Infortuni e morti sul lavoro, la denuncia: «In Puglia mai applicata la legge sulla sicurezza del 2014»

Infortuni e morti sul lavoro, la denuncia: «In Puglia mai applicata la legge sulla sicurezza del 2014»
di Paola COLACI
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Lunedì 4 Ottobre 2021, 05:00

È una strage senza fine quella degli incidenti sul lavoro. E tra le 6 regioni del Sud, la Puglia è quella che nei primi otto mesi dell’anno - tra gennaio e agosto - ha fatto registrare l’aumento più significativo di morti: da 42 a 65 decessi (+54%). Ma il numero di denunce di infortuni e decessi, soprattutto sui cantieri edili, continua a crescere in tutta Italia. I sindacati insistono: «Serve la patente a punti da collegare all’applicazione reale dei contratti e ai criteri di accesso alle gare d’appalto».

Il "caso" della legge regionale n.8 sulla sicurezza: approvata nel 2014 ma mai applicata

Eppure un sistema analogo di premialità a punti per le aziende che investono in sicurezza sul lavoro in Puglia era già stato introdotto sette anni fa. La legge regionale n. 8, “Norme per la sicurezza, la qualità e il benessere sul lavoro” fu approvata infatti dal Consiglio regionale nel marzo del 2014. A sette anni di distanza, però, quella norma scritta a quattro mani dall’ex sindacalista della Cisl Puglia e Basilicata e responsabile tecnico per la sicurezza sul lavoro Vincenzo Lucia e dal delegato sindacale Giovanni D’Elia nei fatti non è mai stata applicata.

Perché? «A oggi mancano ancora i regolamenti attuativi - spiega Lucia, autore della legge - Eppure quella norma prevedeva, l’adozione, mediante specifici accordi con le parti interessate, nelle procedure di affidamento e nei bandi di esecuzione di appalti pubblici, concessioni e convenzioni di ogni natura in ambito regionale, di misure specifiche dirette a contrastare fenomeni di illegalità e a garantire la migliore tutela delle condizioni di salute, sicurezza, igiene e regolarità del lavoro e ricerca del benessere lavorativo». Le aziende che avrebbero registrato infortuni e morti sul lavoro, dunque, sarebbero state escluse dalle gare d’appalto pubbliche. «Se questa legge fosse stata applicata non solo si sarebbe inciso in maniera significativa sul tessuto produttivo, ma probabilmente si sarebbe risparmiato qualche infortunio. E persino qualche vita umana. Eppure la norma è stata messa nel cassetto, nonostante all’articolo 17 prevedesse una sorta di autofinanziamento attraverso le sanzioni comminate» ha aggiunto l’ex sindacalista. «Abbiamo sprecato sette anni. Per quanto ci riguarda, siamo disposti a rimetterci a disposizione della Regione per dare seguito e applicazione alla norma, purché ci sia la volontà politica di andare sino in fondo» ha concluso.

I sindacati: «Fuori dai bandi pubblici le aziende con infortuni e morti»

Ma l’iter burocratico che garantisce attuazione alla norma potrebbe essere riavviato. Già in sede di tavolo tecnico sulla sicurezza sui luoghi di lavoro convocato in Regione domani dall’assessore alle Politiche del Lavoro Sebastiano Leo con le organizzazioni sindacali, il segretario regionale della Cisl Antonio Castellucci riaccenderà i riflettori proprio sulla legge n. 8 del 2014. «È una norma alla quale teniamo particolarmente ma che rappresenta l’esempio calzante di ciò che spesso accade nel nostro Paese: le leggi si fanno ma poi non si riempiono di contenuti e rimangono sulla carta - annuncia Castellucci - E in sede di incontro tecnico partiremo proprio dall’analisi di questa legge, investendo della questione istituti quali l’Inail che potrebbe garantire un supporto straordinario alla Regione sul fronte della sicurezza. In questa fase è necessario dialogare con le imprese e supportando il tessuto produttivo in ogni fase di attuazione delle norme di sicurezza. Non si può morire di lavoro. È assurdo. E siccome siamo nelle condizioni di agire, e di farlo anche bene, il trend drammatico degli infortuni e delle morti sul lavoro va assolutamente invertito». Dello stesso avviso Franco Busto, segretario regionale Uil. «Il primo tavolo regionale convocato due mesi fa ha sortito pochi effetti concreti - tuona il vertice pugliese del sindacato - Ma siamo oltre il confine della tolleranza: gli infortuni e le morti sul lavoro sono aumentati in maniera esponenziale. E anche la scusa dello stop delle attività nel 2020 a causa della pandemia non regge più. In Puglia sta scorrendo un fiume di sangue. Ecco perché ora chiediamo la Procura nazionale del Lavoro che non si limiti a indagare solo sugli incidenti, ma funga da banca dati nazionale sul fenomeno. E chiederemo alla Regione di procedere nella stessa direzione su base territoriale. Ma non è più rimandabile l’aspetto relativo all’implementazione dei controlli e delle sanzioni nei confronti delle aziende». Stessi controlli il cui coordinamento potrebbe passare proprio attraverso le Prefetture pugliesi. «Ho già chiesto ai Prefetti un sostegno fattivo su questo fronte - annuncia l’assessore Leo - Ma ho già programmato un incontro con i sindacati per prevedere e attuare misure concrete. Confronto che sarà esteso anche alle associazioni datoriali e alle imprese. Il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro era e resta una priorità. E a questo impegno non possiamo e non intendiamo sottrarci».
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