Infermieri troppo alti per la tuta protettiva taglia XXL cinese: «Così si rischia il contagio»

Infermieri troppo alti per la tuta protettiva taglia XXL cinese: «Così si rischia il contagio»
di Maddalena MONGIò
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Domenica 29 Novembre 2020, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 10:20

Scafandro alla zuava per un infermiere del Dea  di Lecce e insorge il sindacato.
La speciale tuta che serve per proteggere dal contagio gli operatori sanitari che assistono i pazienti Covid per un infermiere del Dea è un tormentone: manica che non copre neppure il polso e pantalone che lascia scoperto il polpaccio. Così è costretto ad entrare in corsia un infermiere impegnato un prima linea. La XXL che gli viene fornita andrebbe bene per una persona di altezza media e non per lui che supera il metro e 80.


Da qui la richiesta, indirizzata ai vertici della Asl di Lecce, del segretario territoriale della Fsi-Usae, Francesco Perrone, affinché si «intervenga con urgenza alla sostituzione dei dispositivi di protezione individuali non adeguati».

E quello dell'infermiere del Dea non sarebbe l'unico caso. «Siamo avvenuti a conoscenza dai nostri associati che i dispositivi di protezione individuale utilizzati dalle unità operative Covid della nostra Asl Lecce, non sono adeguati agli standard europei precisa Perrone in quanto le misure e le tutte distribuite sono di una XXL cinese, quindi non corrispondente ad una XXL europea. I nostri operatori corrono il rischio di essere contagiati, come già successo nella prima fase, in quanto queste tute lasciano scoperte le braccia e le gambe degli operatori più alti e non permettono nessun movimento d'urgenza».


Dopo la carenza drammatica della prima ondata, ora si apre il capitolo taglie degli scafandri, perché chi ha un'altezza superiore alla media sembra abbia indossato quello del fratello più piccolo. E Perrone spiega: «In ambito sanitario i DPI impiegati più frequentemente sono quelli per la protezione respiratoria, congiuntivale, delle mani, del corpo, dei piedi e del capo. Le norme inerenti la sicurezza sui luoghi di lavoro sono contenute nel decreto legislativo 81/2008; in particolare, l'articolo 20 riporta quali siano gli obblighi di tutti i lavoratori. Secondo questo articolo, ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro».


Secondo la normativa sul tema, «i lavoratori devono osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva e individuale, utilizzando correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto, nonché i dispositivi di sicurezza. Inoltre, ulteriore obbligo è quello di utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione individuale messi a loro disposizione e segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le deficienze dei mezzi e dei dispositivi nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell'ambito delle proprie competenze e possibilità per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza».


Secondo Perrone, quindi, che la difficoltà riguardi solo alcuni operatori non solleva nessuno dalla responsabilità di rilevare la criticità e chiedere che sia risolta. «I DPI devono essere adeguati ai rischi da prevenire, - conclude Perrone - senza comportare di per sé un rischio maggiore; essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro; tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore; poter essere adattati all'utilizzatore secondo le sue necessità. In più, in caso di rischi multipli che richiedono l'uso simultaneo di più DPI, questi devono essere tra loro compatibili e tali da mantenere, anche nell'uso simultaneo, la propria efficacia nei confronti del rischio e dei rischi corrispondenti». E, quindi, il discorso è esteso anche allo scafandro perché se è vero che la vestizione è completata dai calzari, dal casco, dalla mascherina e dai guanti, ogni dispositivo, secondo Perrone, deve essere adeguato.

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