Incentivi alle imprese, il governo punta sulla semplificazione. In Puglia le misure hanno movimentato 5,8 miliardi di euro

Incentivi alle imprese, il governo punta sulla semplificazione. In Puglia le misure hanno movimentato 5,8 miliardi di euro
Incentivi alle imprese, il governo punta sulla semplificazione. In Puglia le misure hanno movimentato 5,8 miliardi di euro
di Alessio PIGNATELLI
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Giovedì 23 Settembre 2021, 05:00

Le parole chiave sono due: riordino e semplificazione. Oggetto della rivoluzione governativa - almeno questo è l’auspicio di un intero comparto - sono gli incentivi alle imprese e un occhio particolare è rivolto al Mezzogiorno. Di cosa si tratterà questo cambiamento nei dettagli, non è ancora delineato ufficialmente. Ma a breve si saprà poiché dovrebbe essere incardinato in un disegno di legge che sarà presentato al Parlamento entro fine mese. Le previsioni sono contenute con quanto già indicato nel Pnrr in cui si parla di «una ricognizione di tutte le misure di incentivazione previste dalla legislazione vigente» per verificarne l’impatto sull’economia, razionalizzare e accelerare le procedure di agevolazione.

Operazione da completare «con particolare riferimento alle attività economiche ubicate nel Mezzogiorno d’Italia». Anche perché - e qui viene un primo nodo - negli ultimi anni le aziende del Sud Italia hanno sofferto di uno squilibrio: dal 2015, è stato il Centro-Nord a fare la parte del leone sulle risorse previste dalle ben 1.252 agevolazioni del sistema nazionale di incentivazione, comprese quelle ormai soppresse o non più attive ma che continuano ad erogare risorse a completamento delle concessioni pregresse.

I numeri in Puglia

E in quest’ottica come si pone la Puglia? «Semplificare la vita in un mondo post covid è opportuno - dice il direttore generale di Puglia Sviluppo, Antonio De Vito - non voglio sembrare quello che ha predisposto formule migliori rispetto agli altri ma dico solo che l’esperienza pugliese ci consegna un dato: con 13 misure a sportello e prive di scadenza rivolte alle imprese di ogni dimensione abbiamo movimentato investimenti per 5,8 miliardi di euro. Gli strumenti devono essere inclusivi, cioè avere una connotazione che soddisfi le esigenze delle diverse realtà imprenditoriali».

La pandemia ha inevitabilmente messo in subbuglio il sistema economico che dal 2015 al 2019 segnava invece numeri positivi: il prodotto interno lordo della Puglia era cresciuto ininterrottamente e in cinque anni la crescita era stata di 4,36 punti percentuali. Con l’arrivo del covid e dei suoi effetti sull’economia, l’impegno principale della Regione Puglia e di Puglia Sviluppo è stato quello di costruire strumenti che permettessero alle imprese di fronteggiare la crisi determinata dalla chiusura forzata, recuperando la liquidità necessaria ad affrontare le spese e a ripartire.

Così sono nati i Prestiti Lift, tre misure con una dotazione complessiva arrivata ad oltre 669 milioni di euro: Microprestito Lift e Titolo II Circolante (Lift Plus) capo 3 e capo 6. Grazie alle tre misure straordinarie sono stati attivati 2 miliardi di euro di mutui bancari con un contributo regionale aggiuntivo di circa 511 milioni di euro.

«Le misure - prosegue De Vito - devono essere strutturali: noi abbiamo un arco temporale lungo per i nostri avvisi che sono aperti da maggio 2015. Mette nelle condizioni di aumentare la qualità dei progetti perché le imprese non devono rincorrere. E poi bisogna contemperare forme di intervento integrate: dobbiamo spingere le imprese a innovare prodotti e processi, accettare la sfida della transizione digitale e ambientale, della ricerca e innovazione». È l’ottica secondo cui si muoverà l’opera di riordino nazionale per semplificare gli incentivi alle imprese: la Nuova Sabatini, per esempio, per sostenere gli investimenti delle micro, piccole e medie imprese per l’acquisto di beni strumentali materiali (macchinari, impianti, beni strumentali d’impresa, attrezzature nuovi di fabbrica e hardware) o immateriali (software e tecnologie digitali) ad uso produttivo. Ma anche il credito d’imposta ricerca e sviluppo, il Patent box, i voucher per l’internazionalizzazione e per la digitalizzazione delle Pmi. A breve si avranno conferme su questo sistema che vuole sostenere la ripresa accompagnando gli obietti del Pnrr.

L'indagine Cerved

E in questo contesto si inseriscono infine le previsioni positive a livello nazionale dell’indagine sul mercato del lavoro elaborata da Cerved in collaborazione con Lhh, società internazionale di The Adecco Group. Dopo un’inversione di tendenza iniziata gli scorsi mesi, nel 2022 è prevista una più decisa crescita dell’occupazione che riporterà i livelli vicini a quelli pre-Covid. Tra 2021 e 2022 ci sarà un recupero di 531 mila posti di lavoro, un rimbalzo che però non consentirà di colmare per intero il gap di posti persi nel 2020 (-622 mila). Senza le misure prese per mitigare gli impatti della crisi, la perdita occupazionale avrebbe toccato 1,2 milioni di lavoratori a fine 2021, con un recupero solo parziale che avrebbe portato il gap di occupati a -800 mila a fine 2022.

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