Regno Unito, la denuncia di una giovane di Manduria: «Arrestata ed espulsa per un documento»

Regno Unito, la denuncia di una giovane di Manduria: «Arrestata ed espulsa per un documento»
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Giovedì 13 Maggio 2021, 21:22 - Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 17:00

Prima la minaccia di essere arrestata e la reclusione in una stanza isolata per ore. Poi «filo spinato, sbarre alle finestre, cancelli enormi blindati» e il trasferimento in carcere. Con sequestro del telefonino annesso. «E tutto perché avevo i documenti in regola, tranne il visto di lavoro perché le regole del Regno Unito non sono chiare sul tema». Alla fine è stata fermata, è rimasta detenuta ed è stata espulsa. A denunciare l'inquietante trattamento ricevuto nell'Inghilterra dell'era post-Brexit e sin dal suo arrivo all'aeroporto di Heathrow, a Londra, è la 24enne pugliese Marta Lomartire

La storia di Marta Lomartire

La giovane di Manduria, in provincia di Taranto, nei giorni scorsi era partita per il Regno Unito per iniziare un lavoro da ragazza alla pari. Secondo quanto riferito al quotidiano "La Repubblica", ad invitarla a Londra era stato il cugino Giuseppe Pichierri, medico, microbiologo della sanità pubblica inglese e residente a Londra da quasi 15 anni.Lo stesso medico che le aveva consegnato una lettera a sua firma per l'ingresso come ragazza alla pari. Attestazione che alle autorità di frontiera evidente non è bastato. Anzi.

L'arresto all'aeroporto di Hearthrow

All'arrivo a Heathrow, la giovane pugliese è stata detenuta dalle autorità di frontiera britanniche, trasferita all'Immigration Removal Centre di Colnbrook e, infine, espulsa. «Avevo tutti i documenti in regola ma senza il visto di lavoro perché le regole del Regno Unito non sono chiare sul tema - ha riferito Marta Lomartire - All'aeroporto mi hanno annunciato che mi avrebbero mandato in prigione.

Non me ne capacitavo. Non avevo fatto nulla di male. E invece: filo spinato, sbarre alle finestre, cancelli enormi blindati - ha detto al quotidiano - È stato uno shock. Sono scoppiata a piangere».

«Mi hanno sequestrato il cellulare: sono scoppiata a piangere»

Dopo essere stata trasferita in prigione, «mi hanno sequestrato il cellulare. Temevano che avessi potuto girare video o scattare foto. I miei familiari non sapevano che fine avessi fatto. Poi mi hanno fornito un vecchio telefono senza fotocamera. Ma non aveva credito e per la ricarica  accettavano solo sterline. Allora ho chiamato mio cugino dai telefoni pubblici della prigione» prosegue il racconto choc di Marta. Dunque, l'epilogo: dopo una detenzione di 12 ore le è stata data la possibilità di prendere un volo per il rimpatrio a Milano. «Ma nel centro di detenzione - ricorda la ragazza - c'era un'altra giovane italiana, toscana, non ricordo il suo nome. Aveva 24 anni come me ed era lì da addirittura cinque giorni. Neanche lei sapeva perché».

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