L'analisi dello psicologo: «Insegnanti e studenti disorientati, con la Dad relazioni sociali a rischio»

L'analisi dello psicologo: «Insegnanti e studenti disorientati, con la Dad relazioni sociali a rischio»
di Paola COLACI
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Domenica 8 Novembre 2020, 08:53 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 00:41

«La psicologia dei bambini non è tanto legata al tema dei contenuti, quanto al clima che vivono. E se gli stessi adulti davanti alla gestione di questa nuova fase di emergenza appaiono disorientati e confusi, figuriamoci i bambini come possono vivere questo stato di cose». Il presidente dell'Ordine degli Psicologi di Puglia Vincenzo Gesualdo fa il punto sulle conseguenze che il caos in cui versa la scuola in Puglia, oltre alla nuova fase della pandemia, rischia di determinare sull'equilibrio psicologico di docenti e alunni.


Presidente Gesualdo, la scuola è ripartita in presenza dopo mesi di lockdown. Ma a fine ottobre in Puglia il primo stop alle lezioni in presenza. Ora si torna di nuovo indietro: sistema misto e Dad a discrezione delle famiglie. Così facendo non si rischia di disorientare gli alunni?
«I ragazzi, e i bambini soprattutto, vivono le stesse difficoltà di adattamento degli adulti. Dall'inizio della pandemia tutti abbiamo vissuto tre fasi. Per prima quella del lockdown totale, del motto “Andrà tutto bene” e delle bandiere tricolore sui balconi. E abbiamo fatto affidamento sul senso di appartenenza. Poi, a inizio estate, abbiamo creduto che la pandemia fosse terminata e abbiamo vissuto un momento di euforia collettiva. A settembre, poi, ci siamo ritrovati a nuovamente a fare i conti con il virus che, questa volta, non ha innescato gli stessi meccanismi psicologici di marzo e aprile. L'unità e l'appartenenza hanno lasciato il posto a rabbia e disperazione. Stessi stato d'animo che vivono i ragazzi. Gli adolescenti che frequentano le scuole medie. Ma anche e soprattutto i bambini più piccoli delle scuole elementari».


È, quindi, innegabile il disorientamento di giovani e giovanissimi.
«Gli studenti e i piccoli alunni hanno vissuto il momento del ritorno in classe con grande euforia. Ora, però, si ritrovano a fare i conti con una nuova separazione dai compagni.

E in questo contesto, il disorientamento e le eventuali emozioni negative che possono vivere sono identiche a quelle degli adulti».


La decisione affidata alle famiglie di mandare i figli a scuola o tenerli a casa in Dad non rischia di generare divisioni, disgregazioni e disparità tra gruppi classe e compagni di scuola?
«Il tema del diritto all'istruzione deve andare di pari passo con il tema delle pari opportunità. E dal punto di vista operativo, proprio per evitare disparità di carattere sociale innanzitutto, la scuola deve dotarsi di tutti gli strumenti tecnologici che consentano agli alunni di poter accedere alla Dad. Altrimenti lo stesso diritto all'istruzione verrà meno. Il secondo livello di analisi riguarda, invece, la funzione sociale che ha la scuola. E in questo contesto la didattica in presenza ha una valenza di gran lunga maggiore rispetto alla Dad. Il rischio concreto è che la didattica a distanza finisca con il frantumare il gruppo classe. E di conseguenza le relazioni sociali tra studenti».


È auspicabile, dunque, che gli alunni tornino in classe in presenza il più presto possibile?
«Certamente. In mancanza di questa possibilità, tuttavia, è altrettanto auspicabile che tutti gli alunni siano messi nella condizione di poter accedere alla Dad».


In questa fase tutt'altro semplice per gli studenti, agli insegnanti è richiesto un impegno maggiore rispetto al loro ruolo di educatori?
«Sicuramente in questa fase i soggetti maggiormente disorientati sono proprio i docenti. Non sanno più che pesci prendere. E proprio per garantire un sostegno concreto, il Consiglio nazionale degli Psicologi ha sottoscritto un protocollo d'intesa con il Ministero dell'Istruzione che consente alle scuole di dotarsi di uno psicologo proprio per far fronte a questo particolare momento. Per questo invito tutte le scuole ad affidarsi ai professionisti».

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