
Intanto, la spesa del Pnrr deve procedere a marce forzate. Ma è necessaria una rinegoziazione? L’attuale impostazione vi soddisfa? E come ritiene debbano essere agevolate le amministrazioni locali del Sud, sotto il profilo innanzitutto della capacità progettuale e di spesa?
«Il Pnrr, ovvero più di 200 miliardi per l’Italia che grazie al Governo Conte II oggi rappresentano un’enorme opportunità per il Paese, non va certo rivisto nei suoi obiettivi di investimento, come la transizione ecologica e digitale. Sarà fondamentale il supporto alle varie amministrazioni pubbliche, responsabili di realizzare i diversi progetti».
Il decreto Aiuti bis è salvo, ma rischiava di saltare: avete dettato condizioni precise per la cessione dei crediti relativi al Superbonus, così però “congelando” 17 miliardi di aiuti per famiglie e imprese. Il veto è venuto meno, all’insegna del buon senso e della responsabilità politicamente trasversale. Ma la soluzione adottata per il Superbonus vi soddisfa?
«Il Movimento non ha mai posto veti o fatto ricatti. E abbiamo sempre detto che il Decreto Aiuti bis non era a rischio, visto che era già in vigore, e che gli allarmismi erano totalmente falsi, e infatti così è stato. È stato soltanto grazie alla nostra testardaggine e ferma insistenza se al Senato è stato raggiunto un grandissimo risultato: lo sblocco della circolazione dei crediti fiscali collegati al Superbonus e agli altri bonus edilizi. Grazie a questo intervento abbiamo tutelato 40mila imprese edilizie che erano a rischio. Ora tutti i partiti stanno facendo a gara per intestarsi questo risultato».
Il Superbonus, ha spiegato il ministro Franco nelle scorse settimane, ha tuttavia consentito di sottrarre indebitamente allo Stato 6 miliardi di euro finora...
«Purtroppo per l’ennesima volta siamo costretti a smontare bufale e insinuazioni.

Il Superbonus, come ammesso dall’Agenzia delle entrate, è l’agevolazione che meno incide sulle truffe, proprio perché sin dall’inizio è stato concepito con un elevato livello di controllo, ora peraltro esteso anche agli altri bonus edilizi. Guardiamo la situazione attraverso i numeri e le stime ufficiali. Con il Superbonus si sono generati più di 630mila posti di lavoro, è stato garantito un risparmio medio in bolletta di 500 euro, si sono prodotti benefici sul sistema economico per 125 miliardi, ovvero il triplo dei suoi costi. È semplicemente folle osteggiarlo. Per questo il meccanismo che ne è alla base, ovvero la libera cessione dei crediti d’imposta, per noi deve essere esteso anche ad altri settori per spingere investimenti green».


Prima ha accennato al tema energia, cruciale in questo frangente: la prospettiva della sostenibilità grazie alle rinnovabili alletta tutti, ma si tratta di fonti ancora troppo instabili e intermittenti, perciò occorrono soluzioni rapide e immediatamente spendibili. E dunque raddoppio del gasdotto Tap, nuove infrastrutture, rigassificatori offshore, estrazioni in mare: siete disposti a mettere da parte i “no”? E la Puglia potrebbe essere un hub mediterraneo dell’energia?
«Il “movimento dei no” è una definizione che respingo. E non permetto che si prendano in giro i cittadini: le nuove infrastrutture richiedono tempi lunghi di realizzazione e quindi non possono risolvere i problemi nell’immediato. Ritengo che si debba avere il coraggio di compiere una scelta precisa e radicale tra passato e futuro. Il cambiamento climatico è già in atto, tempo da perdere non ne abbiamo più e anche l’Europa se n’è resa conto. Noi diciamo sì a massicci investimenti nelle fonti rinnovabili, all’energia pulita che consente di abbattere i costi in bolletta. La Puglia è una regione che nel settore delle rinnovabili si è saputa già muovere in anticipo rispetto ad altri, dobbiamo proseguire in questa direzione».


Dopo il voto, in caso di stallo, sareste disposti a un dialogo ancora una volta trasversale per un governo di responsabilità e larghe intese?
«Le rispondo in maniera sintetica: in un governo di larghe intese noi non ci saremo».
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